Bergamo, Palazzo Libertà apre le porte al pubblico

L’EVENTO. La mostra sullo sviluppo architettonico e urbanistico di Bergamo è l’occasione per vedere spazi per anni chiusi alla città. Al via le attività culturali nei piani in uso al Comune. E a gennaio 2024 nuovi lavori.

Porte aperte a Palazzo della Libertà. L’occasione è data dalla mostra «Bergamo ’23» – voluta dall’amministrazione comunale nell’anno della Capitale della Cultura – dedicata alle trasformazioni architettoniche e urbanistiche che hanno interessato la città negli ultimi anni e che, nel 70% dei casi, hanno riguardato interventi di recupero . «Si è deciso di non consumare più suolo, di ripensare gli edifici già presenti e ridisegnare gli spazi pubblici» spiega Francesco Valesini, assessore alla Riqualificazione urbana. Non a caso la scelta per l’esposizione è caduta sul monumentale edificio del Bergonzo, «tassello conclusivo del ripensamento del centro piacentiniano».

Una storia travagliata, quella di Palazzo della Libertà. Destinato a un uso governativo, e quindi precluso alle visite, ha atteso a lungo di essere sottoposto a restauro. Ci sono voluti sette anni per definire l’accordo tra Agenzia del Demanio, Prefettura, Ministero della Giustizia e Comune di Bergamo, accordo che affida a quest’ultimo gli spazi del piano terra e del primo piano, d’ora in poi sede di attività culturali. L’inaugurazione della mostra segna il debutto della nuova vita dell’edificio. Mentre vanno concludendosi i lavori di restauro dell’esterno del palazzo ad opera del Demanio (relativi alla pulizia e messa in sicurezza delle facciate in marmo e all’impermeabilizzazione della copertura), l’atrio monumentale e gli spazi attigui, sino a poco tempo fa occupati dall’Uepe (Uffici esecuzione penale esterna del Tribunale), aprono finalmente al pubblico. Nonostante l’allestimento della mostra – con i grandi totem all’ingresso e la struttura montata per esporre fotografie, disegni e planimetrie – copra in parte gli affreschi alle pareti (in primis quello dedicato ad Antonio Locatelli, nell’atrio), gli spazi riaperti al pubblico rivelano – dall’imponenza dell’architettura a quel che resta degli arredi, dai bassorilievi ai pavimenti alle boiserie del piano nobile– che siamo di fronte ad una delle opere del Novecento più rilevanti della città.

«Il Palazzo della Libertà torna a Bergamo e ai suoi cittadini – dichiara il sindaco Giorgio Gori nel presentare la mostra – attraverso una riflessione sulla città presente e su quella che verrà. Proviamo a farci modello per le città di medie dimensioni come la nostra, che ha trovato una buona armonia tra qualità dei servizi, attenzione all’ambiente, cura degli spazi pubblici e coesione della comunità». Di «cultura come leva di rigenerazione» parla l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti, ricordando il valore fortemente simbolico dell’installazione «Lights On» in piazza della Libertà, diventata luogo simbolo della Capitale della Cultura. Le ampie finestre al primo piano del palazzo sono un punto di osservazione privilegiato della serpentina luminosa e della fontana circondata dai blocchi di resina e marmi policromi, al centro dell’installazione dello studio di design «Objects of common interest».

I lavori all’interno di Palazzo della Libertà proseguiranno all’inizio del 2024. «In gennaio verrà abbattuta la parete che separa l’atrio monumentale dall’ingresso dell’auditorium – spiega Valesini mostrando una fotografia d’epoca – tornando così al progetto iniziale del Bergonzo, nel quale ampie vetrate davano luce all’atrio. Per questo intervento abbiamo già previsto uno stanziamento di 200mila euro». Il resto verrà. I passi successivi saranno la sistemazione dell’auditorium in uso a Lab80 e dello spazio attualmente adibito a foyer. Nel frattempo, sino a settembre, piano terra e piano nobile saranno visitabili da giovedì a domenica, dalle 11 alle 19. Ingresso gratuito.

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