Bergamasca, redditi più alti ma resta la frattura tra città e provincia

L’ANALISI. Crescono gli imponibili nelle valli, ma non colmano il divario con il capoluogo e l’hinterland, dove si concentra la popolazione attiva.

La buona notizia è che, nonostante tutto, anche nelle valli i redditi crescono, e proporzionalmente addirittura più che in città. Ma c’è anche una cattiva notizia: e cioè che questa crescita, pur continua nel tempo, non riesce a saldare una frattura economico-sociale che resta ampia. La distanza tra centro e periferie, tra capoluogo e aree interne, non si misura solo in chilometri: scorre anche nei bilanci delle famiglie, nelle entrate di ogni singolo contribuente, e disegna una provincia a due velocità. I dati del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) pubblicati nei giorni scorsi e relativi ai redditi maturati nel 2022, sulla base delle dichiarazioni presentate nel 2023, consegnano però anche delle indicazioni interessanti e inaspettate, se confrontati sul medio periodo.

Con due anni di riferimento: il 2019, cioè l’ultimo anno di «normalità» pre-Covid, e il 2012, un decennio fa. Valori – va specificato – che tuttavia non tengono conto dell’inflazione, la cui escalation in particolare dopo il 2022 ha in realtà assestato un duro colpo al potere d’acquisto. Ovunque.

Effetto Covid

Aggregando i dati comunali per zone omogenee, spicca il caso della val di Scalve. Lì il reddito medio imponibile (cioè il reddito complessivo meno le spese deducibili, indicatore che usa il Mef) è passato dai 17.657 euro del 2019 ai 20.148 euro del 2022, con un balzo del 14,1%: di contro, la media provinciale è stata del +8% (da 22.026 euro a 23.778 euro). Una buona riscossa arriva anche dalla valle Seriana (+9,5%, dai 19.106 euro del 2019 ai 20.920 del 2022), mentre l’area urbana – cioè il capoluogo e la cintura di comuni limitrofi – è cresciuta dell’8,7% (da 25.129 a 27.318 euro); il rimbalzo più tenue ha invece riguardato l’Isola, dove i redditi medi imponibili sono aumentati «solo» del 6,3% tra 2019 e 2022 (da 21.555 a 22.923 euro), e solo leggermente meglio ha fatto l’Hinterland Sud (+6,5%, da 21.698 a 23.103 euro).

«I dati dell’ultimo periodo sono sicuramente molto positivi – riflette Gabriele Bettineschi, sindaco di Colere e presidente della Comunità montana della Val di Scalve -. A Colere cresce la tendenza delle giovani coppie a rimanere in paese, qui il tasso di disoccupazione tende a zero. L’incremento di reddito può essere legato in particolare all’imprenditoria edile e all’impiantistica, anche per via degli interventi degli ultimi anni, ma le aziende del territorio sono anche votate all’innovazione. Certo, la distanza rispetto alla città rimane forte e difficile da colmare».

A livello comunale, Brumano è il comune che cresce di più sia rispetto al 2019 (+21,4%, da 14.301 a 17.366 euro): «In questi ultimi anni – riflette il sindaco Giovanni Manzoni – si sono fermati in paese un po’ di giovani, si sono sposati, sono nati anche dei bambini, ed è arrivato anche qualche pensionato: sommando i diversi fattori, si può forse spiegare così questo dato. Qualche segnale positivo c’è anche in valle, noi cerchiamo di impegnarci dando i servizi».

L’ultimo decennio

Anche guardando al decennio è sempre la val di Scalve l’area che ha più visto crescere i redditi, con un incremento del 23,6% (da 16.297 a 20.148 euro), seguita dalla zona dei Laghi (+19,5%, da 19.033 a 22.749 euro) e ancora dalla Val Seriana (+19,3%, da 17.531 a 20.920 euro). La media provinciale ha segnalato negli stessi anni un salto del 16,8% (da 20.375 a 23.788 euro), il passo più breve lo hanno avuto le zone dell’Isola (+15,2%, da 19.898 a 22.923 euro) e dell’Hinterland Sud (+14,4%, da 20.194 a 23.103 euro).

Tra i comuni svetta Taleggio, con una crescita addirittura del 41,7% nel decennio (da 14.880 a 21.083 euro): «Il dato può essere legato in particolare alle aziende del lattiero-caseario, che raccolgono i risultati del lavoro positivo degli ultimi anni, portando il nome della Val Taleggio in tutto il mondo, e ciò si riflette sull’occupazione – ragiona il sindaco Gianluca Arnoldi –. Nonostante tutte le fatiche, e sono tante, anche in valle si possono avere risultati positivi».

«Ma le valli continuano a soffrire – rimarca il sindaco di Bedulita Roberto Facchinetti, dove il reddito medio imponibile è cresciuto del 34,7%, terzo miglior comune bergamasco per incremento, passando da 16.493 a 22.213 euro –. Mancano i servizi, mancano i negozi, l’attrattività è poca e l’area è poco appetibile per gli investimenti. Tanti lavoratori sono costretti a fare i pendolari. Sono soprattutto le terre di mezzo a soffrire di più: l’alta valle ha sì problemi di spopolamento ma mantiene più servizi per via della maggiore distanza dal capoluogo, mentre i paesi a metà strada sono più penalizzati».

Le fratture

Le due velocità della provincia restano evidenti se si torna al presente, cioè a quelli che sono i redditi medi imponibili del 2022. La Val di Scalve, pur con la crescita proporzionalmente maggiore nell’ultimo periodo, rimane comunque la zona con i valori più bassi (appunto 20.148 euro), in un «podio al contrario» che vede la valle Brembana al penultimo posto (20.562 euro) e la val Seriana al terzultimo (20.920 euro). A svettare sono invece l’area urbana di Bergamo (27.318 euro, e in città si arriva a 30.512 euro), la Pianura Ovest (24.050 euro) e il Seriatese-Grumellese (23.221 euro).

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