Anziani fragili: 850 euro in più al mese. «Ma solo a pochi, requisiti troppo rigidi»

DAL 2025. Integreranno l’indennità di accompagnamento per over 80 non autosufficienti, con Isee fino a 6mila euro. La stima: meno di 500 i beneficiari nella Bergamasca. I sindacati: «Servono più fondi». Messina: «Platea esigua».

Qualche voce ridimensionata e un perimetro decisamente stretto, al momento. Il primo sguardo al decreto legislativo «in materia di politiche in favore delle persone anziane», licenziato giovedì dal Consiglio dei ministri, lascia tra gli addetti ai lavori un responso di ombre e luci.

Il nodo, soprattutto, è legato a quella «prestazione universale» che nel 2025 e 2026 (in via sperimentale) dovrebbe potenziare i sussidi in favore degli anziani non autosufficienti: in attesa di avere stime più precise, la sensazione è che potrebbero beneficiarne solo poche – pochissime – centinaia di bergamaschi. Meno di 500 in tutto, verosimilmente. Tra l’altro, con un taglio economico rispetto alle attese della vigilia.

Il decreto legislativo, articolato in 45 pagine, tocca in realtà parecchi temi. La «scheda» del governo spiega che il testo «introduce misure specifiche per prevenirne la fragilità delle persone anziane, per favorirne la salute e per l’invecchiamento attivo»: si promuovono così strumenti di sanità preventiva e di telemedicina e s’introducono «misure volte a contrastarne l’isolamento e la deprivazione relazionale e affettiva, a favore del mantenimento delle capacità fisiche, intellettive e sociali». E ancora, ad esempio, si potenzieranno alcuni servizi territoriali dedicati alla «valutazione multidimensionale» per l’orientamento e l’accesso ai servizi sanitari, sociali e sociosanitari dedicati agli anziani.

La «prestazione universale»

Il capitolo più d’impatto è però quello che dovrebbe rafforzare alcuni sussidi economici, con una novità: «Dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026 – spiega il governo – in via sperimentale e nel limite di spesa massimo pari a 300 milioni annui, si introduce una prestazione universale composta da una quota fissa monetaria e da una quota integrativa definita “assegno di assistenza”, finalizzata all’acquisto di servizi, per promuovere il progressivo potenziamento delle prestazioni assistenziali per il sostegno alle persone anziane non autosufficienti e destinata a sostituire progressivamente l’indennità di accompagnamento». In pratica, dei soldi (erogati dall’Inps) da dare all’anziano non autosufficiente.

I requisiti paiono però stringenti: avere almeno 80 anni, «un bisogno assistenziale gravissimo definito dall’Inps sulla base di determinati indicatori» (verosimilmente quelle situazioni che già beneficiano dell’accompagnamento) e un Isee non superiore a 6mila euro. «La componente relativa alla quota fissa monetaria corrisponde alla medesima quota stabilita attualmente per l’indennità di accompagnamento (527,16 euro mensili)», spiega il governo, mentre «la quota integrativa è pari a 850 euro mensili (mentre inizialmente le bozze parlavano di 1.000 euro, ndr) ed è finalizzata a remunerare il costo del lavoro di cura e assistenza, svolto da lavoratori domestici o l’acquisto di servizi destinati al lavoro di cura e assistenza». Le associazioni di categoria stimano che in tutta Italia ne beneficerebbero circa 25mila persone; applicando gli stessi criteri di calcolo, in Bergamasca si dovrebbe restare sotto le 500 persone.

Le reazioni

«Entro fine gennaio doveva arrivare comunque un decreto, pena la decadenza di tutta la legge sulla non autosufficienza, e a quel punto sarebbe stata una situazione ben peggiore: saremmo tornati all’anno zero – riconosce Giacomo Meloni, al vertice della Fnp Cisl Bergamo -. Il dato su cui insisteremo è lo stanziamento economico, che al momento pare limitato: servono risorse ben maggiori e strutturate. Un intervento che guardi in prospettiva a un nuovo welfare per gli anziani non può basarsi né su sperimentazioni a tempo, né su un finanziamento contenuto. Se l’attenzione all’invecchiamento attivo è positiva, manca invece un intervento strutturale per creare le condizioni affinché la persona anziana fragile non autosufficiente abbia la possibilità di rimanere a casa, anziché ricorrere al ricovero in Rsa».

Alcuni elementi di positività li rileva anche Orazio Amboni (Cgil), come l’orientamento all’accesso ai servizi e il «riconoscimento di un ruolo centrale di coordinamento agli Ambiti territoriali». «Era molto atteso il testo definitivo sulla riforma dell’indennità di accompagnamento», prosegue Amboni, ma i requisiti così stretti pongono dei dubbi: «Difficile quantificare a Bergamo quanti siano gli 80enni con indennità di accompagnamento e Isee non superiore a 6mila euro, ma soprattutto va sottolineato che a cadere in situazioni di grave non autosufficienza possono essere anche soggetti con meno di 80 anni, soggetti che resterebbero così esclusi dalla prestazione».

«Sulla non autosufficienza si poteva davvero cambiare il passo – riflette Marcella Messina, assessore alle Politiche sociali del Comune di Bergamo e presidente del Collegio dei Sindaci – considerato che la riforma è attesa da decenni e che come Paese siamo in ritardo rispetto per esempio a Francia, Spagna e Germania. Non è stato individuato nulla affinché questa riforma possa avere quelle gambe necessarie perché si metta in moto. La platea dei possibili beneficiari è molto esigua. Il decreto legislativo rimanda peraltro a un’infinità di nuovi atti che dovranno poi essere approvati».

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