Acqua sparata a 450 atmosfere. Così Willy disinnesca le bombe

ANTITERRORISMO. I poliziotti che guidano il robot: fondamentale l’esperienza, perché ogni ordigno è fatto a modo suo

Non si pensi a chissà quale sofisticato congegno elettronico fantascientifico. A disinnescare le bombe ci pensa semplicemente l’acqua. Proprio così: «Un getto d’acqua sparato a 450 atmosfere può penetrare qualsiasi oggetto potenzialmente pericoloso e separare eventuali contatti», racconta Nicola Zuccala, sovrintendente della polizia di Stato in servizio al nucleo artificieri di Orio al Serio. Il resto arriva con l’esperienza: «Una volta “manomesso” il potenziale ordigno, ci si avvicina e si prosegue a mano. E lì l’esperienza diventa fondamentale, perché gli ordigni possono essere realizzati con la massima fantasia». E il primo passaggio, quando si è di fronte a valigette, pacchi o oggetti sospetti, si fa con Willy, il robot in dotazione al nucleo.

È «lui» a sparare l’acqua a 450 atmosfere: «Il robot è un macchinario passivo, che viene guidato a distanza tramite un telecomando – prosegue Zuccala –: di fatto “trasporta” noi operatori più vicini al potenziale ordigno». Willy è dotato anche di una sorta di mano meccanica che può andare a frugare dove il poliziotto è meglio non si spinga. Almeno inizialmente. «Le bombe sono costruite tutte con lo stesso criterio – prosegue il sovrintendente –: ci sono sempre la sostanza esplosiva, un apparecchio elettrico e una batteria. Dopodiché il funzionamento, ovvero come queste cose interagiscono tra loro, è frutto della fantasia di chi lo ha inventato. Non a caso durante i corsi che noi seguiamo per diventare artificieri ci insegnano anche a costruire le bombe. E impariamo che un ordigno pensato per esplodere su un aereo viene innescato a pressione e causa la depressurizzazione del velivolo, mentre un ordigno inviato per posta si attiva con l’apertura del pacco o della lettera». Proprio come nella musica, insomma: le note sono sempre sette, ma le modalità con cui si possono suonare permettono di creare un’infinità di melodie.

gli ordigni possono essere realizzati con la massima fantasia». E il primo passaggio, quando si è di fronte a valigette, pacchi o oggetti sospetti, si fa con Willy, il robot in dotazione al nucleo artificieri di stanza ad Orio al Serio.

E di fantasia, chi realizza ordigni esplosivi, proprio come chi compone musica, purtroppo ne ha. E paradossalmente, ragionando dal punto di vista criminale del terrorista, le bombe «all’antica», quelle fatte con mollette e lancette, sono ancora le più sicure. Perché, invece, un poliziotto decide di dedicarsi a disinnescare le bombe e di lavoro fa l’artificiere? «Fa paura il nome, ma poi nel quotidiano ci si accorge che la preparazione ci permette di affrontare situazioni sempre diverse e sempre all’insegna della massima sicurezza, senza dare nulla per scontato, senza mai sottovalutare nulla e senza rischiare – prosegue Zuccala, che è artificiere da 25 anni –. È un lavoro indubbiamente pericoloso e per questo necessita della consapevolezza che, quando si lavora, ci si deve dedicare al cento per cento a quello che si sta facendo. È la professionalità che scongiura la pericolosità. Le perizie visive sono fondamentali. Se il rischio è elevato, procediamo con Willy sparando l’acqua contro il potenziale ordigno». Una professionalità, quella degli artificieri di Orio, fondamentale più che mai in questo periodo di crisi internazionale e di innalzamento al massimo dei livelli di allarme antiterrorismo.

A manovrare Willy con un telecomandone che sembra quasi finto è l’assistente Lorenzo Paternò. Il nucleo artificieri della polizia di frontiera di Orio al Serio è attivo dal 1995 ed è ormai un orgoglio della polizia di Stato: svolge diversi interventi, anche su richiesta della questura, per servizi di bonifica o interventi in casi di emergenza. Che, per fortuna, sono piuttosto rari. Per il resto c’è la fondamentale attività di esercitazione quotidiana, che si affianca all’addestramento del personale ed esterno. Willy «all’anagrafe» ha un nome molto meno da fantascienza. Una sigla, più che altro: «Pedsco Rmi-94». Da quando è attivo il distaccamento gli interventi per bagagli sospetti sono stati una quarantina in tutto: sempre falsi allarme, per fortuna. A questi si aggiungono le richieste di intervento sul territorio: a Milano esiste un analogo nucleo che ha la reperibilità 24 ore su 24, sette giorni su sette.

Il nucleo artificieri della polizia di frontiera di Orio al Serio è attivo dal 1995 ed è ormai un orgoglio della polizia di Stato: svolge diversi interventi, anche su richiesta della questura, per servizi di bonifica o interventi in casi di emergenza.

Il nucleo di Orio al Serio si occupa poi dell’addestramento, della manutenzione dei mezzi e dell’aggiornamento professionale. Tra le attività più recenti, alcune perizie su bagagli sospetti o veri test in ambiente aeroportuale. Negli anni sono poi stati resi innocui ordigni di ogni genere: dai fantocci lasciati fuori dal comune a valigette di vario genere trovate nelle strade del centro e della periferia di Bergamo. Nella stragrande maggioranza dei casi si è trattato di falsi allarme. Il nucleo artificieri di Orio al Serio si sposta con un furgone attrezzato per ogni evenienza e che è il mezzo di trasporto, oltre che degli operatori: è l’unità mobile, quartier generale in movimento per un servizio antiterrorismo più che mai fondamentale nell’apparato della sicurezza nazionale.

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