Cronaca / Bergamo Città
Martedì 05 Dicembre 2023
Addio al professor Claudio Spini, allievo di Trento Longaretti e maestro di vita
IL LUTTO. Aveva 79 anni. Artista all’avanguardia, per oltre trent’anni è stato insegnante di disegno e ornato al liceo Artistico statale di via Tasso. I funerali mercoledì 6 dicembre al cimitero.
Entrava in classe con passo deciso e il sorriso beffardo. Mai senza giacca, l’immancabile gilet e la cravatta col nodo stretto, in un ambiente tutt’altro che formale. Erano gli anni Ottanta, quelli della vitalità studentesca, delle continue occupazioni. Claudio Spini era professore di disegno e ornato al liceo Artistico statale di via Tasso, a Bergamo. Lo è stato per oltre un trentennio, percorrendo uno spaccato di vita di migliaia di studenti, praticamente dei figli che stimolava ogni giorno in conversazioni sociali e artistiche, a volte complesse, oltre la loro portata. Gli educatori fanno così.
Maestro anche oltre le lezioni
È scomparso a 79 anni non solo un artista all’avanguardia, ma soprattutto un maestro. Non smetteva di esserlo anche quando la lezione finiva e qualcosa da dirsi c’era sempre, mentre si percorrevano i lunghi corridoi. Ha studiato all’Accademia Carrara e si è diplomato all’Istituto d’Arte di Modena nel 1963. Schivo e solitario ha partecipato a diverse rassegne, tra queste nel 1971, al Premio internazionale Miró di Barcellona, oltre a diverse mostre personali tra Bergamo, Milano, Torino e Venezia. Allievo di Trento Longaretti, da giovane studente lavorò con lui seguendolo in tanti viaggi artistici, molti dei quali dietro l’angolo di casa. In una intervista a Bergamo Tv del 2016, Spini raccontò alcuni episodi di questo legame speciale con l’artista trevigliese, scomparso a cento anni nel giugno del 2017. Insieme in auto, una Fiat 1100, direzione Darfo Boario Terme per dipingere una Chiesa. Longaretti alla guida, Spini accanto a leggere ad alta voce le pagine del libro «Pittori e valori dell’800». Un legame profondo, paterno che andava oltre la tavolozza e i pennelli. Insieme pure in barca, Spini imparò dal suo maestro a remare, mentre si continuava a parlare di arte e si concludeva la giornata in un ristorantino fronte lago a mangiare la tinca e ad ammirare la natura. Longaretti aveva pensato proprio a lui quale suo erede all’Accademia Carrara, ma il sogno non si realizzò e le loro strade artistiche si divisero, non quelle umane. La loro amicizia durò oltre le scelte e, forse, anche le divergenze.
Un uomo ironicamente «spinoso»
Claudio Spini ad un certo punto abbandonò la pittura alla ricerca di altre espressioni artistiche, esplorando la progettazione di interventi ambientali, per poi approdare alla grafica editoriale. Ma era nell’insegnamento che aveva trovato la sua massima ispirazione. Un uomo ironicamente «Spinoso» con il quale molti suoi allievi sono arrivati a discussioni forti, perché l’arte è vita e la si impara sperimentandola. In pensione da diversi anni, amava stare nella sua casa con la sua adorata moglie Gabì, uniti da cinquant’anni. Stanze piene di libri, opere d’arte raccolte negli anni, sculture, un vecchio pianoforte e una collezione di piante esotiche rare che accudiva con dedizione. L’uomo muore, l’artista resta e se in vita Spini non è stato del tutto compreso da una Bergamo a volte distratta, c’è ancora la speranza, come avvenuto per grandi artisti del passato, che possa ancora raccontare molto con le sue opere, i suoi disegni, i suoi scatti fotografici. Il professor Spini si è spento, dopo una breve malattia, nella sua casa in via dell’Aprica 1, a Bergamo. I suoi allievi lo stanno ricordando in queste ore, raccontando aneddoti, rammentando quel professore elegante e intransigente. Fu lui quarant’anni fa a mettermi per la prima volta davanti a una telecamera perché spiegassi un lavoro di classe. A distanza di anni mi disse: «Tanto ti eri lamentata e ora davanti a quella macchina ci stai tutti i giorni».
I funerali si svolgeranno la mattina di mercoledì 6 dicembre alle 10,30 nella Chiesa di Ognissanti, al Cimitero di Bergamo. E così Spini si ritroverà in quella cappella avvolta dai mosaici dei Santi, realizzati proprio dal suo inseparabile Maestro, Trento Longaretti.
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