«Autolinee, giusto chiedere sicurezza ma non ignoriamo i volti della fragilità» - Video

IL PUNTO DI VISTA. Dopo la lettera dei rappresentanti di alcuni licei e il blitz delle forze dell’ordine altri studenti offrono uno sguardo diverso: «Incontriamo le persone che vivono ai margini». L’intervista alla sindaca Elena Carnevali.

«Vogliamo tentare di smuovere le coscienze, riportando la nostra esperienza di contatto ravvicinato con realtà di emarginazione e fragilità». A scrivere sono cinque studenti (Matteo Marchisio, Pietro Formenti e Sofia Arens Micheletti del Sarpi, Giulio Torri del Mascheroni e Maria Donati del Lussana) in una lettera inviata ai loro compagni e al nostro giornale. «Ci piacerebbe integrare una sorta di controproposta attiva», raccontano. Lo scritto nasce come riposta alternativa, un secondo punto di vista, alla lettera pubblicata una settimana fa a firma dei rappresentanti di quattro licei cittadini (Sarpi, Lussana, Mascheroni e Secco Suardo) per denunciare la situazione di degrado della zona della stazione e delle autolinee e la paura di numerosi studenti che la frequentano, come utenti del trasporto pubblico o per recarsi a scuola.

Leggi anche

I rappresentanti avevano chiesto aiuto all’amministrazione comunale, invocando maggiore sicurezza. Alla denuncia è seguito, due giorni dopo, un maxi intervento alle prime luci dell’alba da parte delle forze dell’ordine. Il risultato sono state 19 persone controllate, delle quali quasi tutte risultate già note alle forze dell’ordine, con quattro indagati a piede libero. Ora, a una settimana di distanza, altri studenti vogliono dire la loro.

Leggi anche
Leggi anche

«Quest’estate ho avuto modo di lavorare in una pizzeria e, durante tutto il mese di luglio, dopo il turno serale, intorno all’una e mezza di notte, io e gli altri ragazzi firmatari della lettera ci recavamo a distribuire avanzi e pizze “sbagliate”, che altrimenti sarebbero andate sprecate, ai senzatetto della stazione», racconta Matteo Marchisio del Sarpi

Dalla loro testimonianza traspare lo sguardo di adolescenti che, quando aspettano il bus alle pensiline, non si rassegnano a voltare la faccia, ma vogliono guardare negli occhi le persone che trovano accanto a loro, nonostante vivano nella grave marginalità, ripromettendosi in qualche modo di aiutarli. Senza negare la necessità di maggiore sicurezza, ma con il desiderio di offrire il proprio contributo attivo per cambiare le cose. «Quest’estate ho avuto modo di lavorare in una pizzeria e, durante tutto il mese di luglio, dopo il turno serale, intorno all’una e mezza di notte, io e gli altri ragazzi firmatari della lettera ci recavamo a distribuire avanzi e pizze “sbagliate”, che altrimenti sarebbero andate sprecate, ai senzatetto della stazione», racconta Matteo Marchisio del Sarpi. «Così abbiamo avuto modo di conoscere meglio il contesto di coloro che si ritrovano a dormire nella zona della stazione, concentrati soprattutto nella zona delle pensiline.

Leggi anche

Immigrati senza documenti

«La maggior parte delle persone con cui siamo venuti a contatto – prosegue lo studente – erano immigrati senza documenti, impossibilitati quindi a lavorare regolarmente e costretti al lavoro nero, che spesso non basta per strapparli alla povertà assoluta e quindi alla strada; e da una minoranza di italiani, spesso non più giovani, caduti in disgrazia per motivi vari», scrivono i firmatari della lettera. «Fortunatamente non ci siamo mai trovati di fronte a violenze e non siamo mai stati importunati, anzi, abbiamo assistito con indubbio stupore ad una situazione ben diversa da quella che immaginavamo, sempre ben accolti da una comunità fondata sul mutuo sostegno, sul rispetto e sulla condivisione. Questo non per sminuire i problemi di sicurezza e di generale degrado che affliggono la stazione – ci tengono a sottolineare – ma per affermare con convinzione che quella minoranza di persone costrette a dormire sul lungo marciapiede perpendicolare alle pensiline dei pullman, non siano così problematiche».

Sicurezza. Carnevali: «Si lavora sulla repressione , ma anche sul contrasto alla marginalità». Video di www.bergamotv.ii

I ragazzi nella loro lettera riflettono anche sull’operazione condotta dalle forze dell’ordine, ritenendola «nel migliore dei casi inutile, considerando che nulla lascia pensare che le abitudini dei senzatetto cambieranno». All’intervento muscolare si dovrebbe preferire quello di tipo sociale, sostengono i giovani, seguendo piuttosto la strada di «assistenza e integrazione».

«Fortunatamente non ci siamo mai trovati di fronte a violenze e non siamo mai stati importunati, anzi, abbiamo assistito con indubbio stupore ad una situazione ben diversa da quella che immaginavamo, sempre ben accolti da una comunità fondata sul mutuo sostegno, sul rispetto e sulla condivisione»

La vita dei senzatetto

Le forze dell’ordine, osservano i ragazzi, «si sono concentrate attorno ai senzatetto, la maggior parte ancora dormienti al loro arrivo. Abbiamo voluto sapere di più su come è stata condotta l’operazione e perciò ci siamo rivolti direttamente ai senzatetto presenti, i quali, dopo essere stati fatti spostare, la sera stessa sono tornati dove si trovavano», dicono. Tra le testimonianze raccolte dai ragazzi tra i clochard «in tanti ci hanno raccontato come le forze dell’ordine fossero arrivate provviste di badili, con i quali hanno raccolto ed eliminato molti dei loro effetti personali, quali sacchi di cibo, bottiglie e taniche d’acqua, coperte e materassi». «Le forze dell’ordine - recita un altro passaggio della lettera – hanno affrontato il problema delle rapine e dello spaccio, presenti in tutte le zone della stazione, concentrandosi in un solo luogo, quello dove si trovano i soggetti più innocui». Ora i ragazzi vogliono dare il loro contributo per aiutarli: «Ci stiamo muovendo per contattare associazioni che si occupano di queste situazioni», dice Maria Donati del Lussana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA