Bergamo, le nuove docce per i senzatetto: «Opera di dignità»

CITTÀ. In via Conventino sette box (erano 4) e sala d’attesa. Don Trussardi (Caritas): «Gli accessi sono raddoppiati».

Il rosso brillante delle porte, le piastrelle tirate a lucido, il profumo di pulito, il «green» dei pannelli solari. Ultimi ritocchi in via Conventino 8 per la nuova sede del servizio «Zabulon» di Caritas, che verrà inaugurata martedì 15 ottobre alla presenza del Vescovo Francesco Beschi. Un momento particolarmente sentito, alla vigilia della Giornata internazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale (il 17 ottobre) e della Settimana dei poveri (dal 10 al 17 novembre).

La coccola di una doccia calda la mattina. Un gesto quotidiano che non è scontato per chi vive in strada. E che ora diventa ancora più accogliente negli spazi ingranditi e ammodernati da Caritas, dove sono stati ricavati sette box, una sala d’attesa e un magazzino. Una storia che viene da lontano: il servizio docce è praticamente nato con la Caritas (che a Natale 2025 compirà 50 anni). «Sono le uniche pubbliche in città, aperte a tutti», ricorda don Roberto Trussardi, direttore della Caritas diocesana.

Raddoppiate le richieste

Le docce, più grandi e moderne, ora passano da quattro a sette, per rispondere a un bisogno che cresce. «Gli accessi sono raddoppiati, da venti a quaranta al giorno – racconta don Trussardi –. Questa opera è importante per dare dignità alle persone».

Una dignità che passa anche dalla cura e l’igiene personale, ma soprattutto dalle relazioni. La doccia, infatti, non è «automatica», diventa invece una prima occasione «di incontro per orientare ad altri servizi, della Caritas, ma non solo.

L’accesso è libero: dal lunedì al venerdì, dalle 8,30 alle 10,30

L’accesso è libero (dal lunedì al venerdì, dalle 8,30 alle 10,30, anche se poi sempre più spesso si sfora con gli orari), ma il Centro d’ascolto «intercetta» le storie e una «tessera» cerca di tracciare chi si rivolge ai servizi.

Due operatori, affiancati almeno da altrettanti volontari, sono sempre presenti, per gestire i turni ma anche per scambiare quelle parole che possono innescare la scintilla del cambiamento e portare le persone a ripensare la loro vita. Le biografie sono diverse: ci sono gli «storici», ormai 50-60enni, «radicati» in strada, e poi i giovanissimi, appena ventenni. «È un via vai di presenze, qui arriva chi non va neanche nei dormitori, l’età si è abbassata», conferma don Trussardi. Uomini in prevalenza, ma anche donne. Ora gli spazi saranno divisi tra maschi e femmine, per una maggiore privacy.

«Onda» di generosità

I lavori sono iniziati a giugno, resi possibili da una mobilitazione collettiva. «La carità è diventata stile di tanti, con una bellissima partecipazione», conferma don Trussardi. I 250mila euro necessari, infatti, oltre alla quota messa dalla Fondazione Diakonia, braccio operativo della Caritas, sono stati coperti grazie a due grandi benefattori, alle parrocchie e, per la prima volta, a una «raccolta social».

«La gente ha dimostrato di avere cuore e mano aperta per chi ha bisogno, ognuno ha donato secondo la propria disponibilità. Dalla raccolta social, che resterà aperta, sono arrivati 60mila euro», fa il punto don Trussardi. La generosità non si ferma qui. Per l’Avvento, infatti, nelle comunità parrocchiali verrà organizzata la raccolta dell’intimo nuovo da consegnare ai senza fissa dimora. Una volta alla settimana, infatti, agli utenti del centro «Zabulon» viene distribuito un cambio. I calzini, in queste settimane di continue piogge, stanno andando via come il pane. «La fornitura della biancheria può costare tra i 20 e i 24mila euro all’anno. Con la raccolta del 2023 – fa presente don Trussardi – siamo riusciti a risparmiare tra i 12 e i 15mila euro che abbiamo potuto destinare ad altri servizi. È il terzo anno che proponiamo alle parrocchie questa iniziativa, una continuità che ha anche un valore educativo. Sappiamo che le parrocchie hanno le loro fatiche, ma è bello che tengano aperta la cultura della carità».

Attraverso l’«Armadio condiviso»,ai senza fissa dimora vengono consegnati i kit di scarpe e vestiti, con cadenza stagionale

La dignità di vita passa anche da una «forma dignitosa», e quindi non viene trascurato il guardaroba. Attraverso l’«Armadio condiviso», ai senza fissa dimora vengono consegnati i kit di scarpe e vestiti, con cadenza stagionale. «Abiti di seconda mano, ma in buono stato e puliti, che raccogliamo direttamente alla Caritas o tramite i cassonetti gialli», fa presente don Trussardi.

Quest’anno non ci sarà la tradizionale raccolta di San Martino (che nell’ultima edizione ha visto la partecipazione di 170 parrocchie e 115 tonnellate di sacchi raccolti). «La legge europea sul vestiario è ferma, e quindi il materiale non verrebbe accettato dalle ditte specializzate – spiega il direttore di Caritas –. Speriamo di poter riprendere l’anno prossimo, visto che l’iniziativa stava coinvolgendo sempre più parrocchie. Anche se mancherà questo “pezzo”, l’attenzione ai poveri non verrà comunque meno».

«Un pezzo importante di storia della carità»

Il nuovo centro «Zabulon» è una testimonianza di come la Chiesa bergamasca abbia a cuore chi vive ai margini. «Le nuove docce sono un pezzo importante di storia della carità, fatta insieme, con spirito di squadra – insiste don Trussardi –. Per questo ringrazio il Vescovo, per la sua attenzione al mondo dei poveri e per la sua vicinanza, con spirito di riconoscenza e sprone a migliorarci, uomo di grande carità; ringrazio chi ha lavorato prima di me, da don Vittorio Nozza a don Claudio Visconti; don Michelangelo Finazzi, vicario episcopale per i laici e la pastorale, prete attento, e Giuseppe Giovanelli, presidente di Diakonia, uomo di grande competenza e di cuore sensibile al mondo della povertà».

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