A Foppolo il Covid non è mai arrivato
«Un solo contagiato, fateci lavorare»

Un solo residente, da inizio pandemia, contagiato (e poi guarito) mentre era in un centro riabilitativo in città. La sindaca Carletti: «Qui c’è distanziamento naturale tra tutti, turisti compresi. Lasciate lavorare le nostre attività».

«Ufficialmente abbiamo avuto solo una persona colpita dal Covid. Ma pure quella - era il maggio dello scorso anno - è stata contagiata lontana dal paese, mentre si trovava in un centro riabilitativo. Sarà il distanziamento naturale, sarà la vastità del territorio: sta di fatto che, fortunatamente, il Covid qui da noi, in questo anno di pandemia, praticamente non si è visto. Se poi ci sono stati asintomatici non lo sappiamo». Il sindaco Gloria Carletti parla del suo Comune, Foppolo. Il municipio è a 1.600 metri di altitudine, aria fine, anche in estate. Ma il territorio è ampio - si sale fin oltre i 2.000 metri – si estende per 16 chilometri quadrati. E la popolazione, in prevalenza anziana, è di 180 residenti.

Da settimana, se non mesi, diversi Comuni della Valle Brembana, in particolare dell’alto Brembo, non fanno registrare contagi. Il caso più emblematico è sicuramente quello della principale stazione sciistica bergamasca, ancora più singolare se consideriamo che - nonostante la chiusura degli impianti da inizio marzo 2020 - il paese, in tanti weekend sia comunque stato raggiunto da centinaia-migliaia di persone. Che hanno trascorso giornate in mezzo a alla neve o sui sentieri estivi. Eppure, rimarca il sindaco, tra i residenti in paese nulla. Nessuna vittima e - ufficialmente - un solo contagio. «Una persona che era in un centro di riabilitazione in città - continua il sindaco Carletti - e lì ha contratto il virus. Poi si è ripreso senza alcun problema».

Da oggi (lunedì 15 marzo) la Lombardia torna però in «zona rossa», con le prescrizioni più rigide che varranno sia per il centro di Milano come per Foppolo, a 58 chilometri da Bergamo, il Comune più in quota della nostra provincia, circondato dalle montagne e ancora oggi innevato. «Quando eravamo in “zona gialla” - prosegue il primo cittadino di Foppolo - la gente è venuta in montagna, ma rispettando pienamente la normativa ovvero tutte le precauzioni dettate per legge, dalla mascherine nei locali alla distanza. Peraltro, un territorio vasto come il nostro, consente un naturale distanziamento. La gente saliva da noi in montagna dopo giorni e settimane di chiusura in casa in città. Per loro era motivo di svago, un momento di tregua dalle chiusure».

A metà febbraio si era anche arrivati a un passo dalla riapertura degli impianti di risalita, con i gestori, ma anche albergatori, ristoratori, operatori del settore neve, che si erano preparati sia logisticamente sia economicamente per l’avvio della stagione. Poi l’ennesimo rinvio, a 12 ore dal previsto inizio e - di fatto - l’annullamento per quest’anno della stagione sciistica per tutti (salva solo quella riservata a sci club e agonisti).

«Nel periodo di “zona gialla” - prosegue il sindaco Carletti - nonostante gli impianti di risalita fermi, le nostre attività commerciali hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Niente di paragonabile, ovviamente, a quando le seggiovie funzionavano, ma meglio di nulla. Poi siamo passati in “zona arancione rafforzato” e tutto si è di nuovo fermato. Di fatto quasi nessuno è salito nelle seconde case. Ora andiamo in “zona rossa”, una penalizzazione ancora maggiore per le attività commerciali. Vero che i casi di contagio sono aumentati e occorre avere la massima attenzione, ma forse le restrizioni andrebbero diversificate per zone o per periodi, per esempio limitate ai fine settimana».

Richiesta che, lo scorso autunno, era per esempio stata avanzata dalla Comunità montana Valle Brembana, ma invano. «Abbiamo capito che non c’era la volontà - dice il presidente Jonathan Lobati -. Oggi i casi sono in aumento anche in valle e forse è meglio prevalga la prudenza».

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