Ancora senz’acqua calda e quasi un milione di danni: il dramma di 12 famiglie in via Pescaria

DOPO L’ALLUVIONE. Coinvolti i residenti dei civici 23 e 25. Dal 9 settembre sono ancora senza acqua calda e per lavarsi si sono dovuti organizzare con amici, parenti o in palestra.

Una volta si va in palestra, un’altra dagli amici e un’altra ancora dai parenti. È la routine quotidiana di dodici famiglie di via Pescaria, non certo spensierata, ma costretta: dall’alluvione del 9 settembre sono ancora senza acqua calda e per lavarsi si sono dovuti organizzare così. La situazione è ancora drammatica ai civici 23 e 25. I sacchi di sabbia per terra, i deumidificatori e le pompe per l’aspirazione dell’acqua in funzione, i detriti trasportati dalla piena ammucchiati vicino a un muretto: sembrano passati pochi giorni eppure è trascorso quasi un mese e mezzo. I residenti hanno letto le storie di via Baioni, via Tremana e via Crocefisso e vogliono che si sappia quanto è successo anche a loro. Il conto è di quasi un milione di euro di danni.

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«La situazione è grave – dice Luigi Carminati, che vive al numero 23 –. Qui ci siamo trovati fra tre fuochi»

«La situazione è grave – dice Luigi Carminati, che vive al numero 23 –. Qui ci siamo trovati fra tre fuochi». In quest’area di Valtesse il reticolo idrico ha avuto effetti dirompenti. I «fuochi» di cui parla Carminati sono il riolo del Tiro a Segno, che scorre, coperto, sotto il centro abitato, e di cui una parte del tratto è stata canalizzata sotto il terreno dell’abitazione dell’uomo; dietro i complessi di case si trova poi la roggia «della griglia di via Einaudi» (questo il nome con cui è indicata dai residenti), di cui una porzione fluisce nel giardino dove vivono le famiglie di via Pescaria. Il terzo elemento è il cantiere della linea T2 del tram, anch’esso di fronte alle case. La notte dell’alluvione si è scatenata una concatenazione di eventi: allo stesso tempo hanno esondato il riolo del Tiro a Segno, scoperchiando il tombino sulla strada, e la roggia di via Einaudi, che ha rotto un muro di protezione. In poco tempo garage e case sono stati allagati. «L’acqua all’esterno è arrivata ad un metro e 20 di altezza, ha distrutto le basculanti dei garage ed è entrata. Abbiamo perso due autovetture e tutto quello che c’era dentro, di fatto erano due salotti arredati» racconta Carminati.

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L’inondazione di settembre non è l’unica che ricorda. Nel 2016, spiega, ce ne fu un’altra, meno grave, dopo la quale per lo spavento decise di installare delle paratie all’ingresso di casa: del tutto inutili, l’acqua ha distrutto pure quelle.

«L’acqua e il fango sono saliti in casa dai box e sono arrivati a 20 centimetri. Solo noi abbiamo perso due auto, una moto, due bici elettriche e il locale interrato con la taverna. Nei garage – aggiunge Laura – è rimasto tutto sommerso per 24 ore»

Al civico 25, dove vivono dieci famiglie, i danni sono stati ancora più pesanti. Laura Cassera ci fa entrare nel suo appartamento al piano terra, dove la prima cosa che vediamo è il deumidificatore attaccato alla corrente vicino alla porta. «L’acqua e il fango sono saliti in casa dai box e sono arrivati a 20 centimetri. Solo noi abbiamo perso due auto, una moto, due bici elettriche e il locale interrato con la taverna. Nei garage – aggiunge Laura – è rimasto tutto sommerso per 24 ore». Ci accompagna di sotto, e quello che si vede stringe il cuore: i garage, tutti aperti, perché l’acqua ha divelto le serrande, sono una distesa di camere vuote, e l’unico suono è quello del silenzio di chi ha perso tutto. Il conto dei danni è l’altra nota dolente: 20mila euro per pagare la ditta che ha aspirato l’acqua dai garage con le pompe; 30mila euro per rifare gli impianti elettrici. E, cosa anche più difficile da accettare, 50mila euro per rifare il muretto della roggia di via Einaudi rotto dall’acqua visto che scorre nella loro proprietà. «Per ora – dice Laura – sono circa 150mila euro solo di danni condominiali, tutti da anticipare» a cui si sommano quelli per i beni privati: tra auto e moto sono stati rottamati circa 25 mezzi, con una stima di 800mila euro di valore. Il disagio più grave rimane però l’assenza di acqua calda, che, dicono, sarà disponibile a novembre. Anche per questo Antonio Saitta ha dovuto regolarsi. «Ho una bambina piccola e per 10 giorni ho dovuto farla dormire da mia sorella».

I danni e il conto da anticipare

I residenti non vogliono cercare colpevoli, ma almeno portare a conoscenza le autorità di situazioni a tratti paradossali come spiega Luigi Carminati, che per la porzione di riolo sottostante la sua proprietà deve pagare un canone di quasi 600 euro ogni anno: «Il Demanio li chiede perché è previsto dalla legge regionale sul reticolo idrico minore. Ma è assurdo pagare per qualcosa che mi distrugge la casa». È amareggiato anche perché la manutenzione, secondo lui, non basta. «Della roggia di via Einaudi dovrebbe interessarsi il Consorzio di bonifica. L’unica che pulisce regolarmente la griglia e interviene ogni volta che chiamo dopo un temporale è Aprica».

Il cantiere della T2

Il cantiere della T2, sostiene, è la concausa minore. «Avrà influito per il 10 per cento». Gli scavi hanno modellato il terreno creando una pendenza che scendendo da Ponteranica avrebbe trasportato acqua e fango. Interpellata, Teb afferma: «A seguito delle verifiche condotte direttamente da Teb e dalla Direzione lavori, risulta evidente che la causa degli allagamenti è dovuta all’entità della pioggia, superiore alle medie registrate e da considerare come evento eccezionale e quindi imprevedibile, come dimostrano i danni prodotti su ampie zone di Bergamo e dei Comuni vicini. I lavori in corso per la realizzazione della linea tranviaria sono eseguiti secondo il progetto esecutivo approvato e le opere provvisionali e le sistemazioni delle aree di cantiere risultavano idonee per la gestione di acque meteoriche di eventi normali. Dispiace – prosegue la nota – che molti cittadini abbiano subito danni, ma non si possono certo imputare ai lavori di Teb che hanno, peraltro, subito danni da allagamento. In alcuni casi lo scavo ha funzionato da vasca di laminazione. Si esclude, pertanto, qualsiasi responsabilità di Teb o delle imprese esecutrici dei lavori». Nei giorni seguenti al disastro, lungo il tracciato del tram, sono comparsi blocchi di cemento a protezione del cantiere.

«Ogni volta che piove è un incubo»

In via Pescaria ora la paura è tanta. «Ogni volta che piove è un incubo» dice Antonio Saitta, che chiede maggiore attenzione sulle opere pubbliche in generale: «La furia della natura non c’entra, la natura si prende tutto quello che noi le togliamo. Serve una maggiore cura».

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