Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 15 Agosto 2024
Affitti brevi, stretta per 3.500 proprietà. Senza il codice multe fino a 8mila euro
TURISMO. A settembre il debutto delle nuove regole volute dal governo. Le sanzioni scatteranno da gennaio. Gli addetti ai lavori: «Procedure non semplici, ma Lombardia avanti: si era già dotata di norme anti abusivi».
Dal Cir al Cin. La data segnata in rosso è quella del 1° settembre, e il tema è caldo. Caldissimo, visto il periodo estivo. Dal mese prossimo, infatti, entrano in vigore a tutti gli effetti – e in tutta Italia – le nuove norme sugli affitti brevi, una stretta volta a regolare maggiormente quelle locazioni a scopo turistico che ormai stanno prolificando ovunque, Bergamo compresa. La novità principale è racchiusa da un acronimo: il Cin, il Codice identificativo nazionale, una sorta di «anagrafe» per tutti gli appartamenti (o le stanze) messi in locazione breve (cioè per meno di 30 giorni) o per finalità turistiche, oltre che per gli alberghi. La Lombardia in realtà aveva già intrapreso questa strada, visto che da diversi anni la Regione ha istituito il Cir, il Codice identificativo di riferimento. I numeri comunque non sono da poco: secondo gli ultimi dati di InsideAirbnb (portale che estrae i dati dal sito ufficiale di Airbnb, la principale piattaforma mondiale dedicata agli affitti brevi turistici), in Bergamasca si contano 3.525 annunci di affitti brevi, di cui 1.349 nel solo capoluogo. Tutte queste strutture dovranno registrarsi ed esporre poi all’esterno del palazzo la targhetta con l’indicazione del Cin. Procedura alla mano, il Cin si ottiene tramite una piattaforma online che fa capo al ministero del Turismo. Inizialmente è prevista una sorta di «fase cuscinetto», visto che le sanzioni scatteranno solo da gennaio: gli importi non sono da poco, sono previste multe fino a 5mila euro per chi pubblicizza senza Cin e fino a 8mila euro per chi affitta senza questo codice.
Secondo gli ultimi dati di InsideAirbnb (portale che estrae i dati dal sito ufficiale di Airbnb, la principale piattaforma mondiale dedicata agli affitti brevi turistici), in Bergamasca si contano 3.525 annunci di affitti brevi, di cui 1.349 nel solo capoluogo
Lombardia «pilota»
Oltre ad avere fatto da apripista col Cir, la Lombardia è stata anche inserita tra le regioni che hanno fatto parte della fase sperimentale della nuova «banca dati strutture ricettive» (Bdsr), cioè aprendo in anticipo la fase delle registrazioni per ottenere il Cir. Procedura che in realtà non pare semplicissima: «Alla prova pratica dei fatti – spiega Alessandro Capozzi, presidente di Federalberghi Bergamo - la procedura si è rivelata un po’ complessa. Per richiedere il Cir occorre compilare delle schede in cui è richiesto il numero delle camere e dei posti letto, poi altri dati non previsti dal Cir, come i mappali del catasto. L’obiettivo principale sembra quello di effettuare una mappatura del fenomeno, per censire in maniera più puntuale e precisa delle strutture. È una novità che va in questa direzione, prima ancora di essere uno strumento per la concorrenza leale tra le strutture ricettive. Quello che chiediamo come categoria è che venga data ai Comuni la possibilità di dare dei limiti, stabilendo dei numeri oltre i quali non si può andare per quanto riguarda l’offerta dei posti letto, senza differenze tra alberghi o affittacamere».
Le sanzioni scatteranno solo da gennaio: gli importi non sono da poco, sono previste multe fino a 5mila euro per chi pubblicizza senza Cin e fino a 8mila euro per chi affitta senza questo codice
Per Oscar Fusini, direttore di Confcommercio Bergamo, «col Cin in Lombardia cambierà poco, perché il concetto di fondo è simile al Cir e la Lombardia ha fatto da “pilota”. I principi di fondo ci vedono d’accordo, in particolare per quanto riguarda l’obbligo di esposizione del Cin fuori dagli immobili e per l’impegno delle grandi piattaforme a non pubblicare annunci di strutture senza Cin». Nel dettaglio, infatti, Airbnb e Booking.com – cioè le piattaforme leader nel settore degli affitti brevi turistici e degli annunci per le strutture ricettive – hanno stretto un accordo col governo per pubblicizzare solo annunci di strutture che hanno il Cin. «Al momento – prosegue Fusini – registriamo però alcuni problemi tecnici legati alla procedura per ottenere il Cin: alcune banche dati da cui si ricavano le informazioni non hanno una buona intercomunicabilità, e questo alla lunga potrebbe produrre qualche ritardo».
«C’è qualche problema con le banche dati, la procedura non è semplice come ci si sarebbe aspettato – riferisce anche Paolo Prestini, presidente di Aigo Confesercenti Bergamo, associazione dei gestori dell’ospitalità e ricettività diffusa -. Ma alla fine non cambierà molto rispetto al Cir». «Abbiamo divulgato ai nostri associati la normativa e ci siamo messi a disposizione per informazioni e supporto – aggiunge Cesare Rossi, vicepresidente di Confesercenti Bergamo -: qualche problema burocratico c’è, ma ci sta in una fase iniziale come questa. La Lombardia ha avuto il merito di inserire il Cir, prima regione in Italia, e questo è stato un buono strumento anti-abusivismo. Va bene proseguire in questa direzione. Il turismo sta tenendo bene, ma resta l’atavico problema delle risorse umane».
dal secondo immobile messo in locazione, si applica la cedolare secca con aliquota al 26% anziché al 21% (che rimane per il primo immobile messo in locazione)
La cedolare secca
Altra novità recente, però già entrata in vigore, riguarda i proprietari di più immobili: dal secondo immobile messo in locazione, si applica la cedolare secca con aliquota al 26% anziché al 21% (che rimane per il primo immobile messo in locazione). Secondo i dati di InsideAirbnb, circa due terzi degli annunci pubblicati in Bergamasca riguarda «multi-listing», cioè «host» (proprietari) che pubblicano annunci per più appartamenti; l’aumento dell’aliquota della cedolare secca si applica a questa platea, un campo dove la messa a disposizione di affitti brevi inizia ad assumere connotazioni imprenditoriali. «Seppur alzata – fa notare Alessandro Capozzi -, questa aliquota è comunque più bassa dell’imposizione fiscale cui debbono sottostare gli alberghi».
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