
Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 19 Marzo 2025
«Assisto moglie e figlio. Non sono speciale, seguo solo il mio cuore»
PER LA FESTA DEL PAPÀ. Alfredo e la vita da caregiver: genitore di un giovane con una grave sindrome, marito di una donna colpita da ischemia. «Stremato, ma mi guida l’amore».
Papà, marito, caregiver. Tre ruoli intrecciati per un’unica vita spesa per gli altri. È la storia di Alfredo Dorini, 69 anni di Bergamo. La sua, come molte altre che rimangono nascoste tra le pieghe del quotidiano, è segnata da sfide continue e da un amore immenso che dà senso a tutto. Storie da celebrare tutti i giorni e, ancora di più, nella giornata dedicata a tutti i papà, quella di oggi, San Giuseppe. «Tutti mi conoscono come il papà di Mattia», racconta Alfredo. Mattia, 35 anni, è un ragazzo speciale. «Quando era bambino, poco più di tre anni, abbiamo scoperto che aveva una sindrome che compromette lo sviluppo psicomotorio. Non può leggere né scrivere, ma possiede una memoria visiva incredibile. Comunicare con lui è una magia discreta: basta uno sguardo o una parola per capirci, in un legame profondo e indissolubile. Non riesco a immaginare una vita senza di lui. Tutto ciò che faccio ha lui come motivazione. Gli voglio un bene che non si può spiegare. La mia vita, con lui, è sempre stata una sfida, un percorso in salita, ma essere papà significa donare tutto se stessi», dice Alfredo.
La storia di Alfredo Dorini, come molte altre che rimangono nascoste tra le pieghe del quotidiano, è segnata da sfide continue e da un amore immenso che dà senso a tutto. Storie da celebrare tutti i giorni e, ancora di più, nella giornata dedicata a tutti i papà
Essere padre, in questi 35 anni, è stato soprattutto una missione di dedizione assoluta. Le giornate sono interminabili, scandite da impegni e necessità. «Mattia frequenta il Cse (Centro socio educativo, ndr) del Comune di Bergamo da oltre 25 anni con immensa gioia. Ogni pomeriggio vado a prenderlo alle 16 e il resto della giornata è un continuo correre per lui e per Delfina, mia moglie (70 anni di età), che da un paio di anni non è più autosufficiente dopo un’ ischemia cerebrale», racconta Alfredo e, mentre parla, ci confessa di trovarsi in sala d’attesa al pronto soccorso perché Delfina non si è sentita bene, ma, per fortuna, non è niente di grave.
«Ora, di tempo, non ce n’è»
«Lo ammetto, sono stremato, fisicamente e mentalmente. L’ansia spesso mi consuma, dimentico le cose e mi sento sopraffatto. Ho lavorato tutta la vita in fabbrica prima e come imbianchino poi. Essere “caregiver” mi assorbe completamente. Non passa un attimo senza che pensi alle esigenze degli altri. Prima che Delfina si ammalasse riuscivo a ritagliarmi qualche ora per me, con gli amici al bar a parlare di calcio. Ma ora, di tempo, non ce n’è. È tutto speso per Mattia, mia moglie e la gestione della casa: quanto ti trovi a dover cucinare e pulire tutti i giorni capisci quanto sia duro il lavoro di una casalinga», confessa Alfredo.
«Una missione silenziosa»
Oggi per Alfredo, e tutti gli altri papà, è la sua festa. Ma, ammette, «la festa della mamma e della donna me le ricordo sempre, ma il mio ruolo di padre è diventato una missione silenziosa, che non serve festeggiare. Mattia è la mia forza e la mia preoccupazione più grande. Il pensiero del “dopo di me” è un tormento che non mi abbandona mai: chi si prenderà cura di lui quando non ci sarò più? Chi capirà la sua anima così come la capisco io? È una domanda che non ha risposte certe. Prego ogni giorno affinché il suo futuro possa essere sereno, nonostante tutto». Una vita complicata, senza dubbio. Eppure Alfredo non smette di essere positivo e gioioso. «Nonostante le difficoltà, qualcosa dentro di me mi fa andare avanti. Ho sempre avuto un carattere generoso. Correre in aiuto degli altri è parte di ciò che sono. Il mio quartiere lo sa, anche perché la nostra rete di vicinanza e solidarietà si è creata con gli anni: all’oratorio ci conoscono tutti, e siamo parte della stessa comunità da sempre. Ci sono momenti che illuminano la giornata e mi ricordano il motivo per cui continuo: i sorrisi sinceri di Mattia, la sua empatia spiccata, la gioia di vivere piccoli piaceri come una cena al ristorante (è un gran mangiatore!) o i concerti con il nostro gruppo musicale», racconta. Sì perché per papà Alfredo e Mattia la musica è un ponte. «Suono la batteria e canto in un gruppo composto da musicisti e ragazzi del Cse – spiega – Mattia adora ballare durante i nostri concerti e coinvolge tutti. Vedere i suoi occhi brillare di gioia in quelle occasioni mi ripaga di ogni sacrificio. Essere chiamato “santo” per quello che faccio mi lascia quasi imbarazzato. Io non mi sento speciale: semplicemente seguo ciò che il cuore mi dice. L’amore per Mattia e Delfina guida tutto ciò che faccio: la vita è complicata, ma non la cambierei per nulla al mondo».
«Mattia è la mia forza e la mia preoccupazione più grande. Il pensiero del “dopo di me” è un tormento che non mi abbandona mai: chi si prenderà cura di luiquando non ci sarò più? Chi capirà la sua anima così come la capisco io? È una domanda che non ha risposte certe».
Le foto online
Nei giorni scorsi per festeggiare tutti i papà bergamaschi, «L’Eco di Bergamo» ha raccolto sul suo sito web le foto inviate alla redazione. Online su ecodibergamo.it oltre 150 foto: un numero che crescerà nella giornata di oggi e che ci permette anche virtualmente di festeggiare tutti i papà. Per inviare la foto del papà basta andare su ecodibergamo.it e seguire le istruzioni.
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