Addio a Paolo Radici, industriale schivo

IL LUTTO. Aveva 78 anni, azionista e consigliere d’amministrazione di RadiciGroup e nel cda di Itema e Geogreen. Fondò l’azienda vinicola Ronco Calino. La sua passione per la natura: «Dalla terra ho imparato l’arte della pazienza».

Un uomo schivo, di poche parole, che non amava mettersi in mostra. Un industriale volitivo ma garbato, con un sogno nel cassetto coltivato fin da ragazzo: vivere a contatto con la natura. Era così Paolo Radici, scomparso martedì 17 settembre a quasi 78 anni, che avrebbe compiuto il prossimo 13 dicembre.

Nell’azienda di famiglia

Azionista e consigliere d’amministrazione di RadiciGroup, tra i leader mondiali nella produzione di intermedi chimici, polimeri di poliammide, tecnopolimeri ad alte prestazioni e soluzioni tessili avanzate; consigliere d’amministrazione di Itema, colosso dell’industria meccanotessile che fornisce soluzioni avanzate per la tessitura; consigliere d’amministrazione di Geogreen, gruppo nato nel 2000 come fornitore unico in Italia di energia per RadiciGroup, oggi player integrato di prodotti e di servizi nel campo delle energie rinnovabili e del gas naturale.

A contatto con la natura

Ma anche fondatore dell’azienda vinicola Ronco Calino, in Franciacorta, piccola cantina biologica che nelle vendemmie più generose arriva a produrre ottantamila bottiglie. «Dalla terra ho imparato l’arte della pazienza», diceva Paolo Radici, che da metà anni Novanta aveva scelto di vivere ad Adro, nella casa circondata da dieci ettari di vigneto che era stata del pianista Arturo Benedetti Michelangeli.

Il giovanissimo Paolo era entrato nell’azienda di famiglia negli anni Sessanta, quando era ancora studente, seguendo l’insegnamento di papà Gianni, secondo il quale bisognava farsi le ossa sul campo prima di prendere il timone di un’impresa. Dopo la maturità scientifica, gli studi economici e le prime esperienze all’estero, nel 1977 Paolo Radici si trasferisce in Belgio per seguire la Ralux, azienda specializzata nella stampa di moquette, una lavorazione nuovissima per quei tempi, che permette di realizzare prodotti su misura per il cliente contenendo i costi.

«Paolo aveva il dono di sapersi rapportare con le persone, trattava tutti con lo stesso rispetto, dall’operaio al manager»

Una sfida ambiziosa proprio sul terreno dei più grandi produttori del settore, concentrati fra Belgio, Olanda e Germania, ai quali il gruppo Radici fornisce già il filato. «In Belgio abbiamo vissuto un’esperienza esaltante – ricorda Donata Regis, grande amica di Paolo Radici, che con lui ha lavorato per trent’anni – perché negli anni Settanta l’azienda aveva introdotto la prima macchina in Europa con la stampa a cilindri. Paolo aveva il dono di sapersi rapportare con le persone, trattava tutti con lo stesso rispetto, dall’operaio al manager. A chi non lo conosceva bene poteva sembrare scostante, ma era solo molto riservato. Ed era un uomo capace di emozionarsi, come quando il re del Belgio nominò suo padre cavaliere dell’Ordine della Corona nella seconda metà degli anni Novanta: lo ricordo in smoking, prima della cerimonia, con gli occhi lucidi mentre sua madre, bellissima, scendeva lo scalone dell’hotel dove alloggiava».

La trasformazione di RadiciGroup

Tra gli anni Ottanta e Novanta, quando il gruppo di Gandino inizia a diversificare le attività industriali, Paolo Radici segue il business del poliestere, mercato a cui l’azienda decide di dedicarsi per completare la gamma di filati necessari alla produzione di tessuti. Con i fratelli Angelo e Maurizio, Paolo trasforma RadiciGroup in una realtà industriale globale, presente con unità produttive e sedi commerciali in Italia e nel resto d’Europa, in Nord e Sud America e in Asia, con valori come l’attenzione al territorio, il rispetto delle persone, dei luoghi e dell’ambiente come faro.

Non solo un uomo d’azienda, ma anche di grandi passioni, che condivide con i suoi cinque figli: Luciano, Cristiano, Georgia e i gemelli Francesco e Sebastiano. Ottimo golfista, sciatore provetto, amante dei motori, tanto che negli anni Settanta corre nei rally a bordo di una Renault 5 e nel 2017 partecipa alla Mille Miglia, innamorato del mare e intenditore di vini.

La cantina

A metà anni Novanta il sogno di vivere nel verde seguendo i ritmi della natura si risveglia. Quando vede la casa che fu di Arturo Benedetti Michelangeli ad Adro, per Paolo Radici è un colpo di fulmine. Con sua moglie Lara Imberti crea la cantina Ronco Calino, che produce Franciacorta Brut, Satèn, il rosé Radijan, il cui nome è un omaggio giocoso al padre Gianni Radici, e un Brut Nature millesimato, tutto investendo sulla sostenibilità quando ancora non era una parola di moda.

«Paolo era un uomo che ha sempre amato vivere la vita intensamente coniugando il suo impegno in RadiciGroup alle sue passioni – sottolinea il fratello Angelo Radici, presidente di RadiciGroup –. Tra queste c’era la cantina vinicola che ha fondato, di cui amava degustare le bollicine, godendosi i frutti del suo lavoro. Il suo spirito imprenditoriale e la sua vitalità resteranno per sempre un esempio per tutti noi».

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