Battiston, continuiamo a fare i virtuosi
«L’Rt a gennaio potrebbe essere a 0»

L’intervista al fisico Roberto Battiston: «Dicembre mese chiave per la ripresa Ma azzerato l’Rt, l’epidemia non finisce. Dovremo mantenere norme severe»

Il mese che abbiamo davanti può rappresentare un’opportunità enorme: la curva del contagio sta scendendo e se continuerà con questa velocità dopo le feste l’indice Rt potrebbe addirittura ritrovarsi prossimo allo 0. Non solo non ci sarebbe terza ondata, ma la pandemia da Covid sarebbe «tecnicamente finita».

Ma c’è un ma grande come una casa per cui questa eventualità non è scontata: «Dobbiamo continuare a comportarci in maniera virtuosa come stiamo facendo adesso». A parlare è Roberto Battiston, fisico delle particelle e docente di Fisica Sperimentale all’Università di Trento.

Professore, lei è stato il primo a parlare, con 15 giorni di anticipo, del raggiungimento del picco dei contagi il 27 novembre. Oggi in tanti si aggrappano alle sue previsioni.

«Non è il caso che fa aumentare o diminuire da un giorno all’altro il numero degli infetti. Il virus ha leggi precise e l’epidemia si sviluppa in maniera continua. Il motore di questo processo sono i rapporti tra le persone; a seconda di come cambiano, il meccanismo rallenta o si velocizza». Perché lei parla di un Rt a 0 a inizio gennaio? «L’andamento attuale della curva ci indica la strada che dobbiamo seguire per battere il virus e ci dice che abbiamo un’opportunità in questo mese per arrivare molto vicino, se non per raggiungere, questo obiettivo. Tutto dipenderà da quello che accadrà nelle prossime settimane».

Qual è il dato che si deve osservare per capire quello che sta dicendo?

«Dal 25 ottobre l’indice Rt in Italia sta scendendo di 0,15 ogni settimana e attualmente è sotto l’1. Se continua questo andamento regolare, possiamo anticipare innanzitutto che la curva degli infetti, e quindi anche dei ricoverati, continuerà a scendere in modo marcato. Ciò significa che se continuiamo ad assumere un comportamento virtuoso, l’Rt andrà ad azzerarsi, creando così una condizione ottimale alla riapertura delle scuole».

Ciò vuol dire che avremmo superato l’emergenza?

«Quando l’Rt andrà a estinguersi e la pandemia - per definizione - smetterà di propagarsi, avremo ancora qualche decina di migliaia di contagiati, che però non sarebbero più incrementati da un processo di infezione e che quindi si risolveranno nel giro di un paio di settimane».

Lei sostiene che dopo 10-15 giorni l’epidemia potrebbe considerarsi addirittura terminata?

«Diciamo che a quel punto l’epidemia sarebbe “tecnicamente finita”. Ma stiamo attenti a non dichiarare che l’epidemia terminerà a fine anno. Sarebbe un regalo meraviglioso, ma la realtà è un po’ più complicata».

Appunto. Ci spieghi meglio.

«Guardiamo per esempio l’andamento dell’Rt negli ultimi 8 mesi. Nei momenti più terribili, soprattutto nella vostra provincia, era a 4-4,5. Poi è sceso sotto l’1 durante il lockdown, arrivando in alcune regioni a 0,2, dopodiché ha cominciato a risalire. Arrivare a un Rt molto basso non basta: serve ferreo rispetto delle condizioni sociali che hanno reso possibile quella condizione ancora per qualche settimana».

I nuovi provvedimenti del Governo sono tutti cautela e restrizioni.

«È un atteggiamento prudente, anche duro, per certi aspetti. Aspettare gennaio per riaprire le scuole è un tentativo di porsi in maniera virtuosa».

A gennaio, quindi, nella stessa situazione di questa estate?

«No. La crescita dell’Rt è ricominciata dopo Ferragosto, per poi calare verso fine mese, quando era all’1,4-1,5. A settembre ha continuato a decrescere fino ad arrivare a 1,15, perché le persone sono tornate dalle ferie, è ripreso lo smart working e le precauzioni anti-contagio sono aumentate. Nonostante ci fossero decine di migliaia di infetti (quelli accertati erano circa 50 mila), il sistema stava tenendo. Tra fine settembre e inizio ottobre l’indice è tornato però a salire, fino a raggiungere l’1,75 il 24 ottobre».

Colpa delle scuole?

«Non ci sono altri fenomeni di massa capitati in quel periodo. Ora, se le cose andassero come stiamo ipotizzando, ai primi di gennaio avremmo 73 mila infetti (oggi sono 10 volte tanti), ovvero più che a settembre, ma con un Rt vicino a 0 e quindi con una situazione più favorevole, in cui il virus non si propaga. Un’occasione unica per riprendere scuole ed economia. Quindi in questo mese facciamo tutto il necessario per arrivare a quel punto. Abbiamo bisogno di fare ponte verso gennaio, quando anche il vaccino inizierà a fare la sua parte. È un grande sforzo, ma è ragionevole pensare che si possa fare».

Lei ha proposto di iniziare a vaccinare gli studenti.

«È una provocazione per dire: pensiamole tutte. Intanto bisogna ancora capire se il vaccino, oltre a proteggere il vaccinato, lo rende anche non contagioso. Poi potrebbero esserci delle comunità che si rendono conto di non essere in grado, per esempio, di gestire i trasporti, o il sistema scolastico, che è molto complesso. Per questo, forse, sarebbe meglio iniziare a vaccinare gli studenti. Dovremmo cercare di fermare il Covid in modo freddo e razionale, così com’ è freddo e razionale anche il virus».

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