Bergamasca, un tesoretto di 144 immobili confiscati

L’ANALISI. Appartamenti, terreni, ville e box: 60 già destinati ai Comuni. In testa Fornovo (18) e Filago (16). Cordioli: «Sportello con Anci e Regione».

Il «tesoretto» è consistente e variegato: quasi 150 immobili tra appartamenti e abitazioni indipendenti, box e magazzini, negozi e botteghe, ma anche terreni agricoli o edificabili. Un tempo erano patrimonio del crimine, oggi sono beni comuni spesso in cerca di nuova vita. Sono infatti 144 gli immobili confiscati alla criminalità in Bergamasca, il segno tangibile di presenze e affari sporchi, ma anche della rivincita dello Stato. Ma, allo stesso tempo, anche una gatta da pelare per i Comuni, perché il loro rilancio non è affatto semplice.

Molto spesso la normativa è complicata e in mezzo ci sono iter giudiziari complessi e delicati, mentre il recupero degli immobili può richiedere significative risorse economiche

Gli ultimi dati pubblicati dall’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati (Anbsc) danno conto di un numero sostanzialmente stabile negli ultimi anni, ma soprattutto di una sfida per il futuro: di questi 144 immobili, 60 sono già stati destinati ai Comuni, a istituzioni o ad altri enti per il riutilizzo sociale, ma 84 sono ancora nelle mani dell’Agenzia. In concreto, nel giro di qualche anno, decine e decine di immobili dovrebbero essere «trasferiti» in capo ai Comuni per costruire un progetto di rigenerazione. Non semplice, perché molto spesso la normativa è complicata e in mezzo ci sono iter giudiziari complessi e delicati, mentre il recupero di quegli immobili può richiedere significative risorse economiche.

In tutta la Lombardia sono circa 2.100 i beni già destinati e 1.300 quelli in gestione dell’Agenzia

Proprio per questo, in campo c’è anche l’Anci Lombardia, l’associazione dei Comuni che lavora per dare supporto agli amministratori locali. «I numeri sono importanti – rileva Carla Cordioli, vicesindaca di Gorle e neo presidente del Dipartimento Legalità, semplificazione, amministrazione digitale, intelligenza artificiale e cybersecurity dell’Anci Lombardia -, in tutta la Lombardia sono circa 2.100 i beni già destinati e 1.300 quelli in gestione dell’Agenzia. Il nostro lavoro si concentra su due direttrici: formazione e risorse».

Le richieste

In raccordo con PoliS (ente della Regione), «per il 2024-2025 sono state organizzate 76 sessioni laboratoriali su questo tema dedicati ai Comuni, in particolare ai tecnici, e i beni confiscati sono uno degli argomenti che affrontiamo nei corsi rivolti ai nuovi amministratori». Da circa un mese, tra l’altro, prosegue Cordioli, «Anci e Regione hanno attivato uno sportello dedicato ai beni confiscati, rivolto anche agli enti non profit, per rispondere a quesiti sulla normativa dei beni confiscati: sono già arrivate 60 richieste, un numero elevato che fa capire come ci sia molta attenzione».

Il tema, d’altronde, è diffuso. Anche in Bergamasca: sono 36 i comuni orobici dove sorgono beni confiscati alla criminalità; quelli in doppia cifra (cioè con almeno 10 beni, intesi come 10 distinte particelle catastali: un box e un appartamento, ad esempio, risultano 2 beni distinti) sono Fornovo San Giovanni (18 beni in gestione dell’Agenzia), Filago (16 già destinati), Foppolo (2 già destinati/12 in mano all’Agenzia), Bergamo (2/10). Ma di cosa si tratta, in concreto? Nel «portafoglio» bergamasco ci sono ad esempio 42 appartamenti, 9 abitazioni indipendenti, 3 ville, 45 box, 13 particelle di terreno agricolo e 9 di terreno edificabile, ma anche 7 magazzini, 6 negozi, 2 uffici, e via elencando. Sono il frutto d’inchieste legate alla criminalità organizzata in odor di mafia, ma anche ad altri reati – slegati dai clan – contro la pubblica amministrazione, oppure in materia di evasione fiscale o usura.

Le manutenzioni e i restauri

Più passa il tempo tra il sequestro, la confisca e la destinazione, più quegli immobili rischiano di necessitare di manutenzione o restauro. In Lombardia, spiega Cordioli, «un bando regionale sul triennio 2024-2026 ha messo a disposizione oltre 3 milioni per interventi: i comuni sopra i 5mila abitanti possono ricevere fino al 50% del costo totale dell’interventi e per i comuni sotto i 5mila abitanti si può arrivare al 90%, sempre con un limite massimo di 150mila euro. Vista la grande quantità di beni che dovrebbero passare ai Comuni, è opportuno che gli enti locali si interessino prima di questo passaggio: per questo Anci ha scelto di impegnarsi con lo sportello di consulenza».

Tra le missioni del Dipartimento dell’Anci Lombardia c’è un interesse ampio sui temi della legalità: «Siamo impegnati nel supporto ai Comuni per i piani anticorruzione e la prevenzione della corruzione – spiega Cordioli -, ma anche al contrasto degli atti intimidatori contro gli amministratori locali, anche attraverso collaborazioni con la Prefettura e il mondo della scuola per l’educazione alla legalità». Altra sfida è rappresentata da «digitalizzazione, cybersecurity e intelligenza artificiale – conclude Cordioli -: abbiamo dato vita a un primo tavolo sull’intelligenza artificiale coinvolgendo una trentina di Comuni».

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