Alcol e minori, è allarme tra le ragazze: «I social esasperano l’emulazione maschile»

I dati. Dal 2019 su 208 accessi per abuso di sostanze alcoliche al «Papa Giovanni» e all’Asst Bergamo Est più del 53% ha riguardato giovani donne. Si assottiglia il divario. Riglietta: «I numeri sono piccoli ma assolutamente importanti».

L’ultimo miglio porta con sé la fotografia di un’evidenza. Nel solo mese di gennaio, su sei minorenni giunti nei pronto soccorso del «Papa Giovanni» e dell’Asst Bergamo Est per abuso di alcol, ben quattro erano ragazze. È certo solo un piccolo frammento, assai limitato nel campione, ma - con la stessa certezza - è indicativo di un fenomeno ben più ampio.

Perché quando lo sguardo si allarga, le cifre – e le sensazioni – diventano più solide: l’«eccesso alcolico» colpisce soprattutto le ragazzine. Dal 2019 al gennaio del 2023, la maggior parte degli accessi in pronto soccorso per abuso di alcol tra i minorenni – il campione di riferimento è rappresentato dai dati di «Papa Giovanni» e Bergamo Est, indicativi per parlare soprattutto della città e dell’hinterland – ha riguardato prevalentemente le ragazze: 111 accessi su 208, il 53,4% del totale, con un picco d’incidenza del 63% nel 2021 e un nuovo rimbalzo al 66% nel primo mese di quest’anno. E se è vero che il fenomeno, nei suoi valori assoluti ha visto una riduzione negli ultimi quattro anni, passando in particolare al «Papa Giovanni», dai 32 accessi del 2019 ai 18 del 2022, l’aumento della componente «femminile», anche a detta degli esperti, resta purtroppo un dato oggettivo, confermato dal trend a livello nazionale.

Al Pronto soccorso 111 accessi su 208, il 53,4% del totale, con un picco d’incidenza del 63% nel 2021 e un nuovo rimbalzo al 66% nel primo mese di quest’anno

«Stabili i casi più gravi»

«Si tratta di variazioni lievi da anno ad anno, dovute a fattori variabili, ma i numeri restano decisamente importanti», premette Marco Riglietta, direttore della Struttura complessa Dipendenze dell’Asst «Papa Giovanni». «Tra l’altro resta sostanzialmente stabile il numero di accessi in codice giallo o rosso, cioè i casi più gravi – sottolinea Riglietta -, mentre la diminuzione è prevalentemente per i codici verdi». Ma quel che più balza all’occhio, rileva lo specialista, è «la differenza di genere: si sta realizzando quello che si diceva un po’ di anni fa, cioè l’assottigliarsi del divario di comportamenti tra maschi e femmine».

Anche la pandemia ha inciso

È così anche a livello nazionale, perché anche su larga scala si assiste a un aumento della problematica tra le ragazze. Perché? «C’è un progressivo uniformarsi dei comportamenti, legato a fattori sociali, e questo elemento lo vediamo soprattutto nelle fasce più giovani degli adolescenti – spiega Riglietta -. C’è poi un’altra componente, più fisiologica, legata al fatto che le donne hanno una minor capacità di metabolizzare l’alcol». Dal 2019 al 2023, su 119 minori giunti in pronto soccorso per abuso di alcol, in 61 casi si è trattato di femmine. Al di là delle differenze tra maschi e femmine, la pandemia ha inciso sugli abusi di sostanze, ma «far ricadere tutto ai tre mesi di lockdown è eccessivo – riflette Riglietta -. Sicuramente con la pandemia sono aumentati diversi disturbi di tipo psicologico-psichico: in situazioni di fragilità si pensa di poter “autotrattare” queste situazioni, l’abuso di alcol è la strada più semplice. Ma è un problema che riguarda tutti, non solo gli adolescenti». Tra le altre sostanze, ad esempio, emerge un incremento di accessi per intossicazione da benzodiazepine e tranquillanti tra gli adulti (specie nella fascia dei sessantenni), e per abuso di oppiacei da prescrizione tra gli anziani; sotto i vent’anni, cresce la cocaina. «Il consiglio – rimarca Riglietta – è di non sottovalutare mai queste situazioni: sono necessari approfondimenti e valutazioni, il consulto medico è importante».

A volte si tende a minimizzare l’ubriacatura dei ragazzi, riducendola a una bravata, invece questo può rappresentare un segnale d’allarme che deve essere colto in tempo

È solo la punta dell’iceberg «I dati sugli accessi in pronto soccorso sono la punta dell’iceberg dell’abuso di alcol, che difficilmente emerge a livello di emergenza e assistenza – premette il dottor Nicola Rizzardi, specialista del Serd di Lovere dell’Asst Bergamo Est -: molto spesso i sintomi lievi vengono gestiti dai gruppi amicali senza rivolgersi ai servizi sanitari, per paura di essere scoperti dai genitori». Nella filigrana dei numeri scorre nuovamente la differenza di genere: nelle strutture dell’Asst, sempre tra l’inizio del 2019 e il gennaio del 2023, su 89 minori

«Il tema di fondo è la normalizzazione dell’uso degli alcolici, che si lega anche all’esaltazione attraverso i social»

giunti in pronto soccorso per abuso di alcol, ben 50 erano femmine. «Il tema di fondo è la normalizzazione dell’uso degli alcolici, che si lega anche all’esaltazione attraverso i social. L’incidenza del fenomeno tra le ragazze, come indicato anche dai dati sugli accessi in pronto soccorso, è significativa per via di diversi fattori. Se si osservano le diverse fasce d’età, si può ipotizzare che un elemento sia legato al fatto che le ragazze tendano a seguire compagnie maschili di età maggiore, anche col rischio di comportamenti imitativi – aggiunge Rizzardi -. A volte si tende a minimizzare l’ubriacatura dei ragazzi, riducendola a una bravata, invece questo può rappresentare un segnale d’allarme che deve essere colto in tempo. Il genitore deve far passare il messaggio che nell’età dello sviluppo l’alcol è un pericolo a livello di sviluppo cerebrale, in particolare per l’aspetto cognitivo. Da un lato, tuttavia, per l’adolescente il divieto diventa motivo di sfida: la forza sta nel dialogo, non nell’imposizione».

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