«Accorciare i tempi tra le due dosi
per avere più immunizzati in autunno»

Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, spiega la «strategia» del governo: «Dobbiamo accelerare sul richiamo, se si procede in maniera spedita limiteremo i problemi legati alle nuove varianti»

Pierpaolo Sileri, chirurgo e accademico, che oggi riveste il ruolo di sottosegretario alla Salute nel governo Draghi, è convinto che si debba spingere sulla vaccinazione dei più «pigri», quelli che rimandano a dopo le vacanze, ma anche accorciare i tempi tra una dose e l’altra per non farci trovare impreparati a settembre.

Sottosegretario, quali sono le previsioni del governo per il prossimo autunno? Riusciremo a raggiungere un numero sufficiente di immunizzati per fronteggiare eventuali nuove ondate di variante Delta?

«Non ho intenzione di fare allarmismo, ma dico solo che dobbiamo fare presto, perché non siamo ancora al sicuro. Il governo si sta impegnando per accelerare sulle prime dosi. Bisogna convincere chi non si è vaccinato, ma bisogna accelerare anche con le seconde dosi. Questo sa cosa significa?».

Significa che si ridurranno i tempi di attesa per la seconda dose?

«Vuol dire che se, da un lato, abbiamo la possibilità di estendere la vaccinazione per la seconda dose a 42 giorni, dall’altro in questo momento bisogna insistere sul fatto che prima si fa la seconda dose meglio è. Con la seconda dose del vaccino riusciamo infatti ad avere una protezione. Quindi, tre settimane per Pfizer e quattro per Moderna. Possiamo fare le vaccinazioni entro 42 giorni, ma possiamo accelerare facendole entro tre o quattro settimane. In questo modo avremo più immunizzati in autunno per affrontare bene le nuove varianti. Se procediamo in maniera spedita, in autunno il problema sarà limitato ai pochi non vaccinati».

Secondo il virologo Crisanti, per l’immunizzazione di gregge contro la variante Delta è necessario raggiungere l’80% dei vaccinati con la seconda dose. Ce la faremo entro l’autunno?

«La mia preoccupazione, in questo momento, non è tanto la variante Delta, anche perché la vaccinazione sta andando bene, ma il fatto che da luglio corriamo il rischio che calino le richieste di vaccinazione. Ora stiamo andando bene, ma nel pieno dell’estate la gente potrebbe cominciare a sottovalutare l’importanza dei vaccini (che servono per evitare nuove ondate autunnali). La gente, magari, distratta dalle vacanze e da questa illusoria ritirata del virus potrebbe non vaccinarsi, non richiedere la vaccinazione e ritrovarsi in autunno scoperta. Molti potrebbero rimandare la vaccinazione a settembre, al ritorno dalle ferie, e il rischio sarebbe di ritrovarsi tante persone non immunizzate contro il Covid e le sue varianti. Chiaramente saranno proprio queste persone le più colpite dal virus. Dobbiamo cercare di limitare il numero di questi soggetti non vaccinati per evitare che possano finire in Terapia intensiva».

Cosa succede con la seconda dose di AstraZeneca? È vero che c’è stato un difetto di comunicazione con il ministro Speranza? Adesso chi ha meno di 60 anni può scegliere di fare la seconda dose con AstraZeneca, se ha già fatto la prima con lo stesso vaccino?

«Sì, ammetto che c’è stato un problema di comunicazione. Chi è sotto i 60 anni potrà scegliere AstraZeneca per la seconda dose. Si prosegue la vaccinazione con questo farmaco, anche se i problemi che ci sono stati hanno fatto calare le richieste per questo vaccino».

L’Europa non ha rinnovato il contratto con AstraZeneca. Quindi, il governo sta già provvedendo a sostituirlo?

«Ci sono stati molti problemi di comunicazione e non ultimo la percezione nell’opinione pubblica. È presto per dirlo, ma è possibile che non venga più acquistato in futuro. Adesso la variante Delta sta sostituendo quella inglese, dunque è possibile che in futuro gli acquisti vengano orientati al vaccino che risponde meglio a questa mutazione del virus».

Dovremo fare i conti anche con la variante Delta plus? Ancora non sappiamo qual è il vaccino che risponde meglio a queste nuove mutazioni.

«A settembre sapremo qual è il vaccino che risponde meglio a queste nuove varianti e su quello investiremo. Stiamo osservando le capacità di risposta di tutti i vaccini che sono disponibili al momento. La scelta cadrà su quelli più efficaci secondo le evidenze scientifiche».

Ci sarà bisogno della terza dose di vaccino in autunno? Il governo sta già pianificando?

«È possibile, ma la terza dose non la vedo così imminente. O meglio, la vedo necessaria per coloro che hanno problematiche di immunodepressione. I fragili potrebbero averne bisogno prima degli altri. Per fare un esempio, potrebbero avere bisogno della terza dose tra qualche mese i trapiantati».

Dall’India arrivano notizie sulla variante Delta plus: si diffonde più facilmente della Delta e si lega più facilmente alle cellule polmonari. Quali strategie intende adottare l’Italia per arginare queste varianti che circolano in un mondo sempre più globalizzato?

«È prematuro pensare di dover cambiare strategia ora. Ci stiamo concentrando sulle vaccinazioni, come dicevo prima. Chi ha avuto la seconda dose è protetto. Ma è chiaro che noi saremo prudenti. Ci saranno limitazioni di accesso, quarantene e tamponi per chi viene da nazioni a rischio. Naturalmente, metteremo in campo una strategia comune con l’Europa».

Secondo lei l’Italia fa un numero troppo basso di indagini genomiche? Questo è un problema per il monitoraggio dell’evoluzione del virus mutante che riuscirete a risolvere? Investirete di più? Centralizzerete le strutture?

«C’è bisogno di aumentare questo tipo di indagini per monitorare meglio il virus. Il governo si impegnerà per questo. I soldi del Recovery non possono essere dedicati direttamente a questo, ma comunque, con quelle risorse rafforzeremo la sanità e la medicina territoriale per farci trovare pronti di fronte a un’eventuale altra pandemia».

Il virologo Bassetti sostiene che abbiamo un ritardo di 30 anni su ricerca e investimenti nei servizi di prevenzione sanitaria. Riusciremo a sfruttare bene l’occasione del Recovery per recuperare qualche anno perduto?

«Non sono trenta, ma sono sicuramente una decina. La contrazione del 2009 e del 2010 si può recuperare. Ora le risorse ci sono».

Secondo lei, le discoteche possono riaprire?

«Con il Green pass non dovrebbero esserci problemi in questo periodo in cui il virus sembra sotto controllo».

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