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Mercoledì 22 Febbraio 2023
Fair play della spadista bergamasca: «Grazie Adosini, ambasciatrice dei nostri valori»
Polisportiva Scherma Bergamo. Mariaclotilde Adosini, 20 anni, vince per una svista dell’arbitro: decide di tornare in pedana (anche se non dovuto) e perde. «Giusto così». Il grazie della presidente della Federazione italiana scherma in una lettera.
Si può «vincere» anche chiudendo al 37esimo posto. E ci si può meritare la standing ovation del pubblico francese pure dopo un match del tabellone da 64. Questione di fair play. Di stile. Di valori. Beauvais, prova di Coppa del Mondo Under 20 di spada femminile. Mariaclotilde Adosini, classe 2005 della Polisportiva Scherma Bergamo, è una delle atlete italiane in gara. Ha disputato un buon girone, chiuso con cinque vittorie e una «sconfitta a 4». È 12esima nel tabellone d’eliminazione diretta, passa di diritto il primo turno e per entrare tra le migliori 32 incrocia Juliette Baudinot, portacolori della Francia. È un assalto equilibrato, combattuto, tirato punto a punto: Mariaclotilde lo vince 15-14, dopo averlo vissuto col fiato sospeso, liberando il suo urlo di gioia dopo la stoccata del successo.
Però, poi, a tabellone da 64 concluso, arriva la chiamata: «Adosini in direzione di torneo». Cos’è successo? Semplice, c’è stato un (umanissimo) errore, grave quanto si vuole ma che solo «chi non fa» non commetterà mai. L’arbitro, sul punteggio di 13-12 per la transalpina, aveva assegnato 2 stoccate a Mariaclotilde, e non una soltanto. Lì per lì, nell’enfasi nel match, non se n’è accorto nessuno. E quando l’atleta francese sconfitta l’ha fatto notare, e il video ha confermato l’errore, era ormai troppo tardi, almeno secondo regolamento. Eppure per il fair play può non esser mai troppo tardi.
Il direttore di torneo spiega ad Adosini: «L’assalto l’hai vinto. Da regolamento non si tornerebbe più indietro. E però, se tu volessi, potremmo tirare l’ultimo minuto del match, dal 13-12, cancellando l’errore dell’arbitro». Quel che accade a questo punto, a fine giornata lo racconta Mariaclotilde in prima persona: «La notizia mi ha colto di sorpresa, impreparata. E per un attimo tanti pensieri hanno affollato la mia testa. Ma ciò che per me più contava in quel momento, tanto da prevalere senza alcuna esitazione, era scegliere quale fosse l’azione moralmente giusta da fare. Nonostante potesse sembrare facile accettare la vittoria già proclamata, ho sentito che tornare in pedana, per ri-disputare quell’ultimo minuto, sarebbe stato più corretto nei confronti dell’avversaria, nel rispetto del nostro sport. Ho perso, pazienza. Lo rifarei ancora. Perché la natura di questa scelta è dovuta agli insegnamenti ricevuti dalla mia famiglia, dalla mia sala scherma e in particolare dal mio maestro Francesco - Ciccio - Calabrese».
Insomma, Mariaclotilde accetta di tornare in pedana, per ripetere il finale d’un match già vinto. Stavolta lo perde, perché nella scherma succede. L’avversaria l’abbraccia. Il pubblico la applaude. Prima delle finali la chiamano al centro del parterre principale, accanto a un’icona dello sport francese quale è la campionessa Laura Flessel: luci accese, premiazioni, altri applausi. Mariaclotilde sorride, un po’ imbarazzata. Come può capitare a chi sente di vivere un momento speciale dopo aver semplicemente seguito la normalità del suo essere. Il suo stile. I suoi valori. Il suo fair play. In sette (sue) parole: «Quello che la scherma mi ha insegnato».
«È doveroso dire grazie più di una volta a Mariaclotilde. Per quel gesto meraviglioso, da vera ambasciatrice dei valori del nostro sport, e non di meno anche per la sobrietà con cui sta vivendo questo improvviso e piacevolissimo momento di grande attenzione mediatica»: scrive il presidente della Federazione italiana scherma, Paolo Azzi, in una lettera privata indirizzata a Mariaclotilde Adosini, ai suoi genitori e alla Polisportiva Scherma Bergamo.
«La tua scelta di “rinunciare” a un risultato ormai acquisito, a termini di regolamento, e che nessuno ti avrebbe tolto, è più importante di una vittoria», le parole di Azzi in un passaggio della sua lettera per Mariaclotilde. «Il coraggio di sacrificare un successo sull’altare della lealtà, dei valori più alti che il nostro sport ci insegna, riconoscendo l’errore umano che un arbitro può commettere (e non “approfittarne”), è uno straordinario esempio per tutti noi che, non appena appresa la notizia di quanto accaduto, anche da lontano abbiamo applaudito con orgoglio ed emozione per la tua decisione. Proprio come fatto dal pubblico francese - continua Azzi -. Non di meno, mi hanno colpito e reso fiero le tue parole, riportate sul nostro sito federale che custodirò come tesoro prezioso per lo stile, l’eleganza e la sobrietà di frasi che inorgogliscono quanto il tuo gesto».
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