Allarme incidenti stradali: da inizio anno 12 le vittime in Bergamasca

I NUMERI. Solo in aprile 5 morti. Nella Giornata europea della sicurezza Carminati: «Ancora molti comportamenti scorretti: serve prevenzione».

Sono già 12 le persone che hanno perso la vita sulle strade della Bergamasca, compresi i bergamaschi morti in incidenti stradali fuori dal territorio provinciale. Un dato in media con gli anni scorsi, anche se il mese di aprile è stato il peggiore, con un’escalation che ha portato a ben 5 vittime su 12. Per questo la sicurezza stradale resta un tema centrale: troppi automobilisti viaggiano senza la copertura assicurativa e ancora tanti viaggiano utilizzando il cellulare all’orecchio, anziché con il vivavoce, o chattando, a volte anche in autostrada.

«L’appello»

L’allarme, nella Giornata europea della sicurezza stradale che si celebra oggi, arriva da Ivanni Carminati, presidente dell’associazione italiana dei familiari delle vittime della strada: «Le pene sono state inasprite dal Codice della strada, anche se purtroppo evidentemente non è sufficiente – sottolinea –: ora si va tra l’altro verso la bella stagione e il numero di motociclisti e ciclisti in circolazione sulle strade della Bergamasca andrà inevitabilmente crescendo. Proprio loro sono gli utenti più deboli della strada, assieme ai pedoni, perché chi viaggia in auto può comunque contare su protezioni come gli airbag e cinture, mentre in bici e moto si è più esposti a conseguenze anche mortali».

Le statistiche

Quanto ai dati, a gennaio si sono registrate tre vittime, a febbraio due, a marzo due e ad aprile cinque. L’età media delle vittime è di 46 anni. Quattro i morti in moto, quattro in auto (di cui uno passeggero), due viaggiavano su mezzi pesanti e due erano in bicicletta. Quattro le donne e otto gli uomini. Un dato, questo, che conferma quanto gli uomini siano statisticamente più presenti tra le vittime della strada: basti pensare che in tutto l’anno scorso, su 49 vittime complessive, solo 9 erano donne, mentre l’anno prima, il 2021 ancora segnato dalle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, i morti erano stati 31, di cui solo due donne. Quest’anno in 4 hanno perso la vita il lunedì, in tre il venerdì, due il sabato, due il giovedì e uno il martedì.

L’importanza di prevenire

«Dietro ogni vittima c’è sempre una famiglia – aggiunge Carminati –, oltre alle amicizie, le conoscenze, l’attività lavorativa e l’impegno sociale. L’incidente è un fatto inaspettato, che arriva senza alcun preavviso. In un secondo ti cambia la vita per sempre. I controlli stradali ci sono, anche se l’organico delle forze dell’ordine, nonostante alcuni recenti rinforzi, resta quello che è: l’impegno da parte loro è sempre costante e importante, ma è inevitabile pensare che servirebbero più agenti per controllare di più e soprattutto fare prevenzione». Prevenzione che vede proprio l’associazione dei familiari delle vittime impegnata da anni nelle scuole: «Fin dalle elementari è bene spiegare in modo molto chiaro cosa significa perdere una vita e quanto sia importante viaggiare con prudenza. Oggi assistiamo a davvero tante persone che guidano usando il cellulare, sorpassano anche viaggiando ben oltre i limiti consentiti. E poi in tanti non hanno la copertura assicurativa: in caso di incidente i familiari delle vittime non verrebbero così nemmeno risarciti, oltre ad avere perso il loro caro. Per questo diciamo sempre che la prevenzione non è mai abbastanza. Alla guida servono sempre il buonsenso e il rispetto delle regole. Le leggi sono state sì inasprite, ma non basta. È vero che negli anni il numero di vittime è andato diminuendo a Bergamo e provincia, ma il valore di ciascuna vita è fondamentale e non può essere persa sulla strada per colpa propria o per colpa di altri».

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