Audio non autorizzati, esposto dei genitori di Yara contro Netflix

LA DOCUSERIE. Resi pubblici i messaggi disperati della mamma alla figlia. I legali si rivolgono al Garante della privacy.

I pianti disperati di mamma Maura, i messaggi lasciati sulla segreteria telefonica del cellulare di Yara quando ancora pensava che la figlia fosse viva. Sono molti gli audio, di quei messaggi privatissimi – tanto che non sono finiti nemmeno negli atti del processo – che la docuserie di Netflix «Il caso Yara, oltre ogni ragionevole dubbio» ha reso pubblici. Nulla di utile alla ricostruzione della vicenda giudiziaria, e nessuna richiesta di autorizzazione ai genitori. Per questo gli avvocati della famiglia Gambirasio, Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo, come anticipato dal settimanale «Giallo», hanno presentato un esposto al Garante della privacy.

«Non hanno attinenza con il processo»

«Ci chiediamo se sia corretto far ascoltare in una serie tv dei messaggi vocali che non hanno alcuna attinenza con il processo – spiega Pezzotta –. Sono cose sgradevoli inserite per sollecitare l’attenzione morbosa della gente e che provocano enorme sofferenza alla famiglia, come ogni polemica che riapra quella profonda ferita». Il Garante, nelle richieste dei legali, potrebbe intervenire disponendo l’eliminazione di quei vocali dalla serie tv o comminando una sanzione ai produttori. «Avrebbero almeno dovuto chiedere l’autorizzazione ai genitori prima di inserirli nella docuserie – continua Pezzotta – mi chiedo come si possano pubblicare cose di questo genere. Tra l’altro in quell’indagine ci sono un mare di intercettazioni, potrebbero pubblicare gli affari privati di tutti».

Gli avvocati hanno presentato l’esposto nei giorni scorsi, dopo averlo concordato con i genitori. Maura e Fulvio Gambirasio non hanno visto la serie di Netflix, così come si sono sempre mantenuti lontani da ogni polemica sul caso, ma i figli sono venuti a sapere di quegli audio così come di una serie di video pubblicati su YouTube dopo la messa in onda in cui commentatori improvvisati esprimono giudizi negativi sul comportamento della famiglia, che invece, conclude Pezzotta, «vuole solo che ci si dimentichi di questa dolorosa vicenda».

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