Avvocati: nelle carceri condizioni inaccettabili. Maratona oratoria in piazza

L’INIZIATIVA. La Camera Penale di Bergamo «Roberto Bruni» ha aderito alla «Maratona oratoria» che si terrà l’11 giugno per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni definite «illegali» delle carceri italiane. L’appuntamento è in piazza Dante dalle 14.30 alle 16.30.

Pubblichiamo il comunicato stampa inviato dalla Camera Penale di Bergamo per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle pessime condizioni delle carceri italiane. La maratona oratoria si svolgerà a Bergamo in piazza Dante l’11 giugno dalle 14.30 alle 16.30.

«Dall’inizio dell’anno sono stati registrati tra i detenuti delle prigioni italiane 39 suicidi e 91 decessi, a cui si aggiungono 4 suicidi tra il personale della Polizia Penitenziaria. Il numero di persone morte all’interno degli istituti di pena del nostro Paese lascia sconcertati. Si tratta di persone affidate allo Stato, persone che tuttavia lo Stato lascia impunemente e consapevolmente in una situazione di illegalità.

Celle sovraffollate e maleodoranti, in cui i detenuti dormono in letti a castello su materassini di gommapiuma a pochi centimetri dalla «turca» utilizzata da tutti, assenza o insufficienza di attività trattamentali e di personale qualificato, difficoltà nella gestione psichiatrica e sanitaria; sono solo alcuni dei principali problemi. Lo Stato italiano è chiamato rispondere di questa situazione illegale e a porvi urgente rimedio. La società civile non può più stare a guardare, né ad ascoltare bugie raccontate per rappresentare una realtà diversa dalla drammatica e costante violazione dei diritti umani in atto.

I mezzi di informazione non conoscono o non sono nella posizione di dire la verità, una verità che noi avvocati delle Camere Penali conosciamo direttamente, toccandola con mano quotidianamente, frequentando personalmente quelle carceri. Per questo tocca a noi dare voce a chi non ha voce, tocca a noi dire basta, tocca a noi dire allo Stato italiano di intervenire per fermare questo scempio. Perché in uno Stato che ha abolito la pena di morte non sia legalizzata la morte per pena

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