Cos’è la Peste suina africana, i consigli dei veterinari

ANIMALI. Da alcuni mesi assistiamo al ripetersi di segnalazioni di focolai di peste suina africana nel nostro Paese e, ora, anche in Lombardia: i consigli dell’Ordine dei medici veterinari della provincia di Bergamo.

Da alcuni mesi assistiamo preoccupati al ripetersi di segnalazioni di focolai di peste suina africana (PSA) nel nostro Paese e, ora, anche in Lombardia. La PSA è una malattia virale dei suini e cinghiali selvatici che causa un’elevata mortalità negli animali da essa infettati. Il virus che la provoca è del tutto innocuo per l’uomo ma genera notevoli disagi socio-economici: le aree interessate da PSA subiscono notevoli perdite economiche a causa del decesso degli animali, delle restrizioni agli spostamenti di maiali, cinghiali selvatici e loro prodotti nonché del costo delle misure di controllo. Pensate alla gravità, dal punto di vista economico, del blocco dell’esportazione di prodotti italiani di eccellenza come il prosciutto di Parma o il San Daniele. L’eradicazione della malattia può richiedere diversi anni. Non ci sono vaccini né cure.

Il rischio di un’ulteriore espansione della PSA nel nostro Paese, con il gravissimo impatto economico che ulteriormente ne deriverebbe, appare oggi sempre più concreto, e per aumentare le probabilità di fronteggiare efficacemente la situazione è indispensabile incrementare il più possibile la consapevolezza non solo degli addetti ai lavori, ma di tutti i cittadini che possono realmente contribuire con comportamenti corretti.

Maiali e cinghiali selvatici sani di solito vengono infettati per:

1. contatto diretto con animali infetti,

2. contatto indiretto da ingestione di prodotti ricavati da animali infetti, e contatto con indumenti, veicoli o attrezzature contaminati,

3. punture di zecche.

È importante sottolineare il secondo punto: il virus della PSA rimane vitale per lungo tempo anche dopo la morte dell’animale, rendendo le carcasse ancora infettanti e in grado di trasmettere il virus.

Cosa fare in caso di ritrovamento di una carcassa di cinghiale?

a. Contattate immediatamente il Servizio veterinario dell’ASL competente.

b. Raccogliete le coordinate geografiche

c.Scattate una fotografia

d. Pulite e disinfettate le scarpe

e. Evitate contatti con allevamenti di maiali, anche a carattere familiare (1-2 capi)

È importante anche essere ben consapevoli sulle azioni da non fare:

Trasportare carni e prodotti di suino non certificati con bollo CE o fatti in casa;

Abbandonare nell’ambiente avanzi e rifiuti alimentari specialmente se contenenti carni o prodotti suini.

In una fase in cui è ancora in corso di definizione l’area effettivamente interessata dall’infezione, è fortemente consigliato evitare qualsiasi attività che possa causare la dispersione degli animali sul territorio e con essa la possibile diffusione del virus, sia in modo diretto, aumentando la mobilità di eventuali cinghiali infetti, sia in modo indiretto, come effetto della contaminazione di indumenti, scarpe, materiali e veicoli.

Questo articolo nasce dalla collaborazione tra L’Eco di Bergamo e l’Ordine dei medici veterinari della provincia di Bergamo che ogni due settimane cura la rubrica «Amici con la coda» con consigli e informazioni utili per la cura e la conoscenza del mondo animale. L’Ordine dei medici veterinari della provincia di Bergamo è costituito da tutti i medici veterinari iscritti all’Albo e assume nell’ambito dell’esercizio della professione veterinaria notevole importanza ed autorità. Rappresenta circa 600 professionisti su tutto il territorio bergamasco: medico veterinario per gli animali da compagnia, medico veterinario negli allevamenti zootecnici, medico veterinario nel Servizio veterinario pubblico.

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