«A Leopoli 200 mila profughi, ma siamo decisi a resistere»

Bergamo Next Level Il sindaco della città ucraina ha aperto la rassegna dell’Università di Bergamo. Martina (Fao): «Costruire un mondo cooperativo».

Indossa maglietta e felpa d’ordinanza il sindaco di Leopoli e dal terrazzo di un palazzo in centro, forse la sede della municipalità ucraina, condensa in una manciata di minuti il suo intervento per raccontare come la città che guida – un milione di abitanti e duecentomila profughi accolti – sta resistendo all’invasione russa. Andrij Sadovyj – spiega il presidente della Cattedra Unesco di UniBg Alberto Brugnoli, nel dare il via alla seconda edizione di «Bergamo Next Level» al Kilometro Rosso – è stato scelto perché il tema del ciclo di incontri promossi dall’ateneo in collaborazione con la Pro Universitate Bergomensi è «la rigenerazione delle persone e dei territori». Bergamo e Leopoli hanno in comune un territorio industriale affine, la presenza di un centro universitario e di siti Unesco. E la capacità di resistere: gli uni alla guerra, gli altri alla pandemia.

Culla della cultura ucraina

«Siamo la culla della cultura dell’Ucraina – esordisce il sindaco –. Prima che scoppiasse la pandemia accoglievamo due milioni e mezzo di visitatori, adesso la situazione è molto diversa. Negli ultimi due mesi e mezzo sono passati da Leopoli due milioni di profughi e sfollati, e oltre duecentomila di loro sono rimasti qui». Questo ha determinato una forte pressione su infrastrutture, servizi sanitari, trasporti, distribuzione di gas ed elettricità. Ma la città resiste grazie al lavoro di «un team della resilienza» nato lo scorso anno per volontà del sindaco. «Quando lo proposi mi presero per matto – racconta Andrij Sadovyj –, spiegai che ci saremmo dovuti attrezzare per affrontare situazioni di emergenza. Sei mesi prima dell’invasione dell’esercito russo abbiamo testato un sistema per l’approvvigionamento idrico in grado di funzionare senza l’elettricità. Abbiamo stoccato medicinali, scorte di sangue, generatori. Ed è stata la nostra salvezza. Ogni giorno le città ucraine subiscono attacchi, a Leopoli è stata fatta un’esperienza importante per il nostro futuro». L’esito del conflitto? Nessuna incertezza nelle parole del sindaco. «Sono ottimista. Credo nella vittoria, insieme riusciremo a vincere».

«Siamo la culla della cultura dell’Ucraina – esordisce il sindaco –. Prima che scoppiasse la pandemia accoglievamo due milioni e mezzo di visitatori, adesso la situazione è molto diversa. Negli ultimi due mesi e mezzo sono passati da Leopoli due milioni di profughi e sfollati, e oltre duecentomila di loro sono rimasti qui».

Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, secondo ospite dell’incontro inaugurale della rassegna, spiega che «ci attende una grande sfida: costruire un mondo cooperativo, solidale e interconnesso» in grado di garantire cibo per tutti. «Oggi sono tre le cause globali della fame – ricorda Martina –: conflitti e guerre, climi estremi e choc economici prodotti da eventi globali come la pandemia». In tempi come quello che stiamo vivendo, «non possiamo sciogliere questi nodi con logiche di chiusura e rottura, con nazionalismi autarchici. Va invece costruito un equilibrio più avanzato che poggi sul multilateralismo e la cooperazione». Perché il mondo è sempre più interconnesso, e va disegnato un nuovo pensiero strategico, «a iniziare dalla necessità di cambiare i rapporti dell’Europa con il continente africano».

«Oggi sono tre le cause globali della fame – ricorda Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao –: conflitti e guerre, climi estremi e choc economici prodotti da eventi globali come la pandemia».

Riporta il tema della rigenerazione entro i confini locali l’imprenditrice Cristina Bombassei, presidente di Pro Universitate Bergomensi. Traccia il quadro di un settore manifatturiero, quello bergamasco, solido, un’eccellenza a livello europeo, con filiere che sono andate strutturandosi nel tempo ma hanno inevitabilmente risentito degli effetti della pandemia. «L’obiettivo futuro, il “next level” è un manifatturiero avanzato e sostenibile, in grado di attrarre investitori», dice. Fondamentale sarà il ruolo dell’Università e della ricerca, della scuola e degli istituti tecnici e scientifici, e la collaborazione del territorio nell’ottica di una crescita integrata.

«Parliamo di temi che sono cruciali per la società»

Ricorda gli obiettivi della seconda edizione di Bergamo Next Level, il rettore Sergio Cavalieri. Una settimana di incontri, workshop, conferenze, spettacoli e lezioni dedicati al patrimonio culturale, alla società aperta, all’innovazione sostenibile e allo sviluppo energetico. «Ampliamo i confini – spiega il rettore –, parliamo di temi che saranno cruciali per il futuro di UniBg e della società nel suo insieme». Pensando al nuovo piano strategico di ateneo, «linee di indirizzo che ci guideranno per i prossimi sei anni, percorsi formativi e di ricerca ma anche di cittadinanza in un’Università aperta alla comunità e ben inserita nel territorio».

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