Azzano, la Cassazione decide
L’investitore resta ai domiciliari

La Suprema Corte: annullata con rinvio l’ordinanza che disponeva il carcere. I legali: accolte le nostre ragioni. Ma l’omicidio volontario potrebbe reggere.

Matteo Scapin resta ai domiciliari: almeno per ora non andrà in carcere. Per i «perché» della decisione della Cassazione arrivata poco prima delle otto di martedì 28 gennaio in serata bisognerà attendere le motivazioni. Per il momento resta la sostanza, sintetizzata nella formuletta algida del dispositivo: la Suprema Corte annulla l’ordinanza impugnata dalla difesa rinviando ad altra sezione del tribunale di Brescia.

Si tratta dell’ordinanza con cui a fine settembre, accogliendo il ricorso del pm Raffaella Latorraca contro l’ordinanza del tribunale di Bergamo che aveva derubricato l’ipotesi di reato da omicidio volontario in omicidio stradale (colposo), il Riesame aveva riqualificato il reato in omicidio volontario. Ritenendo che il tremendo impatto della Mini Cooper di Scapin contro la Vespa di Luca Carissimi e Matteo Ferrari, travolti, sbalzati contro il guardrail e uccisi la notte del 4 agosto ad Azzano, sulla Cremasca, fosse stato il frutto di un volontario gesto di rivalsa dello stesso Scapin dopo una serata di tensione, litigi, scontri con i due ragazzi al Setai di Orio, deflagrata con la rottura del lunotto della Mini pochi secondi prima dell’impatto. E che per questo Scapin dovesse andare in carcere.

«Attendiamo le motivazioni, ma siamo soddisfatti che siano state accolte le nostre ragioni», ha commentato l’avvocato Andrea Pezzotta che col collega Riccardo Tropea assiste Scapin. In effetti solo le motivazioni potranno chiarire quali tra i motivi del ricorso discusso dai legali di Scapin siano stati accolti dalla Cassazione e il particolare non è di poco conto. Ribadendo la linea del tragico incidente, i legali di Scapin hanno insistito su due motivi. Da un lato, nel merito, hanno sostenuto l’assenza di gravi indizi sulla volontarietà dell’omicidio: Scapin non avrebbe voluto uccidere i due ragazzi. Dall’altro, per quanto riguarda le misure cautelari, hanno ribadito la «congruità» degli arresti domiciliari per Scapin (invece della custodia in carcere, indicata dal Riesame su istanza della Procura).

Il conducente della Mini è incensurato e quella sera avrebbe cercato di sottrarsi alla lite, secondo la versione difensiva, pur essendo stato provocato, anche dopo la rottura del lunotto, che per l’accusa costituirebbe invece la goccia che avrebbe fatto traboccare il desiderio di rivalsa. Non è vero, come ha sottolineato il Riesame, che Scapin avrebbe potuto svoltare a sinistra, una volta arrivato al semaforo, invece che mettersi volontariamente all’inseguimento della Vespa: la Mini era già incanalata sulla corsia di destra, e avrebbe potuto svoltare solo in quella direzione, hanno argomentato i legali.

Che cosa abbia convinto la Cassazione nel ragionamento difensivo per ora è oggetto di ipotesi, ma da quanto filtra la decisione sembrerebbe fondata anzitutto sulle esigenze cautelari: l’ordinanza del Riesame, secondo la Suprema Corte, non avrebbe chiarito in modo convincente quali pericoli di reiterazione del reato, di fuga o d’inquinamento delle prove renderebbero adeguato il carcere piuttosto che i domiciliari per «contenere» l’incensurato Scapin. Se così fosse, cioè se l’annullamento con rinvio riguardasse solo l’adeguatezza della misura cautelare, potrebbe profilarsi l’ipotesi che l’impianto accusatorio sulla natura dolosa del delitto abbia invece retto e con essa la tesi dell’omicidio volontario. Ma solo le motivazioni potranno chiarire che cosa e perché di questo delitto dovrà tornare al vaglio del Riesame.

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