Bergamo è diventata bollente: impennata di «notti tropicali»

L’AUMENTO RECORD. Le serate da 20 gradi in su cresciute di 8 volte in 40 anni. Nel 2023 solo 14 giorni di gelo. «Avanti così non si scierà più sotto i 2.000 metri».

È quello che succede in questi giorni, in cui il caldo tormenta il sonno. E succede sempre di più: a Bergamo la notte è ormai «tropicale». Accade quando la temperatura non scende al di sotto dei 20 gradi nemmeno durante la notte: se attorno alla metà degli anni Ottanta accadeva mediamente 8 volte l’anno, in questi anni Venti (cioè tra il 2020 e il 2023) è accaduto mediamente 62 volte. In altri termini, in circa quarant’anni la frequenza delle notti tropicali è aumentata di quasi 8 volte: in nessun’altra città d’Italia s’è osservato un aumento così intenso. È uno dei dati più interessanti messi in luce dal «Rapporto sul clima del XXI secolo», realizzato da iLMeteo.it in collaborazione con il Corriere della Sera, dedicato ad analizzare i principali dati climatici dal 1985 a oggi per tutti i capoluoghi di provincia italiani.

Nel dettaglio di Bergamo, guardando al periodo recente, il 2020 ha contato 55 notti tropicali, il 2021 ne ha registrate 53, nel 2022 si è arrivati al picco di 84, nel 2023 sono state 58; secondo le proiezioni de iLMeteo.it, nel 2030 potrebbero essere circa 72 all’anno. Ma non c’è solo questo parametro a ribadire la profondità dei cambiamenti climatici anche a queste latitudini.

L’aria rimane “ferma”

«La ricerca riassume quello che sta succedendo al clima in Italia nel XXI secolo – premette Mattia Gussoni, meteorologo de iLMeteo.it e coautore del dossier –. È una fotografia senza mezzi termini del cambiamento climatico in atto». Un numero così elevato di notti tropicali a Bergamo, ad esempio, «era impensabile fino a 15-20 anni fa – rileva Gussoni –, mentre adesso sta diventando sempre più frequente. Il cambiamento climatico sta impattando in tutto il mondo, e in alcune aree corre più veloce: è il caso dell’Europa e, più vicino a noi, della Pianura padana». Perché? «La causa principale è l’aumento dei gas a effetto serra, come la CO2 derivante dalla combustione dei combustibili fossili – spiega l’esperto –: è ciò che muove maggiormente il cambiamento climatico. In Pianura padana siamo “chiusi” su tre lati da catene montuose, e questo porta a un aumento degli inquinanti e impedisce la circolazione dei venti. L’aria rimane così “ferma”, per questo fa particolarmente caldo anche in inverno e si ha una concentrazione degli inquinanti».

L’anomalia climatica

Lo studio de iLMeteo.it aggiunge altri parametri. Tra il 2022 e il 2023 la temperatura media annuale a Bergamo è stata di 15 gradi, contro i 12 gradi del 1985, anche se il picco maggiore è rappresentato dai 15,2 gradi del 2003. In maniera più approfondita, lo studio calcola anche l’«anomalia climatica» del 2023 (ultimo anno completo), intesa come la variazione delle temperature rispetto alla media del periodo 1985-1999: Bergamo viaggia così ora a 1,94 gradi in più rispetto al passato. L’aumento della temperatura interessa soprattutto i mesi autunnali o invernali: la conseguenza, prosegue Gussoni, è «la quasi scomparsa dell’inverno, almeno per come lo vivevamo fino a 15-20 anni fa: le nevicate sono sempre meno frequenti, soprattutto in pianura».

Gli impatti sui ghiacciai

Lo evidenzia in maniera plastica l’indicatore relativo ai giorni di gelo, cioè quelle giornate in cui la temperatura minima è stata inferiore agli zero gradi: nel 1985 capitò 75 volte, addirittura nel 1999 e nel 2005 si superavano le 100 giornate di gelo, ma nel 2023 è accaduto solo 14 volte, al culmine di una tendenza che volge decisamente al ribasso. «Il trend del cambiamento climatico è in atto, occorre esserne consapevoli – conclude Gussoni –. Gli impatti sono molteplici, pensiamo a quello che accade ai ghiacciai: quello del Gleno è quasi completamente sparito nel 2022. Per la Bergamasca il cambiamento climatico avrà ripercussioni ad esempio anche sulle stazioni sciistiche: diventerà impossibile sciare sotto i 1.500-2.000 metri di quota, perché si fa fatica a conservare la neve».

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