Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 09 Aprile 2021
All’ospedale «Papa Giovanni» spunterà l’ottava torre: opera da 56 milioni di euro
Forte l’esigenza di spazi per l’Oncoematologia. Il progetto già in Regione, verrà ora ripresentato per il piano di investimenti. Si punta al «Recovery Fund».
Adesso è ben più di un «si dice»: da tempo si parlava della necessità per l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo di ricavare nuovi spazi per la cura dei malati, e più volte si era rincorsa la voce sull’ipotesi di un’ottava torre. L’attuale ospedale è costituito da una piastra centrale, dove si trovano gli spazi per la diagnostica, le sale operatorie e gli ambulatori, e sette torri, a più piani, che ospitano i diversi reparti, con relativi spazi per il ricovero e le prestazioni ambulatoriali. Ora l’ipotesi di una ottava torre sta diventando realtà, c’è una proposta iniziale di un progetto, e si conta sullo «slancio» che potrebbe arrivare, come per tutta la sanità italiana, dalle risorse del Recovery Fund. Gli spazi, per realizzarla già ci sono, e, come si sottolineava sin dai tempi dell’allora direttore generale Carlo Nicora, oggi dg dell’Irccs San Matteo di Pavia, in fondo l’ospedale è stato «pensato» proprio tenendo conto di una possibile «aggiunta» di una torre.
A nove anni dall’inaugurazione dell’ospedale, l’esigenza di nuovi spazi per l’attività clinica, che era già stata rilevata prima della pandemia, è dettata in particolar modo dall’incremento dell’attività dell’area dell’Oncoematologia, che registra un bacino di utenza in progressiva e continua crescita, con utenti che arrivano anche da fuori provincia. L’esigenza è pressante soprattutto a livello ambulatoriale (per la gestione dell’afflusso di visite ed esami), e per tutte quelle attività terapeutiche che non richiedono un ricovero su più giorni (per esempio il day hospital per la chemioterapia o altre prestazioni correlate alle cure oncoematologiche). Peraltro, la crescita esponenziale negli ultimi anni dell'attività per alcune patologie è direttamente legata all’innovazione tecnologica e dalla ricerca clinica che hanno introdotto nuovi strumenti diagnostici e modalità terapeutiche sempre più evolute, che oggi rendono per molte prestazioni non più necessario il ricovero ospedaliero a favore di percorsi erogabili in giornata. Lo scoppio della pandemia, inoltre, con la necessità di creare distanziamento fra gli utenti, percorsi protetti per i più fragili e che permettano di avere nettamente distinte zone dedicate al Covid da quelle per altre patologie, ha fatto emergere l’utilità di uno sguardo prospettico verso il futuro, pensando quindi di realizzare spazi delimitati e permanenti per gestire i pazienti più fragili ed estremamente vulnerabili e i loro familiari accompagnatori e caregiver con la massima attenzione e sicurezza.
Il progetto di realizzazione dell’ottava torre – l’intervento ha un valore stimato in 56 milioni di euro – è stato presentato dall’Asst Papa Giovanni, oggi guidata da Maria Beatrice Stasi, a settembre alla Regione Lombardia, per ottenere l’accesso ai fondi del governo messi in campo dal Recovery Fund, lo strumento individuato dalla Commissione europea per rilanciare le economie dei Paesi membri dopo la pandemia da Sars-Cov2. A gennaio 2021, poi, il governo ha predisposto un piano che privilegia le strutture territoriali, anziché l’edilizia ospedaliera, e la messa in sicurezza e a norma di strutture sanitarie esistenti. Quindi adesso l’intento dell’Asst – che sui dettagli del progetto per l’ottava torre non fa commenti – verrà presentato per una seconda volta alla Regione Lombardia, nell’ambito della delibera quadro del piano pluriennale di investimenti, per una valutazione, all’interno del quadro generale di sistema, sia alla luce dei fondi nazionali per l’edilizia sanitaria, sia di eventuali ulteriori risorse derivanti dal Recovery Fund. Il progetto, quindi, ha una ulteriore valenza, oltre a quella di dare più spazi per l’Oncoematologia: si pone come simbolo di un cambiamento epocale della sanità italiana per sfruttare al meglio l’opportunità che, in piena pandemia, arriva dal Recovery Fund.
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