Bergamo e il turismo. «Aumentare la tassa di soggiorno? Sarebbe un errore»

L’IPOTESI AL VAGLIO. Sono 15 i Comuni della provincia di Bergamo in cui è in vigore l’imposta di soggiorno. Ultimi ad aggiungersi all’elenco Albino e Castro. Apripista fu il Comune di Bergamo, nel 2011, a cui si unì un anno più tardi Orio.

Al momento, di ufficiale non c’è ancora nulla. Ma qualcosa potrebbe essere messo nero su bianco a breve dal governo: l’Esecutivo sta infatti lavorando a una modifica della normativa sulla tassa di soggiorno, mentre per settembre è stato annunciato un tavolo tra ministero del Turismo e Comuni. Secondo le bozze che circolano, tra le possibilità in campo c’è un nuovo schema tariffario, con importi da 5 euro (per pernottamento inferiore ai 100 euro) a 25 euro (per gli alberghi extralusso da oltre 750 euro a notte) passando per 10 euro per una stanza da 100-400 euro e 15 euro per una stanza da 400-750 euro, così come la possibilità di estenderla a tutti i Comuni (oggi è prevista solo per i capoluoghi e per quelli considerati turistici) e di destinare i proventi anche ad attività non legate specificamente al turismo.

Secondo le bozze che circolano, tra le possibilità in campo c’è un nuovo schema tariffario, con importi da 5 euro (per pernottamento inferiore ai 100 euro) a 25 euro (per gli alberghi extralusso da oltre 750 euro a notte) passando per 10 euro per una stanza da 100-400 euro e 15 euro per una stanza da 400-750 euro

Un coro di no

Ipotesi che trovano ferma contrarietà dalle associazioni di settore. «Sarebbero un bagno di sangue – commenta Alessandro Capozzi, presidente di Federalberghi Bergamo -, si parla di cifre decisamente eccessive». «Sarebbe un grosso problema – aggiunge Oscar Fusini, direttore di Confcommercio Bergamo -: non si può continuare a pesare sui turisti, che peraltro lasciano soldi importanti nelle città. Così si finirebbe per punirli. Diverso sarebbe ragionare su una “city tax”, un ticket sul modello di Venezia».

A Bergamo attualmente la tassa di soggiorno «vale» circa 2,5 milioni di euro l’anno

Per Cesare Rossi, vicedirettore di Confesercenti Bergamo, «è importante che i soldi ricavati dalla tassa di soggiorno siano impiegati per migliorare i servizi turistici». «Aumentare la tassa di soggiorno non è certo una proposta di buon senso – rileva Paolo Prestini, presidente di Aigo Confesercenti -. Non c’è bisogno di aumentare i costi che devono sostenere i turisti». Parere critico anche da Sergio Gandi, vicesindaco e assessore al Bilancio di Bergamo: «Sono colpito dal potenziale incremento, che avrebbe effetti non positivi sui flussi turistici. In più, non capisco perché il gettito dovrebbe essere destinato alla gestione rifiuti che ha già un’entrata specifica, la Tari. È incomprensibile, trattandosi di imposta di soggiorno, il fatto che venga estesa anche ai Comuni non turistici: mi auguro che i Comuni vengano ascoltati attraverso Anci, e mi pare che le critiche di Federalberghi siano centrate». A Bergamo attualmente la tassa di soggiorno «vale» circa 2,5 milioni di euro l’anno.

Sono 15 i Comuni che la applicano

Sono 15 i Comuni della provincia di Bergamo in cui è in vigore l’imposta di soggiorno. Ultimi ad aggiungersi all’elenco Albino e Castro. Apripista fu il Comune di Bergamo, nel 2011, a cui si unì un anno più tardi Orio. Figurano poi i paesi che più hanno vocazione turistica come Castione della Presolana (dove l’imposta è stata introdotta nel 2019), Foppolo (sempre nel 2019), San Pellegrino Terme (già dal 2017), Selvino (nel 2022), Sarnico (2022) e Lovere (2022). Completano l’elenco Grassobbio, Mozzo, Predore, Riva di Solto e Stezzano.

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