Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 04 Febbraio 2021
Bergamo, persi 1.134 abitanti
Preoccupa il calo della natalità
In città per la prima volta allarma il calo dei neonati. Persi in un anno 1.134 abitanti. Effetto Covid: nel 2020, 630 morti sopra la media, solo a marzo +442%. Dai 122.094 residenti di fine 2019 si è scesi a 120.960.
I numeri. Il 2020 li ha messi costantemente al centro della quotidianità, algido borsino della tragedia che avanzava. Ma c’è di più, dietro ogni cifra delle anagrafi, e cioè il consuntivo demografico di un anno che per la città di Bergamo spazia dal Covid alla morfologia della popolazione secondo l’età o la dimensione delle famiglie. La tempesta pandemica si scontra così con processi di lungo periodo, generando risultati d’impatto. Il più immediato è condensato nel bilancio dei residenti, che sono tornati a poco più di 120 mila, una soglia simbolica importante: sono 120.960 per la precisione, contro i 122.094 di fine 2019, con un calo complessivo di 1.134 abitanti. Da sei anni ininterrotti, invece, la popolazione della città cresceva: lo scorso anno s’è però arenata.
Non solo Covid
È un calo che si scorge da ogni prospettiva. Calano i neonati, con le nascite scese di oltre il 12%: dagli 844 bebè del 2019, nel 2020 ci si è fermati a 736 (-108). Circa un terzo del calo dei residenti è determinato dalla contrazione degli anziani over 65: -363 in un anno, ma rappresentano ancora un quarto della popolazione cittadina. Scende anche la quota di stranieri: -203 in un anno, da 20.321 a 20.118; i cittadini non italiani «pesano» il 16,6% dei residenti totali, e in valore assoluto hanno toccato il picco di 20.420 unità alla fine del 2018. Erano invece 3.046 alla fine del 1996. «L’essere tornati a 120 mila abitanti, seppur vicini ai 121 mila, è un dato che impressiona, perché quella è una soglia molto simbolica – riflette Giacomo Angeloni, assessore ai Servizi demografici –. È una commistione di fattori, molti dei quali saranno da tenere monitorati a lungo, per capire gli effetti più strutturali della pandemia. Il calo della natalità è una novità abbastanza triste per la città, perché le nascite hanno sempre “tenuto”: tra l’altro, in questa contrazione l’effetto-Covid è solo relativo».
Dei 58.668 nuclei familiari presenti in città a fine 2020 (-410 in dodici mesi), quasi la metà – 27.073, il 46,1% – è rappresentato da persone che vivono sole: «I numeri confermano che la città ha una fortissima presenza di nuclei composti da una sola persona – spiega Angeloni –, e nell’ultimo decennio questa fetta di popolazione è stata in perenne aumento. Nel calo complessivo del 2020, è il segmento che ha avuto la contrazione minore. Stiamo parlando soprattutto di anziani, ma anche di giovani single». Sono 14.779 i nuclei composti da due persone (il 25,2% delle famiglie residenti in città), 8.347 quelli composti da tre persone (14,2%), 6.135 quelli formati da quattro persone (10,5%), 1.713 quelli composti da cinque (2,9%); sono 621 (1,1%), infine, le famiglie con più di cinque componenti. Altre chiavi di lettura guardano al genere e all’età: dei 736 nuovi nati del 2020, 382 (il 51,9%) sono maschi. Guardando alla popolazione nel complesso, invece, prevalgono le donne: sono 63.732 quelle in città, il 52,7% della popolazione. La classe d’età più rappresentata è quella tra i 50 e i 54 anni, con 9.739 residenti; gli ultranovantenni sono 2.143, tra cui 50 persone che hanno tagliato o superato il traguardo del secolo (44 donne, 6 uomini).
La tragedia, nei numeri
È dalle anagrafi che s’è colta la tremenda portata del Covid, oltre i dati ufficiali delle vittime certificate da un tampone, introvabile quando la bomba epidemiologica è esplosa con imprevista violenza. A febbraio forse un piccolo campanello aveva leggermente vibrato, con 127 decessi contro una media 2010-2019 di 119 decessi. È a marzo, però, che tutto è stato stravolto: 672 decessi tra i residenti contro una media di 124, +442%; la coda dei contagi, nella tragica sequenza che porta alla morte, s’è patita anche ad aprile, con 232 decessi contro i 104 di media (+123%), e fino a maggio, con 119 decessi contro i 104 di media (+14%). In questi tre mesi, sono morte 691 persone in più della media: è in questa cifra che si ricava la reale portata della pandemia. Nel prosieguo dell’anno si sono invece poi registrati diversi mesi con decessi sotto la media; poi la seconda ondata del virus, pur attenuata e imparagonabile, ha bagnato ancora di lacrime la città: a novembre si sono contati 124 decessi di residenti contro i 113 di media, +9,7%; a dicembre, infine, la mortalità è tornata di nuovo sotto trend.
In tutto il 2020 sono morti 1.995 residenti, rispetto a una media 2010-2019 di 1.365 decessi annuali: fanno 630 morti in più del solito. Tra i morti del 2020, il 72,3% aveva più di ottant’anni: mediamente, invece, questi decessi rappresentavano il 68,4% del totale. La tragedia in cifre porge infine il dato dei deceduti sul territorio di Bergamo: è sostanzialmente il dato dei morti negli ospedali cittadini, le trincee dove s’è lottato per la vita. A marzo i decessi sono stati 1.157 (+448%), ad aprile 370 (+96%), a maggio 245 (+26%). Ha soffiato di nuovo in autunno, la tempesta dei contagi: 255 morti a novembre (+29%), e 224 a dicembre (+10%).
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