Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 17 Gennaio 2025
Benedizione di animali e auto, bancarelle dei biligòcc: la festa di Sant’Antonio abate
LA CELEBRAZIONE. A Bergamo in via Locatelli la benedizione di animali e veicoli, sul Sentierone i Biligòcc. Quest’anno si ricordano anche i 550 anni dalla fondazione della Ca’ Granda.
Venerdì 17 gennaio fuori dalla chiesa-cappella vescovile dei Santi Marco e Maria in via Locatelli la benedizione di animali e veicoli, come vuole la tradizione di Sant’Antonio abate e sul Sentierone le bancarelle con i biligocc, le castagne affumicate che sono tradizionalmente vendute in questo periodo.
I 550 anni della Ca’ Granda
Quest’anno, la festa di Sant’Antonio abate nella chiesa-cappella vescovile dei Santi Marco e Maria in via Locatelli a Bergamo, coincide con un anniversario: i 550 anni di fondazione (anno 1474) sia dell’allora Hospitale Grande di San Marco, abbattuto negli anni Trenta del Novecento, sia della chiesa, allora inglobata nella struttura.L’evento ricordato con una serie di conferenze a tema religioso-sociale nel corso dell’anno a cura dell’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo, in collaborazione con la parrocchia di Sant’Alessandro della Croce in Pignolo, a cui è affidata la cura pastorale della chiesa.
La prima si è tenuta il 18 dicembre scorso. «Questo anniversario è di grande importanza nella storia religiosa, civile e sociale della nostra città – sottolinea il parroco don Pietro Biaggi –. Le iniziative in cantiere saranno una preziosa occasione per riscoprire questa lunga storia, andata a beneficio delle generazioni di cinque secoli».
La storia dell’Hospitale Grande di San Marco, la Cà Granda
La decisione della costruzione dell’Hospitale Grande di San Marco (chiamato anche Cà Granda), in accordo con le autorità cittadine, venne per impulso del Vescovo di Bergamo Giovanni Barozzi, a cui è intitolato il piazzale antistante gli ex Ospedali Riuniti. «I documenti disponibili – sottolinea Maria Mencaroni Zoppetti, vicepresidente dell’Ateneo cittadino – datano al 1474 la fondazione, sul Prato di Sant’Alessandro, dell’ospedale e dell’annessa chiesa. Prima di questa scelta si era pensato di utilizzare l’ospedale legato alla chiesa di Sant’Antonio in Prato, che sorgeva sul luogo in cui si trova Palazzo Frizzoni. Poi, per una serie di concause, si optò per la costruzione di un edificio nuovo, che andò a sostituire gli undici piccoli ospedali sparsi sul territorio cittadino.
La decisione – prosegue Mencaroni Zoppetti – si inquadrava nel contesto di un movimento in atto a livello europeo che indicava la necessità di un grande ospedale per sostituire o accorpare quelli piccoli, spesso incontrollabili sul piano economico, oppure dotati di scarse rendite o carenti dal punto di vista sanitario. Intitolato a San Marco in omaggio alla Repubblica Serenissima di Venezia, a cui la Bergamasca apparteneva, fu dotato di numerose rendite ed entrate finanziarie. La costruzione del nuovo ospedale fu una tappa importante per la nostra città».
Nella cappella dell’ospedale, che in realtà era chiesa cimiteriale con un battistero per gli esposti, cioè i bambini abbandonati, non venivano celebrate Messe. «Gli amministratori della Cà Grande – aggiunge Mencaroni Zoppetti – le facevano celebrare quotidianamente nella chiesa di Sant’Antonio in Prato o di Vienne, officiata dagli Antoniani. Nel 1586, quando chiesa e edifici annessi furono acquisiti dalle monache di Santa Lucia, la devozione a Sant’Antonio fu trasferita nell’attuale chiesa». Sant’Antonio era un eremita del deserto, vissuto in Egitto tra il 250 e il 356.
La benedizione e i biligòcc
Intorno alla sua festa si sono cementate tradizioni molto care alla gente, come la benedizione degli animali e la vendita dei «biligòcc», le famose castagne affumicate.
Fino a un passato recente, Sant’Antonio abate era invocato come protettore dei lavori dei campi, degli animali e contro le malattie, come l’herpes zoster (il «fuoco di Sant’Antonio»). «In un contesto non più rurale – rileva don Biaggi – Sant’Antonio abate è ancora nel cuore dell’uomo e delle sue fragilità. È amato e invocato, è maestro dell’assoluto che è Dio nel deserto come nella nostra città».
Le messe di venerdì 17 gennaio
Venerdì, festa di Sant’Antonio abate (possibilità di Confessioni per l’intera giornata): Messe alle 7,30, 8,30, 10 (solenne, presiede fra Giovanni Misano, superiore dei Cappuccini di Borgo Palazzo, concelebra il clero parrocchiale), 13, 17, 18,30. Rosario alle 9,30 e 16. Nella via esterna, dalle 7 alle 19 benedizione di autoveicoli, sale e animali.
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