Marabini, l’ingegnere bergamasco
che fa correre Luna Rossa come il vento

Cresciuto nella nostra città, si trasferì a Varese a 15 anni. Ha creato un sistema di bordo per le barche di Coppa America, già vinta nel 2017 con New Zealand. Che ora sogna di battere.

«Le radici sono bergamasche, ora sogno la Coppa America con Luna Rossa». Fabrizio Marabini, 55 anni, è alla settima partecipazione e ha vinto quella del 2017 con New Zealand. Laureato in ingegneria aereospaziale con indirizzo fluidodinamico, la svolta arriva quando il relatore della sua tesi gli fa sapere che il Moro di Venezia era alla ricerca, per preparare l’edizione del 1992 (vinta da America Cube sul team italiano di Raul Gardini, ndr) di un profilo in grado di analizzare. Una vera scommessa per chi, fino a quel momento, stava operando su un simulatore di volo ed era totalmente straniero nel settore. Ma la storia va riavvolta. Papà Vittorio – oggi 88enne come mamma Speranza – per esigenze lavorative si era dovuto spostare a Varese quando Fabrizio aveva 15 anni ed era al secondo anno di liceo scientifico al Lussana, dopo aver frequentato le elementari alla Ghisleri e le medie alla Donadoni.

Poi l’Università a Milano e l’inizio di un percorso da giramondo. «Ho mantenuto l’attitudine itinerante dei Marabini – sorride Fabrizio – famiglia d’origine bolognese che ha vissuto per mezza Italia prima di stabilirsi a Bergamo dopo la guerra. Da tre anni invece io sono tornato a Varese con mia moglie Amber Blake, americana conosciuta in Nuova Zelanda e mio figlio Diego, nato a Valencia».

E anche la città spagnola, non per nulla, è strettamente connessa all’universo delle barche perché nel 2008 Mascalzone Latino Desafio Espanol (Team per il quale aveva cominciato a lavorare dopo l’edizione del 2007) ha conferito a lui e al suo socio Roberto Berrozpe la possibilità di continuare a lavorare sul progetto. Così i due hanno fondato la FaRo, inventando un sistema di bordo per le barche di Coppa America. Lo stesso adottato attualmente da Luna Rossa. «Si parla tanto di smart-working, io ne beneficio da tre anni – spiega Marabini – per dividermi tra Luna Rossa e la mia società. Roberto è a bordo, io sono attivo da casa. Oltretutto nel mio settore in particolare, quello dell’elettronica e dell’analisi dati, l’errore imperdonabile sarebbe quello di contare le ore. Una persona getterebbe subito la spugna. Su Luna Rossa ci sono oltre 500 sensori e l’idraulica è parecchio complessa: io configuro il sistema per essere in grado di ricevere informazioni e distribuirle sia a bordo che con la telemetria. Con l’esperienza ho anche acquisito padronanza rispetto alla calibrazione del vento, che dev’essere trasmessa all’equipaggio nel modo più reale possibile essendo un dato essenziale per la performance. L’altro settore in cui sono coinvolto è quello delle fibre ottiche che sono a bordo per monitorare i carichi strutturali».

Altro che cervello in fuga, Marabini è un mago con la M maiuscola che ha formato il suo background mantenendo sempre un forte legame, fisico o meno, con l’Italia: «L’esperienza americana di San Diego a 25 anni – ricorda – mi ha consentito di ampliare gli orizzonti. La prima chiamata di Prada (la prima nel 1997, la seconda dal 2000 al 2003) per me è stata una sorta di Sacro Graal: ho vissuto tra Punta Ala e la Nuova Zelanda. Dodici mesi d’estate. Ma ritmi che si possono tenere solo se si è giovani o se si può contare su una famiglia che supporta un’esperienza che assorbe totalmente, con giornate lavorative anche di 15 ore. Una frase emblematica nell’ambiente? Durante le campagne di Coppa America perdi una fidanzata e ne trovi un’altra».

Il ruolo e, soprattutto, l’esperienza consentono a Marabini di tenere sempre tutti sulla corda: «Dopo la Prada Cup – svela – ho rammentato che quel successo fosse solo un passo per arrivare al vero obiettivo. Da “nonno a distanza” posso anche permettermelo. La finale da ex contro New Zealand? Siamo competitivi, ma nessun pronostico. Però c’è un Var che funziona in modo ottimale. Almeno è scongiurato il rischio di finire come Atalanta-Real Madrid…».

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