Addio al pioniere della cardiochirurgia: «Perdiamo la memoria dell’ospedale»

ASST PAPA GIOVANNI. Si è spento a 83 anni Roberto Tiraboschi, pilastro dell’équipe di Parenzan. Senni: un esempio per i giovani. Ferrazzi: sapeva fare gruppo. Vanini: eravamo come fratelli.

«Ti chiamavano Maggiore/con reparti per il cuore/e poi sono arrivati anche quelli trapiantati»: le aveva spedite lui a L’Eco di Bergamo queste rime, nel 2012, durante il trasloco dal vecchio ospedale in largo Barozzi al nuovo «Papa Giovanni». Lui, Roberto Tiraboschi, cardiochirurgo, era legato all’istituzione ospedale come a un parente stretto; al Maggiore aveva esordito come cardiochirurgo, pioniere della cardiologia e cardiochirurgia moderna e pilastro dell’équipe che Lucio Parenzan aveva saputo creare: nella notte ormai passata alla storia fra il 22 e il 23 novembre 1985, quando si effettuò il primo trapianto di cuore ai Riuniti, il terzo in assoluto in Italia, in sala operatoria c’era lui, con Federico Brunelli, Vittorio Vanini e Paolo Ferrazzi, che fece sia il prelievo sia il trapianto. E solo qualche settimana fa Roberto Tiraboschi aveva visto la realizzazione dell’evento che aveva caldeggiato: la celebrazione dei cent’anni dalla nascita del suo maestro Lucio Parenzan . Martedì, a 83 anni, Roberto Tiraboschi si è spento: lascia la moglie Matilde, i figli Mara, Claudio e Lorenzo e i nipoti Federico e Giorgio.

«Era un catalizzatore di energie positive, il suo humour era coinvolgente, la sua disponibilità ad aiutare i colleghi illimitata: ricordo una notte in cui, giovane cardiochirurgo, ero in pesante difficoltà con un bimbo malato, lui mi diede una grande mano senza battere ciglio. Non ho mai smesso di ringraziarlo» dichiara Paolo Ferrazzi

«La sua scomparsa ci lascia attoniti, nessuno di noi, che con lui abbiamo lavorato quando la cardiochirurgia di Bergamo aveva raggiunto la fama internazionale, era preparato – ricorda commosso Paolo Ferrazzi, primario emerito del “Papa Giovanni”, già direttore del Dipartimento cardiovascolare del «Papa Giovanni», oggi direttore del Centro per la cardiomiopatia ipertrofica al Policlinico di Monza – . Era una delle massime autorità mondiali nel campo dell’aorta, e non ha mai smesso di fare del bene, si impegnava con la onlus The Heart of Children, in giro per il mondo, aveva la grande dote di saper fare gruppo, una dote rara e di grande importanza, soprattutto in un ospedale. Era un catalizzatore di energie positive, il suo humour era coinvolgente, la sua disponibilità ad aiutare i colleghi illimitata: ricordo una notte in cui, giovane cardiochirurgo, ero in pesante difficoltà con un bimbo malato, lui mi diede una grande mano senza battere ciglio. Non ho mai smesso di ringraziarlo».

«L’ospedale era la sua vita, ci mancherà»

«Un grandissimo esempio per i giovani, con lui perdiamo la memoria dell’ospedale – rimarca Michele Senni, direttore del Dipartimento cardiovascolare dell’Asst Papa Giovanni –. Era un grandissimo esperto dell’aorta, ed era soprattutto un portabandiera della missione della cardiochirurgia. Legatissimo all’ospedale, alla scuola di Parenzan, rappresenta un esempio che tutti i giovani medici dovrebbero seguire: l’ospedale era la sua vita, la cura era il suo principale obiettivo, sempre e comunque. Seguiva ancora oggi i convegni e le nostre riunioni di Dipartimento. Ci mancherà».

La passione per la poesia

Un fratello, prima che un collega, per Vittorio Vanini, già cardiochirurgo dei Riuniti, e fondatore della onlus The Heart of Children: «Abbiamo lavorato insieme tantissimi anni, almeno trenta, non ha mai smesso di ringraziarmi perché ero riuscito a portarlo in ospedale nell’équipe di Parenzan. I nostri rapporti erano davvero fraterni: veniva in missione con la mia onlus, le nostre famiglie sono legatissime. Non era solo un grande cardiochirurgo, aveva lavorato anche a Lecco e poi anche alle Gavazzeni, ma un uomo di grande cultura: suonava il pianoforte e la chitarra. E scriveva poesie: quando ci vedevamo per Natale e Pasqua ne aveva sempre una composta apposta per noi. E in ospedale il suo buonumore era contagioso: si vestiva da Babbo Natale e portava i doni ai bambini in corsia. Indimenticabile». L’intera Asst Papa Giovanni lo piange: «Con Roberto Tiraboschi se ne va una parte importante dell’équipe di Lucio Parenzan, ha segnato la storia dell’ospedale di Bergamo e della cardiochirurgia del nostro Paese. Perdiamo un bravo medico e una persona di grande cuore – rimarca il dg Francesco Locati – . Ricordo con riconoscenza l’impegno che fino a poche settimane fa ci ha dedicato per l’organizzazione dell’evento per il centenario della nascita del professor Parenzan, che lui stesso ha fortemente voluto. Ha lavorato fianco a fianco con noi per ricordare il suo maestro, riuscendo a riportare a Bergamo quasi tutti “i suoi ragazzi”. È stato il suo modo per salutarci». I funerali saranno celebrati oggi, giovedì 12 dicembre, alle 14,30 nella chiesa parrocchiale di Longuelo.

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