Il vomito del gatto, cause e rimedi

ANIMALI. L’accumulo di pelo nell’esofago o nello stomaco rappresenta una delle principali cause, ma non è l’unica.

Abbiamo parlato in precedenza del vomito nel cane. Questa volta affronteremo il medesimo problema rivolgendoci però al gatto. Infatti, seppure i meccanismi attraverso i quali si verifica il vomito siano i medesimi di quelli descritti per il cane, nella specie felina le cause possono essere anche molto diverse.

Le differenze tra cane e gatto

Innanzitutto, dobbiamo evidenziare quelle che sono le differenze più marcate tra le due specie: difficilmente il gatto si approccia al cibo ingurgitandolo con voracità, anzi questa specie è nota per essere spesso anche molto «schizzinosa». Ciò può essere fatto risalire alle differenti caratteristiche comportamentali e di istinti tra le due specie. Il cane è un animale che, discendendo dal lupo, tende a vivere «in branco» (e la famiglia con cui vive il cane è il «suo branco»), mentre il gatto è un animale molto più solitario. Nel branco il cane occupa, a secondo della sua forza, età e carattere, un posto più o meno alto nella scala gerarchica: la caccia alla preda avviene con la partecipazione di tutto il branco, ma la divisione del cibo segue la scala gerarchica; quindi, il capobranco si sfama per primo e tutti gli altri, di rango più basso, seguono finché avanza qualcosa. Non è detto che tutti, nel branco, riescano a mangiare. Quindi il cane, quando riesce ad avere a disposizione del cibo, ne ingurgita il più possibile perché (sulla base dei suoi istinti) non sa quando riuscirà a sfamarsi la prossima volta.

Il gatto, invece, è un cacciatore autonomo: si procura il cibo quando ha fame e mangia solo finché è sazio. Inoltre, il gatto è un animale istintivamente molto pulito, che dedica molto tempo alla cura del suo mantello che esegue con lunghe sessioni in cui, con la lingua, si liscia e pulisce il pelo.

Le cause nello specifico

Proprio l’accumulo di pelo nell’esofago o nello stomaco rappresenta una delle principali cause di vomito in questa specie. Occorre comunque fare molta attenzione perché, seppure la causa possa apparire banale, se il gatto non riesce a liberare lo stomaco dal pelo attraverso il vomito, la matassa di pelo può «organizzarsi» nel tubo gastroenterico formando dei corpi estranei (pilobezoari) che possono richiedere addirittura un intervento chirurgico per la loro rimozione.

Seppure non esistano interpretazioni certe, si ritiene che anche l’abitudine dei gatti a mangiare erba, sia riconducibile all’istinto: in particolare si ritiene che il suo consumo possa essere utile per eliminare i boli di pelo o comunque l’eccesso di peli ingeriti durante le operazioni di toelettatura o, se il gatto caccia e si procura prede di cui poi si nutre, per eliminare le parti non digeribili delle stesse (ad esempio, ossa, peli, ecc.).

Fatte salve le situazioni che abbiamo sopra descritto, il vomito del gatto non rappresenta quindi un fenomeno comune: l’ingestione di corpi estranei, che nel cane avviene soprattutto nell’ambito del gioco (soprattutto per i cuccioli), nel gatto è molto meno comune, anche se certamente non meno pericolosa. Infatti, la casistica relativa all’ingestione di corpi estranei nel gatto vede prevalere i corpi estranei lineari (cordini, nastri, legacci di insaccati, ecc.) che producono danni gravissimi all’intestino e mettono a serio repentaglio la vita dell’animale anche se si riesce ad intervenire prontamente con un intervento chirurgico.

«Se determinano una perdita dell’appetito per più giorni, possono essere causa di complicazioni piuttosto serie»

Tutte le altre cause di vomito nel gatto devono essere considerate con la massima attenzione: è pur vero che molto spesso si tratta di episodi correlabili a forme di intolleranza/allergia alimentare per le quali è sufficiente modificare l’alimentazione (fatelo sempre seguendo il consiglio del veterinario) ma è necessario sapere che con le medesime modalità si possono manifestare anche patologie molto serie, come pancreatiti (molto comuni nel gatto), epatiti (colangioepatiti) e tumori dell’intestino. Può essere molto complicato individuare con certezza la causa del vomito e spesso è necessario procedere ad accertamenti di diagnostica di laboratorio (esami del sangue) e di diagnostica per immagini (ad esempio l’ecografia): più precoce è la diagnosi, maggiori sono le probabilità di poter risolvere il problema evitando ulteriori complicazioni. Ad esempio, è relativamente comune la possibilità che, a seguito di una pancreatite, il gatto possa sviluppare un diabete mellito, cioè un notevole aumento della glicemia a causa di una ridotta produzione dell’ormone che serve a regolarne la concentrazione nel sangue, ovvero l’insulina. Per fortuna, molto spesso, un rapido intervento terapeutico può limitare l’infiammazione del pancreas con talvolta anche la risoluzione del diabete.

La perdita d’appetito

Inoltre, anche le cause di vomito più banali, nel gatto, se determinano una perdita dell’appetito per più giorni, possono essere causa di complicazioni piuttosto serie. Infatti, a seguito del digiuno anche solo per 3-4 giorni, nel gatto si scatena un meccanismo biochimico che determina la mobilizzazione di una grande quantità di lipidi (grassi) che possono causare rapidamente una grave insufficienza epatica, anche mortale (lipidosi epatica). Per questo motivo è necessario intervenire prontamente provvedendo a ricorrere a procedure anche in parte invasive per garantire un apporto di nutrienti che scongiuri questo tipo di complicanze: spesso può essere sufficiente l’impiego di farmaci che stimolino l’appetito, ma talvolta può essere necessario applicare dei sondini che raggiungono direttamente lo stomaco (sondino naso-gastrico o sondino esofago-gastrico) attraverso cui nutrire l’animale.

Infine, nei gatti un po’ anziani, è molto comune lo sviluppo di una patologia della tiroide che può portare ad ipertiroidismo. L’ipertiroidismo felino si manifesta prevalentemente con vomito e diarrea cronici associati ad aumento notevole della fame e forte dimagrimento.

Questo articolo nasce dalla collaborazione tra L’Eco di Bergamo e l’Ordine dei medici veterinari della provincia di Bergamo che ogni due settimane cura la rubrica «Amici con la coda» con consigli e informazioni utili per la cura e la conoscenza del mondo animale. L’Ordine dei medici veterinari della provincia di Bergamo è costituito da tutti i medici veterinari iscritti all’Albo e assume nell’ambito dell’esercizio della professione veterinaria notevole importanza ed autorità. Rappresenta circa 600 professionisti su tutto il territorio bergamasco: medico veterinario per gli animali da compagnia, medico veterinario negli allevamenti zootecnici, medico veterinario nel Servizio veterinario pubblico.

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