Anziana caduta dal quarto piano a Colognola: «Fu omicidio volontario»

IL DELITTO. Il pm ha chiesto 23 anni per la colf ucraina di 28 anni accusata di aver gettato l’anziana Rosanna Aber dalla finestra del quarto piano.

Rosanna Aber, 77 anni, non si è suicidata, né è stata vittima di un incidente domestico. Da quella finestra al quarto piano di un palazzo di via Einstein, quartiere di Colognola a Bergamo, è caduta perché qualcuno l’ha gettata. E quel qualcuno non può che essere, Krystyna Mykhalchuk, la 28enne colf ucraina che era in casa con la pensionata.

Affetta da ludopatia

È la tesi che ha sostenuto il pm Guido Schininà al processo che vede la giovane, attualmente agli arresti domiciliari nell’abitazione di Scanzorosciate, imputata di omicidio volontario aggravato e furto aggravato. Nell’udienza di martedì 26 novembre il sostituto procuratore ha invocato una condanna a 23 anni: 22 per l’omicidio e un anno per i tre prelievi con il bancomat della vittima (per un totale di 2.000 euro) che l’imputata, affetta da ludopatia, ha ammesso di aver fatto per comprare Gratta e Vinci.

Ed è proprio per evitare la denuncia che la signora Aber aveva minacciato di presentare dopo aver scoperto gli ammanchi che, per l’accusa, Mykhalchuck il 22 aprile 2022 avrebbe spinto dalla finestra la 77enne, che mai sarebbe riuscita da sola ad arrampicarsi sul davanzale, lei che era di bassa statura e negli ultimi giorni pure debilitata. La 28enne temeva infatti – è il ragionamento che il pm Schininà ha proposto all’attenzione della Corte d’assise – che la querela avrebbe potuto compromettere il rinnovo del permesso di soggiorno, le cui pratiche erano in corso proprio in quel periodo.

La caduta di schiena

Non fu suicidio né incidente domestico, anche perché la donna cadde di schiena, dinamica singolare se non riconducibile a un omicidio, ha sottolineato il sostituto procuratore. L’accusa ha anche elencato le diverse versioni fornite dall’imputata, tutte diverse l’una dall’altra. Ai testimoni accorsi nei pressi del corpo della pensionata prima raccontò che, mentre la signora Aber cadeva, lei era impegnata nelle pulizie in bagno. Poi, subito dopo, che era nella stessa stanza e che aveva tentato di afferrare l’anziana, senza però riuscirci. In altre dichiarazioni la 28enne si era collocata in cucina o nel corridoio. «Il problema delle menzogne – ha chiosato Schininà – è che poi bisogna ricordarsele».

La richiesta di risarcimento

L’avvocato Alessandro Zonca, legale di parte civile per i figli della vittima Elisabetta e Gianandrea Besana, ha ribadito «l’ipotesi dell’atto volontario», invocando un risarcimento provvisionale di 416.530 euro per ciascuno dei suoi assistiti. Il 21 gennaio parleranno gli avvocati Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta, difensori dell’imputata.

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