AstraZeneca, c’è chi dice no (pochi): «Le rinunce sono solo il 5%»

Il dg della Sanità parla del 15%, ma la Moratti lo smentisce subito. Nella Bergamasca sono lo 0,91%. Nella fascia 70-79 quasi 3 adesioni su 4.

Giovanni Pavesi, il terzo direttore generale dell’assessorato al Welfare e Sanità passato a Palazzo Lombardia negli ultimi 9 mesi, nell’ormai canonico round settimanale con la 3ª Commissione va dritto al punto: «C’è un 15% di popolazione che si è recata ai nostri centri vaccinali e ha rifiutato AstraZeneca, ma abbiamo la sensazione che sia una percentuale in crescita» . Normale che con questi dati scatti l’allarme: «Quello del rifiuto del vaccino AstraZeneca è un tema difficile, un fenomeno che negli ultimi giorni sta diventando più importante di quello che possiamo pensare».

Non passano manco due ore ed ecco che la vicepresidente (nonché assessore al Welfare e Sanità, attesa mercoledì prossimo in Commissione) butta acqua sul fuoco smentendo su tutta la linea il suo direttore generale made in Veneto. «Le rinunce a vaccinarsi con AstraZeneca in Lombardia sono irrisorie, piuttosto sono in aumento considerevole le domande di approfondimento e di spiegazione sul vaccino», precisa, cercando di rimettere la situazione nei ranghi.

«Nessun allarme-rinunce perché ad oggi è meno del 5% dei cittadini che sarebbero vaccinati con questo vaccino a rifiutare effettivamente la somministrazione. Una conferma della fiducia risposta nella scienza e nei medici da parte dei nostri concittadini che stanno aderendo in modo esemplare alla fase vaccinale volta a combattere e vincere la pandemia».

Quei 10 punti di differenza

Tra il dato della Moratti e quello del suo dg ci ballano 10 punti percentuali, una differenza (di valutazione e non solo) notevole che potrebbe essere così spiegata. Il 15% citato da Pavesi andrebbe letto in senso più ampio, comprendendo cioè sia chi, pur avendo fissato un appuntamento, non si presenta alla somministrazione e chi invece per arrivarci ci arriva, salvo poi alzare i tacchi una volta appreso che gli verrebbe inoculato AstraZeneca. E questi ultimi sarebbero, appunto, il 5%, spiegano informalmente dall’assessorato.

Un quadro che viene confermato, se non ulteriormente rafforzato dai dati dell’Ats Bergamo, relativi ai primi tre giorni di questa settimana: i rifiuti di AstraZeneca sono stati 56, pari allo 0,91%. Quindi molto sotto il dato della Moratti, abissalmente inferiore rispetto a quello fornito da Pavesi in Commissione.

Comunque la si voglia vedere, un rigore a porta vuota per le opposizioni: «L’ennesima confusione nell’informazione, che non può che creare ulteriore incertezza nei cittadini - commenta il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti -. Dalla Regione ci aspettiamo di sentire una sola voce univoca e certa». Per il pentastellato Massimo De Rosa «a quanto pare, non sanno di cosa parlano, smentendosi l’uno con l’altro. In questo modo altro non fanno se non alimentare la confusione, la disinformazione e la paura dei cittadini».

«Ho chiesto una campagna di comunicazione capillare e informativa perché è importante che i cittadini sappiano che i rischi sono bassissimi» aggiunge Niccolò Carretta (Azione): «E soprattutto se si rifiuta volontariamente si finisce in fondo alla lista che comporterà una vaccinazione presumibilmente al termine della campagna massiva». Come ribadito ieri dallo stesso Pavesi, e per il momento non smentito dal suo assessore.

«Over 60, prenotazioni dal 22»

Buone notizie, invece, sul fronte della fascia 70-79: «Su 995mila cittadini lombardi, 716.861 hanno prenotato la vaccinazione». In pratica quasi 3 su 4. Di questi 65.412 sono bergamaschi, spiegano dall’Ats.

«La campagna è partita in maniera sostenuta» prosegue Pavesi: oltre 60mila persone hanno ricevuto il vaccino nei primi due giorni della settimana. Sul fronte degli over 80, invece, «abbiamo vaccinato 580mila anziani oltre ai 60mila ospiti delle Rsa, sui 616mila che si erano prenotati per la vaccinazione, mentre la platea totale dei lombardi di quella fascia è di 720mila persone. In pratica abbiamo completato la campagna di quelli che si erano prenotati. I 40mila che non sono ancora stati vaccinati o non hanno aderito oppure sono allettati. Ci stiamo muovendo sul domiciliare, anche dismettendo punti tampone gestiti dall’esercito per potenziare le vaccinazioni a domicilio» spiega il direttore generale.

Sul fronte degli insegnanti, invece, «se non totalmente in sicurezza, abbiamo una copertura molto forte» prosegue Pavesi: «Su 258mila ne abbiamo vaccinati (con la prima dose - ndr) 216mila, circa l’84%. Nel 16% che manca, c’è anche una parte minoritaria che non poteva essere vaccinata con AstraZeneca a causa di una serie di patologie. Queste persone verranno successivamente richiamate e dirottate su Pfizer».

Un problema serio restano gli estremante vulnerabili: «non ci sono vaccini abbastanza. Abbiamo equipe ospedaliere che hanno in carico 3-4mila persone da vaccinare, le hanno identificate, sono state contattate, ma non hanno la dotazione di Pfizer e Moderna necessaria» precisa Pavesi, mentre la Moratti amplia il fronte sugli over 60: «Potranno cominciare a prenotarsi dal 22 aprile se verranno assicurati i vaccini». E alla fine, gira e rigira, il problema rimane questo: «Per mettere a regime la campagna di vaccinazione in Lombardia. e raggiungere le 120-130 mila vaccinazioni al giorno che è il nostro dato ottimale, servono non meno di 3 milioni di dosi al mese» avverte Pavesi. E su questo dato sembrano tutti d’accordo.

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