La corsa di Bazzana, diecimila chilometri in quattro mesi

LA STORIA. Un circuito di 519 metri a Valtesse da ripetere di corsa per circa 20mila volte: è la nuova impresa di Lucio Bazzana.

Un giorno andrà a destra e l’altro a sinistra. Lucio Bazzana ride sotto la barba quando gli fai presente che il tempo ha trasformato pure lui in politico della prima Repubblica, e dopo aver alzato il pugno sinistro al cielo (omaggio al «Che») spiega il senso della sua ultima «follia» atletica: «C’è chi va in pensione e si compra l’auto nuova o si regala un mese alle Seychelles con la famiglia. Io sono semplicemente curioso di vedere dove sta il mio limite attuale».

Da quattro giorni, l’ombelico del mondo di «Forrest» Bazzana è un anello stradale (lungo 519 metri) disegnato attorno al centro sportivo comunale di Valtesse, su cui notte e giorno alterna corsa e camminata con un’ossessività da fare invidia ai peripatetici dell’antica Grecia.

L’asticella si chiama «Obiettivodiecimila-sogno di una corsa di mezza estate» e a quasi 70 anni (da festeggiare il 26 luglio), sino a fine settembre, (ri)metterà alla prova l’ultramaratoneta bergamasco residente a Longuelo. Da quattro giorni, l’ombelico del mondo di «Forrest» Bazzana è un anello stradale (lungo 519 metri) disegnato attorno al centro sportivo comunale di Valtesse, su cui notte e giorno alterna corsa e camminata con un’ossessività da fare invidia ai peripatetici dell’antica Grecia. Un giorno di qua e l’altro di là (per prevenire problemi tendinei e articolari) è intenzionato a farlo per 19.267 volte (e 427 metri) suppergiù l’equivalente di un paio di maratone al giorno, 10mila km in totale: «Oggi (ieri, ndr) ho fatto uno strappo alla regola, percorrendo 101 km come gli anni che avrebbe compiuto mia madre Ludovina – spiega il diretto interessato (circa 250mila km percorsi in una storia iniziata dal Giro del Lago Sebino del ‘73) –. I primi giorni sono stati un po’ funestati dal maltempo, ma per ora sono comunque in linea con la tabella di marcia».

Fondatore degli Atalanta Commandos (uno dei primi gruppi organizzati del tifo nerazzurro) e del Gruppo Podistico Fo di Pé, è partito alla mezzanotte in punto del 31 maggio, quando nel cielo di Bergamo si vedevano i fuochi d’artificio celebrativi della vittoria dell’Europa League: «Ma io preferisco l’Atalanta dei mie tempi, quando si ballava tra A e B: era più genuina e bergamasca sino al midollo».

«I primi giorni sono stati un po’ funestati dal maltempo, ma per ora sono comunque in linea con la tabella di marcia»

Lui, Lucio, il duro, il puro, l’integerrimo, un salto nella modernità l’ha fatta acquistando la prima Tv della sua vita. È uno schermo piatto da montare di fronte allo spogliatoio dove alloggia, per aggiornare passanti e curiosi sullo stato della sua performance: «Anche se nessuno mai certificherà l’eventuale primato, ho pagato per avere i risultati in tempo reale da mandare sul video – racconta tra un rilevamento elettronico (chip e webcam al traguardo) e l’altro –. Fare una cosa così in pista come feci dieci anni fa a Curno (allora era la corsa dei 100 giorni, ndr) sarebbe stato più semplice, ma altrove non ho trovato ospitalità. L’idea iniziale era di avere qualche amico dai Paesi esteri, ma sul più bello mi hanno dato buca».

Sette presenze in nazionale (un argento europeo e due bronzi mondiali a squadre nella 24 Ore), 49 volte classificato al Passatore, tre volte finisher della terribile Spartathlon, pochi come lui sanno convivere con la fatica e conoscono il proprio corpo. Ogni 1000 km si fermerà per brindare con gli amici: «Vecchi e nuovi, perché già in questi primi giorni c’è gente che mi cammina a fianco – chiude alle undici e mezza di mattina - . Mi danno del matto? Ma va là: quelli sono quelli che fanno le guerre, o passano sopra a tutto e a tutti per fare carriera». Lui, invece, va per la sua strada: in direzione ostinata e contraria, verso un altro primato.

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