Goggia: «Rientro a dicembre. Ho sperimentato il buio, ma “mola mia”»

RINASCERE SUGLI SC I . Sofia Goggia come l’araba fenice: dall’ultimo infortunio - «il più pesante», per sua stessa ammissione, di una carriera costellata da diversi stop e molte operazioni - sono passati otto mesi ormai e ancora due ne mancano per rivederla in gara.

L’obiettivo è essere al cancelletto di partenza a Beaver Creek, magari sfidando Lindsey Vonn, in odore di un incredibile ritorno sulle piste («siamo tutti curiosi di sapere»): weekend americano dal doppio appuntamento, con discesa e Super-G fissati il 14 e 15 dicembre.

«Lì vorrei rientrare», la speranza della bergamasca, protagonista del Media Day della Fisi (la campionessa del Mondo di biathlon Lisa Vittozzi nominata atleta dell’anno) e reduce da una tremenda frattura di tibia e malleolo durante un allenamento il 5 febbraio scorso. Un periodo

«Ho voglia di sciare, ho voglia di provarci»

durissimo da un punto di vista emozionale. «Ho patito molto, soprattutto i primi mesi. Per due mesi ho pensato di essere morta. Umanamente, ho sperimentato il gelo e il buio. È stato molto pesante su tanti aspetti: fisicamente, mentalmente ed emotivamente. Però devo dire che già dall’operazione tutto è andato alla perfezione, forse anche meglio delle aspettative. Adesso mi sento veramente bene, anche mentalmente riesco a fare delle cose che prima, avendo la piastra, non mi fidavo a fare. Mi sporcava le emozioni sugli sci. Ho voglia di sciare, ho voglia di provarci».

Carica, sorridente, ironica. Goggia ha in testa un programma molto chiaro per tornare al top, senza però stritolarsi sotto la pressione del risultato ad ogni costo: «Mi sono impegnata a fondo per cercare di tornare la miglior Sofia che potevo essere.

Stagione senza aspettative

Voglio appoggiarmi a questa stagione senza alcuna aspettativa. Sarei disonesta intellettualmente se parlassi di obiettivi oggi senza neanche aver toccato la neve. Bisogna valutare le cose con lucidità, bisogna creare una progressione. A breve rimetterò gli sci, con un lavoro molto blando, anche per riprendere confidenza con lo scarpone. Poi andrò in America a Copper Mountain l’11 novembre e un mese dopo vorrei tornare in gara».

La gara è l’orizzonte, come ricompensa per lo sforzo profuso durante la riabilitazione. «Non

«Non ho ancora svolto neanche un giorno sugli sci»

ho ancora svolto neanche un giorno sugli sci. Quindi per me è veramente una condizione di tabula rasa, un foglio bianco dove c’è la voglia di scrivere e di creare un percorso. Sembra nuovo per quella che è stata la complessità dell’infortunio che ho subito ma che comunque in realtà conosco perché non è il primo infortunio da cui torno. Questa volta mi sono davvero scoperta estremamente fragile. Ma come si dice a Bergamo: “mola mia”».

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