Cronaca / Bergamo Città
Sabato 04 Gennaio 2020
Azzano, così morirono Matteo e Luca
Il perito: leggera deviazione verso la moto
Gli esiti della perizia cinematica sull’incidente costato la vita a Matteo Ferrari e Luca Carissimi. Il conducente dell’auto ai domiciliari per omicidio volontario. Il 28 la Cassazione decide se deve tornare in cella.
La Mini Cooper «proseguiva inizialmente con una traiettoria sostanzialmente parallela al motociclo per poi compiere uan leggera deviazione a destra prima dell’urto». È il passaggio cruciale delle 17 pagine redatte da Fabio Donato, l’ingegnere a cui il gip ha commissionato la perizia cinematica sull’incidente che la notte tra il 4 e il 5 agosto scorsi, sulla provinciale Cremasca ad Azzano San Paolo, era costato la vita a Luca Carissimi, 21 anni, e Matteo Ferrari, 18, i due amici di Bergamo che avevano passato la serata alla discoteca Setai. Agli arresti domiciliari per omicidio volontario c’è il conducente dell’auto investitrice, Matteo Scapin, 33 anni, di Curno, accusato di aver speronato volutamente lo scooter su cui viaggiavano i due ragazzi dopo una lite all’esterno del locale.
È un dettaglio importante, quello scarto a destra della Mini Cooper, ed è uno degli elementi che ha indotto il tribunale del Riesame ad accogliere il ricorso del pm Raffaella Latorraca contro la decisione del gip che aveva derubricato il reato in omicidio stradale, scarcerando Scapin e disponendo per lui i domiciliari. Il Riesame a ottobre ha però riqualificato il reato in omicidio volontario, decisione che dovrà passare il vaglio della Cassazione (atteso per il 28 gennaio) cui è ricorso il difensore, l’avvocato Andrea Pezzotta.
La ricostruzione compiuta dalla polizia stradale di Bergamo con l’aiuto delle immagini di una telecamera del Comune di Azzano e di varie testimonianze, vuole che, dopo la lite fra Scapin e il gruppo di amici di cui facevano parte Ferrari e Carissimi nel parcheggio del Setai, la Mini riparta immettendosi in via Portico, seguita dai rivali in scooter. Giunta al semaforo rosso tra via Portico e la Cremasca l’auto si è fermata. Qui il lunotto posteriore della vettura è stato mandato in frantumi. Da chi e con che cosa non è mai stato stabilito con chiarezza (quella parte di incrocio non era coperta dalle telecamere, ma pare che uno dei due ragazzi abbia utilizzato il casco per infrangerlo).
La dinamica dell’incidente
I due giovani sulla Vespa ripartono nonostante il rosso e si immettono sulla Cremasca, girando a destra in direzione Bergamo. A questo punto Scapin (risultato positivo al test alcolemico: 1,49 g/l, quasi tre volte sopra il consentito), che ha accanto la fidanzata 23enne, parte a tutta velocità, anche lui in direzione Bergamo: perché preso dal panico, secondo quanto ha raccontato al gip; perché animato da una rivalsa, stando all’accusa.
È da questo punto in poi che la scena viene analizzata dal perito. «Il motociclo procedeva sul margine destro della carreggiata», scrive l’ingegner Donato. La Mini viaggia per un tratto parallelamente, poi «compie una leggera deviazione a destra prima dell’urto (ben evidente nei filmati della polizia scientifica)», «fin quando la stessa urtava il ciclomotore, senza alcuna accensione delle proprie luci dei freni». Concorda l’ingegner Dario Di Stefano, consulente della famiglia di Matteo Ferrari, assistita dall’avvocato Dimitri Colombi, mentre dissente l’ingegner Luigi Fiumana, consulente della difesa, per il quale la «leggera deviazione a destra avviene tra il contatto iniziale e la caduta a terra della Vespa».
«Il contatto iniziale - continua il perito - avveniva fra il paraurto anteriore della Mini, in corrispondenza dello spigolo destro del porta targa, e il posteriore del motociclo». A questo punto la Vespa «cadeva al suolo sul suo fianco sinistro procedendo, in moto traslativo aberrante, fino al guard-rail che la reindirizzava fino alla posizione» al centro della carreggiata in cui è stata trovata dalla Stradale, «a circa 54 metri dal punto dell’urto». Dopo l’impatto «la Mini si spostava invece repentinamente a sinistra, superando il motociclo e i suoi centauri, e proseguiva allontanandosi».
L’ingegner Donato calcola che la Mini viaggiasse a 81km/h l’auto e la Vespa a 71 km/h. Che lo scarto tra le due velocità sia «modesto», nell’ordine dei «10-15 km/h» e dunque l’urto «di lieve entità», il perito lo desume anche «dalle modeste abrasioni subite dal paraurto a opera della ruota posteriore del motociclo e ancor più la lieve deformazione del radiatore della vettura».
Urto casuale o volontario?
«La deviazione a destra è leggerissima, tant’è che si percepisce solo riguardando il filmato a velocità accelerata e non a quella normale - sostiene l’avvocato Pezzotta -. C’è da notare poi la che Mini scarta immediatamente a sinistra e l’unica interpretazione logica che si può dare è che sia un gesto istintivo dopo un impatto che ha sorpreso il conducente dell’auto. Vuole anche dire un’altra cosa, questa sterzata a sinistra: che non si è trattato di un gesto volontario, altrimenti il guidatore dell’auto avrebbe insistito nello speronamento e non avrebbe immediatamente sterzato a sinistra per interrompere l’impatto fra i due mezzi».
Di diverso avviso, l’avvocato Colombi, convinto che si sia trattato di un investimento volontario. «La ricostruzione del perito avvalora il dubbio del dolo - osserva il legale della famiglia Ferrari -. Il gip aveva sostenuto, derubricando in omicidio stradale, che non si poteva escludere la manovra improvvida perché l’indagato era poco lucido in quanto in preda al panico e sotto l’effetto dell’alcol. Ma se così fosse stato non si sarebbe fermato al semaforo rosso e sarebbe scappato in direzione contraria a quella dei rivali. Lo scarto a sinistra? Secondo noi è per evitare di finire contro il guardrail. E non dimentichiamoci che nel filmato non c’è un attimo in cui si accende la luce degli stop della Mini. Significa che il conducente dell’auto non ha mai frenato. Come si fa a parlare di urto a sorpresa se la prima cosa che si fa istintivamente in questi casi è quella di pigiare il freno?».
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