Altro verde mangiato dal cemento
In un anno «spariti» 120 campi da calcio

Nel rapporto Ispra sul consumo di suolo la Bergamasca è seconda in Lombardia. Covo è il terzo comune a livello regionale.

Altro verde mangiato dal cemento. Nell’ultimo anno, in Bergamasca, è come se fossero spariti circa 120 campi da calcio. Per l’esattezza, 85 ettari. È il dato dell’avanzata del consumo di suolo nel 2019 in provincia di Bergamo, secondo il nuovo report annuale dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

Bergamo è la seconda provincia lombarda per incremento assoluto: Brescia spicca (in negativo) per i 184 ettari trasformati, mentre Milano ne ha utilizzati solo 66; in totale in Lombardia se ne sono andati 642 ettari (cioè l’equivalente di oltre 900 campi da calcio), in tutto il Paese 5.186 ettari. A fine 2019, in Bergamasca risultavano consumati complessivamente 32.525 ettari di suolo, pari all’11,80% della superficie totale: un dato in linea con quello lombardo (12,05%), che media territori con grandi differenze, dal 40,56% di Monza e Brianza al 2,64% di Sondrio.

L’Ispra fotografa poi alcuni trend su base comunale: lo scorso anno, la città di Bergamo ha costruito su 3 nuovi ettari (per dare dei riferimenti sugli altri capoluoghi: Brescia ne ha consumati 10, Milano solo uno); Covo è invece il terzo comune lombardo col maggiore incremento, avendo consumato 12 ettari di suolo «vergine».

«Lo spreco continua»

«L’aumento del consumo di suolo non va di pari passo con la crescita demografica e in Italia cresce più il cemento che la popolazione – è la sintesi tratteggiata dall’Ispra per l’Italia -: nel 2019 nascono 420 mila bambini e il suolo ormai sigillato avanza di altri 57 km quadrati (57 milioni di metri quadrati) al ritmo di 2 metri quadrati al secondo. È come se ogni nuovo nato italiano portasse nella culla ben 135 mq di cemento. Lo spreco di suolo continua ad avanzare nelle aree a rischio idrogeologico e sismico».

Da Legambiente Lombardia la critica si posa in particolare sui nuovi insediamenti della logistica che stanno erodendo terreno ancora vergine, così come i nuovi progetti di espansione del commercio.

«Si tratta di un business immobiliare che deliberatamente trascura i sedimi dei tanti capannoni abbandonati lasciati a deperire spesso di fianco ai nuovi centri logistici – dichiara Damiano Di Simine, responsabile suolo di Legambiente -. Una situazione generata dalla inadeguatezza del sistema delle regole necessarie ad arginare un fenomeno che ha molti connotati speculativi».

Per l’associazione ambientalista, poi, «il Ptcp di Bergamo (il Piano territoriale di coordinamento provinciale dedicato ad armonizzare lo sviluppo urbanistico, in corso di approvazione, ndr) suona come un campanello d’allarme nel momento in cui di fatto contempla diritti, scambiabili tra comuni, di consumare suolo, trasformando il suolo in moneta circolante. Così si rischia di innescare una spirale pericolosissima, a cui ci opporremo in ogni modo», dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. In questi giorni, i circoli bergamaschi dell’associazione presenteranno delle specifiche osservazioni per mitigare la possibilità del «libero scambio di quote di consumo di suolo tra i comuni anche non contigui della Provincia».

Indicazioni recepite

Respinge le critiche Gianfranco Gafforelli, presidente della Provincia di Bergamo: «Il Ptcp, che speriamo di approvare definitivamente per metà ottobre, va nella direzione di salvaguardare il territorio e ridurre il consumo di suolo – sottolinea -. Abbiamo recepito in toto le indicazioni regionali sul tema; anche da un punto di vista politico-amministrativo c’è stata una grande maggioranza nell’assemblea dei sindaci dedicata all’approvazione. Sicuramente ci sarà un ulteriore e attento confronto sulle osservazioni. Gli insediamenti nella Bassa? È vero che ce ne sono parecchi pronti a partire: l’auspicio è che ci sia un coordinamento tra tutte le istituzioni per poter governare insieme e al meglio queste trasformazioni».

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