Cronaca / Bergamo Città
Martedì 20 Agosto 2019
Azzano, nessuna traccia di droga
nel sangue dell’investitore
Depositati gli esiti del prelievo sul giovane che causò la morte di Luca Carissimi e Matteo Ferrari: confermata la presenza di alcol.
Non c’è traccia di sostanze stupefacenti nel sangue di Matteo Scapin, il trentatreenne di Curno agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio stradale dopo che la notte fra sabato 3 e domenica 4 agosto, sulla Cremasca ad Azzano San Paolo, con la sua auto Mini Cooper aveva travolto due ragazzi in scooter - Luca Carissimi, 21 anni, e Matteo Ferrari, 18 - provocandone la morte. Gli esiti delle analisi sono giunti nei giorni scorsi sulla scrivania della polizia stradale di Treviglio e sono stati allegati al fascicolo del pm Raffaella Latorraca.
Il sangue era stato prelevato all’alba del 4 agosto all’ospedale Papa Giovanni, dove l’investitore era stato trasferito in ambulanza dopo aver accusato un malore all’interno della caserma della polizia stradale di Bergamo negli attimi in cui gli veniva comunicato che uno dei due ragazzi (Luca Carissimi) era deceduto (l’amico Matteo morirà il lunedì) e che per lui si stavano per spalancare le porte del carcere.
Gli esami del sangue hanno evidenziato la presenza di alcol, confermando ciò che era già emerso dal test dell’etilometro cui Scapin era stato sottoposto alle 5,35 della domenica mattina, due ore dopo l’ultimo drink assunto dal trentatreenne. Il test alcolemico effettuato dagli agenti della Stradale aveva rilevato un tasso pari a 1,49 grammi di alcol per litro di sangue nella prima prova e 1,51 g/l nella seconda, il triplo del limite consentito.
L’incidente era accaduto alle 4.15, dopo una lite fra Scapin e le due vittime scoppiata prima all’interno e poi all’esterno della discoteca Setai di Orio al Serio. Mentre il trentatreenne e la fidanzata se ne stavano andando sulla Mini, erano stati affiancati e superati dalla Vespa 125 su cui viaggiavano Carissimi e Ferrari. Il lunotto posteriore dell’auto era stato infranto mentre il conducente si accingeva a fermarsi al semaforo dell’incrocio tra via Portico e la Cremasca. Dalle telecamere comunali si vedono la Mini e la Vespa passare con il rosso, poi - dieci secondi e qualche centinaio di metri dopo - ecco un bagliore indistinto che testimonia l’urto fra i due mezzi.
Scapin tirerà dritto (per questo gli è contestata pure l’omissione di soccorso) per raggiungere la casa del nonno in via Moroni. Da lì, una quarantina di minuti più tardi, telefonerà alla polizia per dire di essere rimasto coinvolto in un incidente. Particolare che, per il gip Vito Di Vita che ha riqualificato il reato da omicidio volontario a omicidio stradale, «depone non in favore di un fatto doloso, ma di un fatto gravemente colposo».
Per il pm Latorraca, invece, si è trattato di un investimento voluto. E per sostenere questa tesi ha presentato appello al tribunale del riesame contro l’ordinanza del gip. La discussione è in programma il 24 settembre.
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