Azzardo on line, bruciato quasi un miliardo
«Ma pochi i giocatori che chiedono aiuto»

I DATI DEL 2023. Giocate nella Bergamasca a quota 962,7 milioni in un anno, più 10,4% rispetto al 2022. Riglietta (Serd): «Ci si fa curare troppo tardi»

Per capire l’ordine di grandezza basta tracciare qualche parallelo: più di quattro volte l’investimento necessario per realizzare la nuova T2 della Teb (che vale circa 225 milioni di euro), o quasi dieci volte l’importo dei lavori per il potenziamento della stazione di Bergamo (appaltati per poco più di 100 milioni di euro). Il gioco d’azzardo on line muove ormai in Bergamasca qualcosa come quasi un miliardo di euro all’anno: nel 2023 la «raccolta» – cioè il totale delle giocate – del settore in provincia di Bergamo ha raggiunto i 962,7 milioni di euro. È una parabola di crescita costante, con un aumento del 10,4% rispetto al 2022 (+90,6 milioni di euro) e con un balzo che diventa del 19% se si fa il confronto col 2021 (+154 milioni).

In media, è come se tutti i giorni in Bergamasca si giocassero ben più di due milioni e mezzo di euro attraverso una raffica di clic: slot on line, scommesse on line o bingo on line, tutto a portata di pc o di smartphone in un gioco d’azzardo diventato sempre più a chilometro zero. Le cifre sono contenute nel «Libro nero dell’azzardo», il dossier appena presentato a livello nazionale da Cgil e Federconsumatori, al cui interno sono resi noti i dati ufficiali forniti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Quasi uno stipendio all’anno

L’escalation sembra ancora più rapida nel capoluogo: a Bergamo la raccolta del gioco on line è passata dai 99,1 milioni di euro del 2022 ai 119 milioni del 2023, in incremento del 20% (+19,9 milioni di euro) solo nell’ultimo anno. Facendo la tara sulla popolazione residente tra i 18 e i 74 anni, il dossier stima in Bergamasca una spesa pro-capite pari a 1.193 euro l’anno, che sale a più di 1.378 euro nel capoluogo. E se il dato è certamente allarmante visto che si traduce quasi in uno stipendio all’anno giocato on line, Bergamo è in realtà una delle province più «parsimoniose»: guardando alla spesa pro-capite è solo 85a in Italia e terzultima in Lombardia, perché la media nazionale è pari a 1.926 euro pro-capite (il dato è sempre calcolato sulla popolazione adulta dai 18 ai 74 anni) e arriva addirittura a 3.246 euro a Messina, dove si gioca di più. In tutta la Lombardia lo scorso anno il gioco on line ha raccolto 10,4 miliardi di euro (contro i 9,2 miliardi del 2022), nell’intero Paese si sono raggiunti gli 82 miliardi di euro (contro i 73 del 2022).

«Si arriva tardi»

Aumentano le giocate e verosimilmente pure i giocatori, ma non chi è in cura per dipendenza dall’azzardo. Nel contrasto dei numeri prende forma una zona grigia in cui si fatica a chiedere aiuto. «Soprattutto – sottolinea Marco Riglietta, direttore della Struttura Dipendenze dell’Asst Papa Giovanni XXIII – c’è un problema: le persone con dipendenza dal gioco d’azzardo, si tratti di quello fisico o quello on line, si presentano mediamente tardi alla presa in carico. Veniamo in contatto con loro solo quando il problema è già conclamato, in particolare quando c’è una situazione economica compromessa per cui il problema emerge attraverso il coinvolgimento delle famiglie». I Serd del «Papa Giovanni» seguono mediamente un centinaio di persone l’anno per gioco d’azzardo patologico, «numeri stabili praticamente da un decennio – specifica Riglietta -: e sono numeri sicuramente bassi, a Bergamo come in regione, rispetto alle stime epidemiologiche dei giocatori problematici». Anche gli ultimi dati regionali tracciano una traiettoria stabile e con valori assoluti circoscritti, visto che le persone seguite per questo tipo di dipendenza sono passate dalle 2.690 del 2018 alle 2.358 del 2022.

«Le due tipologie di gioco più problematiche rimangono le slot tradizionali e il gioco on line, e all’interno del gioco on line – spiega Riglietta – le situazioni più diffuse riguardano le videolottery e le scommesse. La pandemia ha dato un’accelerazione a tutto ciò che ha a che fare con l’on line, nel bene e nel male: ne ha risentito anche l’azzardo, perché l’isolamento e l’incremento della vita sociale sul web ha portato anche a un maggior gioco per via telematica».

L’identikit dei giocatori

Il profilo-tipo dei pazienti seguiti per dipendenza dal gioco (a prescindere dal gioco fisico o dall’on line) vede prevalentemente «persone non giovanissime, la maggior parte ha un’età superiore ai 40-45 anni. Seppur non manchino i giovani, il motivo è semplice – approfondisce Riglietta -: è molto legato all’arrivo tardivo ai servizi rispetto all’esordio del problema. Tra i più giovani invece si osserva con più frequenza una comorbilità, cioè un contemporaneo disturbo da uso di alcol o da uso di cocaina, situazioni che spesso si associano». Per uscire dalla dipendenza il percorso intreccia più prospettive: «I trattamenti sono di due tipi – conclude Riglietta -. C’è l’approccio psicoterapeutico con un supporto psicologico individuale o di gruppo, e in alcune situazioni può esserci una terapia con farmaci legati alla comorbilità per disturbi d’ansia, depressivi o dell’umore, ma non ci sono farmaci specifici per il gioco. Il percorso più tipico si sviluppa con un’accoglienza specifica con gli operatori, poi si avvia un gruppo di tipo motivazionale su diversi incontri. Anche i gruppi di auto-mutuo aiuto sono una risorsa importante».

© RIPRODUZIONE RISERVATA