Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 22 Gennaio 2025
Bergamo, nidi e mense scolastiche più cari. «Meno risorse, scelta necessaria»
LA DECISIONE . Da settembre verranno rimodulate le tariffe sulla base delle fasce Isee: le rette mensili andranno da un minimo di 153,60 euro a un massimo di 590. Ritocchi anche per la refezione. Ma sono previste anche una serie di agevolazioni.
Da settembre cambiano le tariffe degli asili nido e delle mense scolastiche. Dopo il ritocco della sosta e della tassa di soggiorno, l’amministrazione di Palafrizzoni presenta le ulteriori misure per mettere in salvo il Bilancio. Per far quadrare i conti, infatti, «ballavano» tra gli 8-9 milioni di euro sul 2025, fa il punto il vicesindaco-«tesoriere» Sergio Gandi, che ribadisce il doppio binario di azione: «Razionalizzare le spese e rimodulare le entrate». La nuova doppia operazione vale circa 920mila euro, tra i +340mila euro sugli asili nido (il cui gettito passa da 1.610.000 nel 2024 a 1.950.00 nel 2026) e i +580mila euro sulle mense (dai 3.572.400 del 2024 ai 4.150.000 del 2026).
I nuovi ritocchi
Da fine febbraio-inizio marzo si apriranno le iscrizioni agli asili nido della città. Le famiglie si troveranno di fronte alle nuove tariffe decise dalla Giunta Carnevali che portano le rette mensili da un minimo di 153,60 euro a un massimo di 590 euro, a seconda della fascia Isee di appartenenza. «Non piace a nessuno rivedere le tariffe – interviene l’assessore ai Servizi educativi Marzia Marchesi – ma un adeguamento era necessario. Da un lato perché le tariffe erano ferme da dieci anni, dall’altro perché i costi sono aumentati (tra materie prime, fonti energetiche e personale), portando il costo annuo per bambino da 8mila euro a oltre 11mila. L’introito delle rette copre il 20% delle spese effettive per i nido, l’altro 80% è comunque a carico del Comune».
Attualmente sono 532 i bambini iscritti ai nidi comunali, quelli «esclusi» l’anno scorso 200. Da settembre, però, ci saranno 60 posti in più, primo effetto degli interventi edilizi in corso grazie al Pnrr
A inquadrare la situazione anche la sindaca Elena Carnevali che, da delegata all’Istruzione e politiche educative nell’Ufficio di presidenza dell’Anci nazionale, denuncia «il momento molto difficile che tutti gli enti locali stanno vivendo». «Il programma di mandato – ricorda Carnevali – è di azzerare le liste d’attesa in cinque anni. Ma c’è un effetto paradosso: da un lato non possiamo accedere al fondo nazionale perché abbiamo standard superiori al 33% di copertura fissato a livello europeo; dall’altro il governo dà incentivi direttamente alle famiglie, non più risorse ai Comuni che quindi devono fare la parte “sporca” del lavoro, alzando le tariffe». Aumentare i servizi per le famiglie, per conciliare i tempi casa-lavoro e sostenere la natalità, resta un punto fermo. «L’obiettivo è avere un equilibrio di sostenibilità, che permetta di ridurre l’impatto sulle famiglie, non abbassare la qualità e arrivare a un progressivo azzeramento delle liste d’attesa», assicura la sindaca Carnevali. Attualmente sono 532 i bambini iscritti ai nidi comunali, quelli «esclusi» l’anno scorso 200. Da settembre, però, ci saranno 60 posti in più, primo effetto degli interventi edilizi in corso grazie al Pnrr.
Il nuovo sistema per i nidi
Il nuovo sistema tariffario parte dalla revisione delle fasce Isee (passate da sei a cinque), applicando la tariffa minima con valore Isee uguale o inferiore a 9.360 euro, anziché all’attuale valore di 5mila euro, «ampliando quindi la fascia di popolazione compresa», fa notare Marchesi. La tariffa si comporrà quindi di una quota fissa di 60 euro e di una quota variabile in base al reddito. Si va da una rette mensile di 153,60 euro per la fascia più bassa fino a 590 euro per Isee oltre 34.868,50. Difficile fare paragoni con le «tabelle» precedenti, proprio perché sono cambiati i parametri Isee. Per dare un’idea, però, prima le rette andavano da un minimo di 100 euro a un massimo di 520 euro (con variazioni quindi tra i 50 e i 70 euro in più rispetto al passato).
L’assessore Marchesi fa notare come siano previste una serie di agevolazioni: «Alle famiglie con più figli nei nidi d’infanzia comunali, a partire dal secondo figlio frequentante, la retta viene ridotta del 30%. Per gli utenti che optano per una frequenza part-time, la retta mensile viene ridotta in proporzione alla tipologia di part-time». Ci sono poi i provvedimenti nazionali (bonus-bebè e assegno unico) e regionali «che permetteranno di abbattere ulteriormente le rette in molti casi». Misure però che dimostrano dei limiti: «I nostri uffici sono a disposizione per aiutare la famiglie ad accedere. Resta però che l’ampliamento della platea (con Isee fino a 40mila euro e anche per figli unici) potrebbe portare a esaurire in fretta le risorse disponibili». Penalizzante anche il meccanismo, per cui le famiglie devono comunque pagare le rette e solo in un secondo momento vengono «rimborsate» dai bonus. Dalla revisione delle tariffe, fa il punto l’assessore al Bilancio Sergio Gandi, «si stima un gettito di entrata, su base annua, che passa da 1.610.200 del 2024 ai 1.685.00 per il 2025, (entrando in vigore a settembre), di 1.950.000 euro per il 2026 e, a regime, di 2.155.000 per il 2027, tenendo cono anche dell’aumento del numero di utenti».
Revisioni per le mense
Anche per quanto riguarda le mense nelle scuole dell’infanzia, primarie e nelle secondarie ci saranno aumenti. «Saranno inferiori a un euro a pasto – spiega l’assessore Marchesi –, compresi tra lo 0,38 e lo 0,98 euro a seconda della fasce Isee». Il nuovo schema tariffario abolisce la quota fissa precedentemente in vigore (che prevedeva una compartecipazione annuale di 60 euro, una quota fissa mensile di 3, 5 o 10 euro a seconda di quante volte a settimana il bambino si fermava in mensa a settimana, più 5 euro a pasto effettivamente consumato) per introdurre cinque fasce Isee, con la tariffa pasto che va da un minimo di 2,88 euro (per Isee fino a 8mila euro) a un massimo di 7,48 euro (per Isee oltre i 32mila euro). «Si stima un incremento su base annua di circa 580mila euro (si passa dai 3.572.400 del 2024 ai 4.150.000 del 2026), che si riduce a poco meno di 200mila euro per il 2025, entrando in vigore da settembre le novità», puntualizza Gandi. Anche in questo caso sono previste delle agevolazioni «per più fratelli iscritti al servizio o per alunni con disabilità certificata», osserva Marchesi. L’assessore tiene a sottolineare «la qualità del servizio mensa: «Vengono distribuiti mediamente 4.500 pasti al giorno che prevedono l’utilizzo di prodotti Bio per almeno l’80% e un controllo qualitativo».
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