Al macero 300mila farmaci l’anno, a Bergamo ogni abitante getta via tre scatole

IL FENOMENO. È quanto emerge dai monitoraggi di Federfarma: non tutti sono già scaduti. Petrosillo: «Inutile comprarne se non servono». Raciti: «Servirebbe prescriverne di meno».

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Tre confezioni in media a testa (forse qualcosa di meno), che moltiplicate per i residenti della città, fanno 300mila scatole di farmaci che ogni anno vengono avviate allo smaltimento a Bergamo. E non sono tutti medicinali scaduti. È un dato che ritorna, senza sostanziali cambiamenti tra un anno e l’altro, quello che emerge dalle statistiche di Federfarma.

Nei bidoni delle farmacie finiscono confezioni dimenticate nei cassetti di casa e poi scadute senza essere state utilizzate, ma anche scatole di farmaci ancora buoni che i pazienti «scartano», spesso a causa di un cambio di terapia. In linea teorica sono medicine che potrebbero essere destinate a qualcun altro, in primis a persone in difficoltà. Tuttavia le possibilità affinché ciò avvenga sono limitate.

Un tema delicato

Anche se negli anni sono stati avviati alcuni progetti in tal senso, il tema del riciclo dei medicinali resta delicato: la data di scadenza è solo uno dei fattori che garantisce l’efficacia del farmaco; un altro, la conservazione, rappresenta invece una variabile sulla quale nessuno può garantire al 100%. Ed è questa la ragione per cui tanti progetti, col tempo, si sono arenati.

Come intervenire?

Com’è possibile, dunque, ridurre l’enorme quantità di medicinali avviati ogni anno allo smaltimento che, secondo i dati Ispra, ammonterebbe in Italia a oltre mille tonnellate l’anno? «Dopo la data di scadenza, il principio attivo potrebbe degradarsi e possono generarsi impurezze che potrebbero rivelarsi dannose per il nostro organismo – puntualizza Davide Petrosillo, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bergamo –. Consiglio di non assumere mai farmaci scaduti e di fare molta attenzione alle informazioni che si trovano su internet. Ricordo inoltre che per alcune forme farmaceutiche come sciroppi e colliri, le scadenze indicate si riferiscono al contenitore chiuso: una volta aperto la scadenza si riduce». Fatte queste premesse, come evitare gli sprechi? «È inutile comprare farmaci se non ne abbiamo bisogno, soprattutto se per “rimpiazzare” quelli che abbiamo appena buttato perché scaduti. Le farmacie sono sempre aperte e l’accesso ai medicinali è sempre garantito _ aggiunge Petrosillo – . Su alcune tipologie di farmaci potrebbe aprirsi una riflessione tra le autorità competenti, per eventualmente rivalutare i meccanismi che determinano la scadenza. C’è infatti uno studio francese dello scorso anno che evidenzia come alcuni farmaci siano validi anche dopo la scadenza».

«Prevenire in fase di prescrizione»

Per il presidente di Federfarma Andrea Raciti, «lo spreco dei farmaci va prevenuto in fase di prescrizione. Ci sono medicinali che vengono smaltiti perché nel frattempo al paziente viene cambiata la terapia. Il tema del loro riutilizzo è delicato: quando il medicinale entra a casa del paziente, nessuno sa cosa può accadere. I progetti di riciclo possono anche essere lodevoli, tuttavia un farmaco non è un bene di consumo e la sua somministrazione attiene alla salute dei pazienti». Le norme che permettono di riciclare i farmaci sono «rigide e rigorose», dice Ernesto De Amici, farmacista di Dalmine, già presidente dell’Ordine. «Bisogna evitare che se ne faccia un mercato – aggiunge –. Un paio d’anni fa, una rilettura meno rigida della normativa ha allargato un po’ le maglie e mi auguro che possano partire nuove iniziative di raccolta».

Il Banco farmaceutico

Nella Bergamasca è attiva da anni quella del Banco farmaceutico: 17 farmacie, ognuna «abbinata» a un ente assistenziale, raccolgono i medicinali non utilizzati. «Il farmacista verifica alcuni parametri, come la scadenza superiore ai 6 mesi e il fatto che non rientrino nella catena del freddo – spiega Donata Pellizzari, referente del Banco farmaceutico – . Dopodiché l’ente abbinato alla farmacia ritira i farmaci una volta al mese. Quelli non utili a all’ente, li devolviamo a una onlus in Venezuela». Nel 2024 l’iniziativa del Banco farmaceutico ha consentito di raccogliere 13.501 confezioni di farmaci per un valore di 237mila euro.

«Spesso succede che le terapie vengano modificate; il fatto di averne più confezioni non ha senso e una volta che il farmaco viene venduto, non può avere più mercato»

Fuori da una farmacia del centro fermiamo una signora che ha appena acquistato la terapia per il marito che ha problemi di cuore: «Ne prendo solo lo stretto necessario – ci dice –, in due anni lo specialista ci ha cambiato i farmaci per tre volte». «Succede spesso – conferma Fabio Rolla, titolare dell’omonima farmacia di via Moroni –. Noi suggeriamo ai pazienti di aspettare a buttare i medicinali non scaduti e, soprattutto all’inizio di una terapia, consigliamo di comprarne solo una scatola. E stiamo constatando che anche la quantità di farmaci che finiscono nel bidone qui fuori è diminuita». «Se la terapia impostata dal medico è nuova, di rado vedo prescrivere grosse quantità – è l’esperienza di Alessandro Bonaiti della farmacia Bialetti di Borgo Palazzo –. Spesso succede che le terapie vengano modificate; il fatto di averne più confezioni non ha senso e una volta che il farmaco viene venduto, non può avere più mercato».

La lotta allo spreco parte dunque dall’eliminazione delle scorte: «Piuttosto che sprecarli, sempre più persone chiedono come poter riciclare i medicinali – dice Vittoria Purpura, titolare della farmacia alla Grumellina –. Il farmacista deve garantire la corretta conservazione del farmaco e non può né ritirare, né conservare i farmaci “resi”. Noi indirizziamo i nostri clienti alla Croce Rossa, che ha un ambulatorio del farmaco, o ad altre associazioni». «Io di medicinali non ne prendo – ci dice la signora Maria Grazia («84 anni, lo dica») –. Finché sono in piedi, va bene così. Mi è capitato di gettare una confezione scaduta che ho trovato a casa di mio figlio. Mi è dispiaciuto, ma con la salute non si scherza».

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