Aumentano energia e costo del lavoro: le Rsa valutano un incremento delle rette

I CONTI . Il rinnovo del contratto Uneba determina più spese per il personale. Bollette, si stimano rincari del 20%. L’ipotesi: fino a 1,5 euro in più al giorno. Le associazioni: «Integrazioni pubbliche per non gravare sulle famiglie».

Valutazioni e ragionamenti. Se poi si tradurranno in concreto, lo si saprà prossimamente. Anche in Bergamasca diverse Rsa stanno facendo i conti su un possibile rialzo delle rette: un adeguamento che in media, per le strutture coinvolte, si potrebbe aggirare attorno a 1 o 1,50 euro al giorno in media, l’equivalente di 30-45 euro al mese.

I fattori che incidono sugli aumenti delle rette

Alla base c’è un nuovo mix di fattori che incide sui bilanci degli enti: la stagione dei rinnovi contrattuali per il personale, gli attesi aumenti del prezzo dell’energia (e del gas soprattutto: le Rsa sono strutture energivore, perché devono garantire alti livelli di riscaldamento e un uso continuo dei macchinari) e i rincari che gli enti hanno subìto da parte dei propri fornitori, all’interno degli adeguamenti legati all’inflazione.

A far presagire gli aumenti delle rette è stato lo Spi Cgil Lombardia, che a livello regionale ha avuto la segnalazione di «diverse famiglie lombarde che hanno trovato nella propria casella postale una lettera» che informa sul prossimo aumento dei costi, in primis per via dei rinnovi contrattuali Uneba e delle cooperative sociali. Secondo Daniele Gazzoli, segretario generale dello Spi Cgil Lombardia, «è inaccettabile che le strutture facciano intendere che l’elevato costo a carico delle famiglie sia dovuto al rinnovo di un contratto nazionale atteso da tempo».

A livello locale prevale la cautela: «In Bergamasca non abbiamo informazioni puntuali e precise che vi siano stati aumenti – specifica Carmen Carlessi, della segreteria dello Spi Cgil Bergamo -: che invece nelle Rsa si stiano facendo delle ipotesi di aumenti, questo è reale. È comunque una situazione complessa: da un lato c’è una normativa regionale che vincola gli aumenti delle rette, alla luce di recenti maggiorazioni dei contributi regionali per alcune tipologie di pazienti più complessi, e dall’altro lato c’è la rivendicazione delle associazioni che chiedono che per i pazienti con Alzheimer siano le Regioni a farsi totalmente carico dei costi, essendo una patologia prettamente sanitaria».

In provincia di Bergamo le Rsa sono 67, con oltre 6.500 posti letto. I dipendenti sono quasi 8mila, tra operatori Asa/Oss, infermieri e medici; il contratto Uneba, l’ultimo rinnovato e ampiamente diffuso nelle strutture della Bergamasca (sono 2.500 i lavoratori sociosanitari e dell’assistenza coinvolti nella recente intesa di fine dicembre), riconosce in media un aumento di 145 euro mensili.

Le riflessioni in corso

Le associazioni delle case di riposo confermano che in diverse strutture, a macchia di leopardo, sono in corso riflessioni su possibili adeguamenti delle rette. «Alcune strutture stanno facendo queste valutazioni – spiega Barbara Manzoni, presidente dell’Associazione San Giuseppe che rappresenta Rsa d’ispirazione cattolica – alla luce dei rinnovi contrattuali e degli aumenti legati all’inflazione. Il sistema delle Rsa si fonda su due leve: i contributi regionali e le rette. Gli aumenti contrattuali sono giusti, perché è doveroso remunerare correttamente gli operatori che fanno un lavoro encomiabile».

«È una situazione a macchia di leopardo. Le Rsa che stanno valutando l’adeguamento delle rette – ragiona Cesare Maffeis, presidente dell’Acrb, Associazione delle case di riposo bergamasche d’ispirazione laica – sono soprattutto quelle che non avevano aumentato le tariffe in tempi recenti. I rinnovi contrattuali si traducono in un incremento di circa il 10% per una voce, quella del costo del lavoro, che incide sul 60-70% dei bilanci delle Rsa. Ma non c’è solo questo: c’è un aumento generalizzato dei costi dei nostri fornitori (quelli che garantiscono ad esempio i pasti e i servizi di pulizia, ndr) e soprattutto all’orizzonte ci sono costi energetici che stanno ricominciando a esplodere. Gli aumenti, per chi sceglierà questa strada, dovrebbero però essere contenuti a 1-1,50 euro al giorno: sappiamo che non si può andare oltre una certa cifra, è una questione di sostenibilità del sistema».

Il tema energetico d’altronde incide: alcune Rsa, alla luce delle previsioni sull’intero 2025, stimano rincari attorno al 20%, con proiezioni di extra-costi che vanno dalle decine di migliaia di euro e arrivano anche oltre i 100mila euro a seconda della grandezza.

La proposta: «Integrazioni pubbliche»

Fabrizio Ondei, presidente di Uneba Bergamo, realtà che rappresenta enti non profit d’ispirazione cattolica e non solo, specifica che «quest’anno le regole regionali, in presenza di motivazioni anche relative alla singola struttura, non ostano l’aumento» delle rette.

«Andrebbe sempre verificato – prosegue Ondei – se si tratta di “aumento” o di “adeguamento”, Istat ad esempio, cosa su cui si sono poggiate tutte le richieste di parte sindacale nelle trattative di rinnovo. Uneba ha da sempre dichiarato disponibilità ad aprire tavoli di confronto, se e solo se in presenza di dati oggettivi, e chiesto e richiesto alle parti sindacali di farsi parti attive congiuntamente a noi per insistere nel chiedere integrazioni pubbliche ai nostri contributi per non gravare sulle famiglie».

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