Anziani e studenti «convivono». Il progetto di mutuo-aiuto dell’Università di Bergamo

IL PROGETTO. Iniziativa dell’ateneo di Bergamo: al vaglio fino a settembre i residenti disponibili a offrire una stanza ai ragazzi, in cambio di un supporto. Da ottobre si parte con le coabitazioni.

Costruire un ponte tra generazioni, per rispondere ai bisogni del presente e disegnare insieme un pezzo di futuro. È il progetto su cui lavora l’Università degli Studi di Bergamo: creare opportunità di convivenza – e anche coabitazione – tra studenti universitari e persone anziane.

In concreto: anziani che mettono a disposizione una stanza per accogliere un giovane studente e studenti che danno supporto agli anziani nella quotidianità. Ma c’è anche altro, perché il progetto a cui sta lavorando l’Unibg punta a dar vita anche a «piccoli atelier di saperi» in cui verrà promosso lo scambio tra conoscenze vecchie e nuove: gli over 65 attivi e in salute potranno mettere a disposizione degli studenti il proprio know how in alcuni campi, la propria esperienza di vita e professionale – per esempio – in laboratori didattici o come supporto allo studio e alle tesi.

L’idea alla base del progetto

All’origine del progetto, che sta muovendo ora i primi passi, c’è una delibera della Regione varata a maggio che ha definito uno schema di protocollo d’intesa con il Comitato regionale di coordinamento delle università lombarde per l’attivazione di «misure sperimentali di scambio intergenerazionale a sostegno dell’inclusione della popolazione anziana».

«La conoscenza intergenerazionale, se accompagnata da una progettualità, risulta essere sempre efficace e positivamente sorprendente – premette la professoressa Mariafrancesca Sicilia, prorettrice dell’Università di Bergamo con delega alla Ricerca scientifica –. È per questo motivo che Unibg e il nuovo Centro di ateneo Centre for Healthy Longevity (Chl) si è da subito interessata a partecipare, trovando in questa proposta della Regione Lombardia una interessante sfida da cogliere».

Così, prosegue la prorettrice, «facendo tesoro delle esperienze pilota di intergenerazionalità che Unibg ha già messo in atto negli ultimi anni all’interno dei programmi di didattica e Public engagement, abbiamo sviluppato un progetto in cui crediamo fortemente. Attraverso il progetto intendiamo promuovere la convivenza e la coabitazione tra generazioni che vengono troppo spesso definite come molto distanti, ma che in verità hanno a oggi avuto poche occasioni di confrontarsi e dialogare. La costruzione di un impegno congiunto tra i partecipanti quale collante intergenerazionale è l’elemento distintivo della nostra proposta».

Come sintetizzano dall’ateneo, «la sfida più importante per Unibg è quella proposta dalla Regione Lombardia: promuovere forme di coabitazione, oltre che di convivenza, che possano dare ai nostri studenti nuove possibilità abitative per poter frequentare Bergamo e la sua Università e alle persone anziane un’occasione di conoscenza delle nuove generazioni».

Le fasi del progetto

Due settimane fa l’Università di Bergamo ha ricevuto il via libera dalla Regione per intraprendere passi concreti. «Stiamo facendo una ricognizione delle disponibilità di persone anziane della città che possano essere coinvolte sul tema – approfondisce la professoressa Francesca Morganti, delegata del rettore al Public engagement –, e Bergamo è la prima provincia a portare avanti un progetto di questo tipo. In questa ricognizione stiamo coinvolgendo i Centri per tutte le età (Cte) del Comune e le associazioni, raccogliendo disponibilità sia alla coabitazione sia alla partecipazione alle attività dell’Università. Si tratta di persone che hanno un’esperienza di vita e professionale utile da condividere con i nostri ragazzi. Questa è l’idea degli “atelier dei saperi”: le persone over 65 possono aiutare gli studenti nello studio e nella preparazione degli esami, ma anche nella scrittura delle tesi. La coabitazione può puoi svilupparsi anche in importanti attività sociali, per esempio nel frequentare insieme l’agenda culturale di Bergamo. Vogliamo saldare un impegno reciproco».

La «profilazione» dei potenziali candidati durerà sino a settembre: «L’obiettivo è far partire da ottobre le prime coabitazioni e convivenze, mentre per novembre vorremmo mettere a regime gli atelier dei saperi per le competenze trasversali – prosegue Morganti –. Per gli over 65 che affiancheranno la didattica, vorremmo selezionare inizialmente un corso per ogni Dipartimento. È un progetto complesso, ma con punti d’intervento importanti: creare situazioni in cui sia lo studente sia la persona anziana si responsabilizzino reciprocamente».

Il lavoro è ancora «work in progress», gli obiettivi numerici in via di definizione: «È un percorso pionieristico – rimarca Morganti –. Non vogliamo che sia “solo” un modo per permettere a un ragazzo di trovare un alloggio o a un anziano di occupare una stanza: vogliamo che siano momento di condivisione, un po’ sul modello dei ragazzi alla pari. C’è ancora una resistenza culturale all’intergenerazionalità, ma questa prospettiva può essere fondamentale per andare oltre gli stereotipi: se riuscissimo a trovare alloggio a una cinquantina di studenti saremmo più che soddisfatti». Gli studenti che saranno coinvolti nel progetto, conclude Morganti, «saranno individuati con gli stessi criteri (economici in primis, legati all’Isee, ndr) con cui si assegnano gli alloggi universitari».

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