
(ANSA) - ROMA, 11 MAR - Nel giorno dell'anniversario dell'incidente nucleare di Fukushima, la coalizione 100% Rinnovabili Network, promossa da università e centri di ricerca, imprese, sindacati, terzo settore, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente e Wwf Italia, ha sollevato cinque questioni cruciali contro il ritorno alle centrali nucleari in Italia In primo luogo, il declino di questa tecnologia: dopo il picco, circa il 17% della produzione elettrica mondiale, raggiunto al termine del secolo scorso, è iniziato un trend discendente, che ha portato il contributo del nucleare a calare fino al 9,2% nel 2022.
Quindi, i costi molto elevati e i tempi di costruzione lunghissimi, come dimostrano le esperienze di Flamanville in Francia, Olkiluoto in Finlandia e Hinkley Point in Gran Bretagna.
Quarto problema, le centrali nucleari a fissione dell'uranio generano isotopi altamente radioattivi, con tempi di dimezzamento della radioattività che, per il plutonio, arrivano a 24 mila anni. Generano quindi combustibile esaurito, scorie e rifiuti nucleari pericolosi, difficili e costosi da gestire.
Infine, l'Italia non dispone né di uranio né di impianti di arricchimento e produzione del combustibile nucleare. Questo è costoso e andrebbe importato, probabilmente dalla Russia, che detiene il 38% della capacità globale di conversione dell'uranio e il 46% della capacità di arricchimento. (ANSA).
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