Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 21 Ottobre 2021
La storia di Bianca, «un fiore sbocciato grazie a mani e cuori d’oro»
Nata prematura, pesava 475 grammi. È rimasta al Papa Giovanni 198 giorni: «L’Associazione per l’Aiuto al neonato e il reparto, la nostra famiglia».
Piccola, piccolissima. Indifesa e delicata come un fiore che è voluto sbocciare presto. Bianca oggi ha quattro anni e mezzo e «nella sua tenerezza tocca il cuore di chi la incontra, è una bambina solare, serena e mi azzarderei a dire felice, anche gli specialisti rimangono stupiti della sua energia, del suo essere curiosa della vita».
Era il 3 marzo del 2017 quando, alla ventiquattresima settimana di gestazione più tre giorni, i medici del Papa Giovanni XXIII la fecero nascere. Pesava 475 grammi, un soffio. Mamma Elena sapeva che la sua bimba sarebbe nata a Bergamo, «l’avevo scelto accuratamente per le sue risorse all’avanguardia», ma non pensava così in fretta. Invece alla 23a settimana è sopravvenuto un problema di gestosi. La corsa in auto da Vaprio d’Adda con il marito Ivan, il ricovero per monitorare le condizioni della piccola e della mamma, poi la decisione di intervenire. Da quel 3 marzo è un saliscendi di speranza e complicanze, progressi e interventi, con «la grande fortuna di avere incontrato persone d’eccellenza, anche sotto il profilo umano – raccontano i genitori di Bianca Ivan Sardi ed Elena Pezzi –, un’équipe sanitaria compresi gli infermieri che si è attivata su Bianca al massimo, consentendo di instaurare un rapporto di totale serenità e fiducia. Sentiamo ancora questo cordone ombelicale con la Terapia intensiva neonatale, siamo molto riconoscenti».
Il grazie di questi due genitori si è fatto impegno attivo nel sostegno all’Associazione per l’Aiuto al neonato operante nella Patologia neonatale del nostro ospedale cittadino, che prosegue indirettamente ora grazie al libretto «Una Bianca margherita» dedicato proprio alla loro bambina e scritto da Giovanna Fidone, psicoterapeuta e funzionario del servizio Politiche sociali della Provincia, e presto in distribuzione nelle scuole dell’infanzia e primarie legate alla Diocesi, per raccontare la prematurità con un linguaggio fiabesco.
«Ci siamo ripromessi – spiega papà Ivan –, dal momento che siamo usciti dal mondo ospedaliero, di restituire anche solo 1 centesimo di quanto Bergamo ha fatto per Bianca. Anche la filastrocca contenuta nel libro è un messaggio che non si ferma a noi, ma può diventare un messaggio positivo per altri, un inno alla vita. Abbiamo vissuto un’esperienza forte ma estremamente positiva». Un percorso durato 198 giorni, quelli del ricovero in ospedale «caratterizzato da un problema respiratorio importante, io l’ho potuta prendere in braccio dopo 3 mesi e 17 giorni – ricorda mamma Elena –. Nei primi giorni di vita sono subentrati delle complicanze e, soprattutto, a giugno la rop, la retinopatia del prematuro per cui sono stati necessari 4 interventi agli occhi. Bianca ha un grave deficit neurovisivo, non vede, e ha ancora difficoltà nella deglutizione, stiamo facendo un percorso per cercare di svezzarla dalla peg».
Dei mesi trascorsi nel reparto guidato dal primario Giovanna Mangili, i Sardi non ricordano soltanto tubicini e respiratori: «Abbiamo avuto la fortuna di essere accompagnati dal reparto – raccontano –, che ormai per noi è una seconda famiglia. Abbiamo sempre cercato di affrontare tutto con razionalità e con un confronto franco con i medici, abbiamo vissuto giorno per giorno e in un ambiente che ci ha accolto. Anche se alla fine credo che il grosso delle forze, oltre al contesto, lo abbia dato e ancora lo dia Bianca: se vedi una bimba di 400 grammi che si aggrappa con tutte le sue forze al filo della vita, i genitori sono i primi che devono aiutarla a risalirlo, questo filo». Questo grazie anche al sostegno delle volontarie che, in punta di piedi, sono tornate ad essere presenti nel reparto dei più piccoli, dopo lo stop dettato dalla pandemia.
«Crescere è una cosa naturale, ma a volte diventa una strada che sale... e nell’amore troviamo il coraggio di affrontare questo viaggio». Così si conclude la filastrocca dedicata a Bianca e a tutti i guerrieri con tanta fretta di nascere.
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