Addio a don Elvio Nicoli, il «missionario architetto» si è spento in Costa d’Avorio a 68 anni

Il sacerdote bergamasco è morto lunedì 12 aprile a Abidjan, ex capitale del Paese africano dove prestava servizio dal 1987. Tanti lo chiamavano «missionario architetto» perché in 33 anni passati come missionario aveva progettato o costruito una decina fra chiese e chiesette, un dispensario, diverse canoniche, scuole e sale parrocchiali.

Tanti lo chiamavano «missionario architetto» perché in 33 anni passati come missionario in Costa d’Avorio aveva progettato o costruito una decina fra chiese e chiesette, un dispensario, diverse canoniche, scuole e sale parrocchiali. Ed era stato capace di immergersi nella cultura ivoriana. Non aveva abbandonato la sua gente neppure nei momenti più drammatici della guerra civile. Così è stato don Elvio Nicoli, morto ieri mattina a 68 anni nell’ospedale di Abidjan, l’ex capitale della Costa d’Avorio. Era nato il 17 maggio 1952 a Bergamo, nella parrocchia di San Colombano in Valtesse, ma poi, quando era piccolo, la famiglia si era trasferita a Gorle, che considerò sempre la sua parrocchia. Dopo l’ordinazione sacerdotale (12 giugno 1952) era stato coadiutore parrocchiale e direttore dell’oratorio di Torre Boldone (1976-81), inaugurato da pochi anni nel paese in forte espansione edilizia e notevole incremento della fascia giovanile. Qui era stato fra i protagonisti nella fondazione del locale gruppo Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani). Con gli stessi incarichi era poi passato alla Ramera di Ponteranica (1981-87).

Nel 1987 il suo arrivo in Costa d’Avorio, nella diocesi di Abengourou, come prete Fidei donum, cioè a servizio di una Chiesa sorella. In 33 anni di presenza ininterrotta aveva ricoperto diversi incarichi: dapprima vicario parrocchiale di Agnibilekrou (1987-2002), poi era passato nella «brousse», come è chiamata la savana ivoriana, come parroco di Tankesse (2002-03) e Duffrebo (2003-07), dove aveva progettato e costruito la chiesa parrocchiale e le strutture pastorali. Nel 2005 era diventato economo della diocesi, incarico che conservava tuttora, e contemporaneamente fu parroco di Notre Dame de la Paix (2008-11), direttore del centro diocesano Saint Kizito (2011-15) e nel 2015 parroco di N’Dakro, dove aveva concluso i lavori della nuova chiesa parrocchiale. Negli ultimi anni era parroco di Assaoufoué, dove aveva avviato i lavori della nuova chiesa parrocchiale. In terra ivoriana don Nicoli aveva incontrato i vescovi Roberto Amadei e Francesco Beschi nelle loro visite missionarie. Come gli altri confratelli, non aveva abbandonato le popolazioni neppure durante gli anni bui della guerra civile. Al riguardo, aveva affermato: «Molti stranieri se ne sono andati. I missionari, anche nelle zone più pericolose, sono rimasti, perché il nostro compito è stare con la gente. Ora ci aspetta il difficile compito di costruire la pace, senza offendere la verità, perché troppe menzogne hanno avvelenato i rapporti sociali».

Don Massimo Rizzi, direttore del Centro missionario diocesano, lo aveva incontrato il mese scorso durante la sua visita missionaria in Costa d’Avorio. «Chi lo ha conosciuto — racconta — lo ricorda come un uomo semplice, disponibile, entusiasta di essere prete. La sua positività gli faceva stringere facilmente relazioni, che è la principale strada per testimoniare il Vangelo. Ha saputo immergersi nella cultura ivoriana per aiutare il popolo a leggere all’interno di essa i segni della presenza del Signore. Fra poco — aggiunge don Rizzi — sarebbe rientrato definitivamente a Bergamo, come mi aveva detto, per poter restituire alla diocesi, che l’aveva sostenuto nei tanti anni d’Africa, quello che l’Africa gli aveva donato». «Era rimasto molto legato a Gorle, dove tornava per un breve periodo pressoché ogni anno – ricorda il parroco don Luigi Gherardi –. È stato un grande missionario, che ha veramente amato e servito l’Africa». Luogo e data dei funerali sono ancora da decidere.

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