Stromberg è l’«Uomo di Sport 2024», emozioni e ricordi a San Pellegrino

LA SERATA. Il grande ex atalantino ha ricevuto il riconoscimento dal Comitato Coppa Quarenghi. «Speriamo di tornare da Roma con la Coppa Italia: vincere un trofeo regala sensazioni irripetibili».

Il Comitato Coppa Quarenghi aveva tenuto «nascosta» l’identità dell’Uomo di Sport 2024. Il presidente, dottor Giampietro Salvi, si era limitato a sorridere con un «farà battere forte il cuore ai tifosi atalantini». Glenn Stromberg, in effetti, è una sublimazione eccellente di «uomo», «cuore» e «Atalanta». E a San Pellegrino ha raccolto, non solo il premio ma anche l’ennesimo attestato in terra bergamasca.

Una serata di emozioni

Il Capitano, con la C maiuscola, si era commosso sotto la curva Pisani prima della sfida con il Liverpool mentre nella mitica semifinale con il Malines, rievocata in una coreografia da brividi per la semifinale con il Marsiglia, era stato uno degli indimenticabili protagonisti in quel 20 aprile 1988. Ecco perché, in un momento storico in cui il nerazzurro e l’Europa vanno a braccetto come non mai, il campione svedese è stato il prescelto e ha regalato una serata speciale dalle tante emozioni. Come è stato per lui abbracciare alcuni degli ex compagni, da Mimmo Gentile a Valter Bonacina, da Eligio Nicolini a Gianpaolo Rossi a Marino Magrin. Poi l’allora preparatore Giorgio Parretti e Clara Mondonico, Angelo Zambetti, Lino Mutti, Giancarlo Finardi, Ivan Pelizzoli, senza scordare le tre figlie del dottor Quarenghi e neppure Lara Magoni. «Persone come Glenn devono lavorare con l’Atalanta. Spero succeda presto», il monito del decano degli allenatori bergamaschi Nado Bonaldi; «Bergamo ama Glenn», la sottolineatura di Roberto Belingheri («In 21 anni di giornalismo credo di avere un solo vero amico ed è Glenn»). Poi il campione svedese, ma soprattutto la persona emblema di lealtà e rispetto. «I premi a questa età ormai non si prendono più, ecco perché riconoscimenti come questo hanno un valore doppio se non triplo».

Stromberg è talmente autentico da non nascondere neppure quel pizzico d’emozione che non guasta mai in mezzo a svariati aneddoti: «Chi smontava la camera di Mondonico nel ritiro di Roncegno? Prandelli ne sapeva più di altri... Ma il Mondo, quando è arrivato nell’anno della retrocessione, mi ha dato la spinta decisiva dicendomi che ero il più forte e che l’avrei dovuto dimostrare. È stato determinante». Guardando Gigi Orlandini, altro talento brembano sbocciato in quel di Zingonia: «Arrivavo in ritiro solitamente non al massimo della forma – confessa -. Però dalla sgambata iniziale provavo già ad entrare in condizione. E allora, anche da capitano, volevo arrivare comunque davanti a tutti. Lui e un altro erano imprendibili. Vedevo tutto annebbiato. Eppure sono arrivato prima: in realtà avevano rallentato o si erano fermati per timore reverenziale».

«Speriamo di tornare da Roma con la Coppa»

Tra un sorriso e l’altro, una battuta agli ex compagni: «Oggi c’è un’Atalanta che si gioca due finali, voi non valete più nulla. Scherzi a parte, speriamo di tornare da Roma con la Coppa. Anche se quel quinto posto garantisce la Champions League, un trofeo unico che regala sensazioni irripetibili». Irripetibile proprio come Glenn. Che lunedì 13 maggio si è svegliato a Manchester con un sorriso enorme pensando a San Pellegrino. Perché quando l’aria della Bergamasca chiama, lui non solo risponde ma trascina. Al microfono come in campo. Ieri come oggi. Perché se un capitano è per sempre, il gigante venuto dal Nord un po’ di più. Mentre l’indimenticabile Angiolino da lassù avrà applaudito. Come tutti noi. Ancora una volta. Ma la sensazione più bella è che gli applausi non siano mai abbastanza.

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