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Mercoledì 28 Giugno 2023
Volley Bergamo 1991, Laura Pasquino completa la cabina di regia
VOLLEY FEMMINILE. La palleggiatrice comasca classe 2002 è pronta a vestire il rossoblù dopo aver conquistato la promozione in A2 con Volta Mantovana.
Sarà Laura Pasquino a completare la cabina di regia del Volley Bergamo 1991: la palleggiatrice comasca classe 2002 è pronta a vestire il rossoblù dopo aver conquistato la promozione in A2 con Volta Mantovana. «Arrivo a Bergamo con tanta voglia di imparare – confida – vestirò la maglia di una società storica e mi metterò a disposizione della squadra. L’obiettivo è quello di apprendere e allo stesso tempo aiutare il più possibile».
«I miei inizi? Alla scuola elementare e nella società del mio paese, prima di entrare nel settore giovanile dell’Orago. I miei primi due anni di serie A sono arrivati a Sassuolo, un anno fa ero a Mondovì, mentre nell’ultima stagione mi sono divisa tra Cremona e Volta Mantovana, con cui ho conquistato la promozione in A2».
Ritrova Solforati
A Mondovì la prima esperienza di Laura Pasquino con coach Solforati, che ora ritrova a Bergamo: «Mi sono sempre trovata bene con lui - dice -: è un bravissimo tattico e una persona che rispetto molto».
«Tendo a ispirarmi ai palleggiatori con cui gioco – prosegue – anche se l’obiettivo e la più grande ispirazione è Asia Wolosz. Ma apprendo tanto dai palleggiatori con cui lavoro e cerco sempre consigli dagli allenator».
A proposito di Wolosz, a Bergamo Pasquino troverà Giulia Gennari, cresciuta proprio al fianco della palleggiatrice polacca a Conegliano: «Spero di poter imparare molto da lei, la seguo dai tempi dell’Imoco e l’ho sempre stimata. Mi emoziona molto l’idea di poterla avere come compagna di squadra».
«Motivazione e consapevolezza»
Quanto è complesso il ruolo di secondo palleggiatore? «Abbastanza – spiega –. La motivazione va trovata in allenamento, partendo dalla consapevolezza che sai di dover allenare la squadra per farle dare il meglio in partita. La sfida è proprio quella di trovare sempre la giusta motivazione, così come la consapevolezza di dover dare una mano quando ce n’è necessità».
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