Dopo 61 anni il sogno è un oro a squadre: a Tokyo sette atleti bergamaschi in gara
Consonni, Fidanza, Malinov, Filippi, Rachik, Fofana e Ihemeje: è la prima volta. Finora nella storia dei Giochi olimpici Bergamo ha collezionato tre vittorie, sei argenti e tre bronzi.
Per chi ama i numeri e le statistiche potrebbe esserci il profumo di un oro bergamasco all’Olimpiade di Tokyo. Il terzo e ultimo alloro è stato conquistato da Giacomo Fornoni nella 100 km crono a squadre di Roma 1960 , il primo da Enrico Brusoni a Parigi 1900 (il secondo da Marino Morettini nell’inseguimento a squadre sui 4.000 metri a Helsinki 1952) e dunque Tokyo 2020 si candida come data intrigante e poco importa se l’intervallo è di 61 anni e non 60 per il rinvio dei Giochi a cinque cerchi giapponesi a causa del Covid-19.
Diciamo subito che un oro a squadre in effetti non è impossibile: nel ciclismo su pista Simone Consonni ha chance sia nel quartetto dell’inseguimento con un fenomeno come Filippo Ganna nel motore, sia nella madison in tandem con Elia Viviani, olimpionico a Rio 2016, così come la palleggiatrice Ofelia Malinov nel volley (l’Italia, vicecampione mondiale nel 2018, è stata 5ª nel 2004, 2008 e 2012: stavolta magari..., anche perché a dare una mano c’è Paola Egonu, il martello più devastante del pianeta) e in misura minore Marcella Filippi nel debuttante basket 3x3 (con lei l’Italia ha vinto il Mondiale 2018, ma il trend ora è ben diverso) e la ciclista Martina Fidanza nel quartetto dell’inseguimento su pista .
È invece inesistente il sogno di un oro individuale, la speranza è di fallire la previsione, ma i tre nostri rappresentanti nell’atletica, Yassine Rachik (maratona), Hassane Fofana (110 ostacoli) ed Emmanuel Ihemeje (salto triplo) non hanno possibilità di svettare, anche se Rachik è imprevedibile . L’ultimo bergamasco a essersi accostato a un’Olimpiade con la concreta speranza di vincere l’oro individuale, credenziali alla mano, è stato il nuotatore Emanuele Merisi ad Atlanta 1996: si presentò con il primato mondiale stagionale nei 200 dorso in 1’57”70, invece in finale nuotò solo in 1’59”18, fu comunque bronzo, mentre l’americano Bridgewater s’impose in 1’58”54, tempo molto superiore a quello fissato da Emanuele quattro mesi prima. Da ricordare anche Vera Carrara che nella corsa a punti di ciclismo a Pechino 2008 era una delle favorite, tre titoli iridati, ma dopo la 5ª posizione ad Atene 2004 si classificò solo 14ª: una delusione cocente.
Se nelle Olimpiadi invernali Bergamo vanta due sfolgoranti ori individuali (Paola Magoni nello slalom speciale a Sarajevo 1984 e Sofia Goggia in discesa libera a Pyeongchang 2018), nelle Olimpiadi estive l’unico oro non di squadra è quello di Brusoni nella corsa a punti di ciclismo, una vittoria che peraltro il Cio non riconosce, mentre il Coni sì . A Parigi 1900, dove una delle discipline olimpiche era il tiro alla fune e uno sport dimostrativo il tiro al piccione (vivo...), regnò un caos totale, diverse gare furono inserite come attrattive dell’Esposizione Universale e la corsa a punti vinta da Brusoni, bergamasco ma casualmente aretino di nascita (il padre era un ingegnere delle ferrovie), fu classificata come competizione non olimpica. Se Bergamo ha il suo oro lo deve all’eclettico ciclista, classe 1878, inconfondibile con i suoi arditi baffi neri, ma anche a un ortopedico statunitense, Bill Mallon, presidente dell’Associazione internazionale storici olimpici, che – dopo studi laboriosi – quasi un secolo dopo ha ridato dignità olimpica all’impresa di Brusoni .
Dal ciclismo il 50% delle medaglie
A esclusione dell’argento nella sciabola a squadre a Londra 1908 di Riccardo Novak, classe 1879, nato e cresciuto nella nostra città ma di origini boeme, per addirittura 96 anni Bergamo ha conquistato medaglie soltanto nel ciclismo. Di Brusoni abbiamo già parlato, Morettini, classe 1931, nato a Vertova e cresciuto a Caravaggio, un gigante buono, fisico e potenza nello sprint, è l’unico bergamasco con due podi olimpici perché nel 1952 fu anche argento nel km da fermo individuale, un secondo posto amaro in quanto Morettini fu frenato dalla pioggia che rinviò tre volte la sua partenza. Avrebbe potuto centrare una fantastica doppietta. Abbiamo accennato anche a Fornoni, classe 1920, bergamasco di Gromo, ma trasferitosi da giovane a Lurago d’Erba, nel Comasco, un eroe di Roma, ma c’è da ricordare pure Guglielmo Pesenti, classe 1933 di Sedrina, figlio d’arte (il padre Antonio vinse il Giro d’Italia 1932), argento individuale nella velocità su pista a Melbourne 1956 . I tre ori e il 50% del bottino olimpico bergamasco sono frutto delle fatiche su due ruote. Nel 1996, dopo 36 anni di digiuno assoluto di medaglie , ancora il ciclismo protagonista con l’argento di Imelda Chiappa, classe 1966 di Sotto il Monte, nella prova su strada (a 25” dall’inarrivabile francese Longo), ma spunta anche il nuoto con il bronzo già raccontato di Merisi, classe 1972 di Casirate. L’edizione di Atene 2004 è da ricordare per il record di partecipazione (dieci bergamaschi, come a Pechino 2008) e il record di medaglie, ben 3: l’argento di Daniela Masseroni, classe 1985, di Carobbio, nell’Italia di ginnastica ritmica, e i bronzi di Ivan Pelizzoli, classe 1980 di Curno, portiere della Nazionale di calcio (nel 2004 era alla Roma, ma esplose all’Atalanta con mister Vavassori) e di Emiliano Brembilla, classe 1978, nella staffetta 4x200 sl di nuoto. Per lo squalo di Chignolo la fine di un incubo, perché nel 1996 era arrivato quarto nei 400 sl nei 1.500 sl e a Sydney 2000 aveva dovuto ingoiare ancora due medaglie di legno nei 400 sl e nella staffetta 4x200 sl, con il podio distante incredibilmente un centesimo in ambedue le gare. Se Brembilla può essere etichettato mister sfortuna, la regina delle partecipazioni olimpiche è la ciclista Bonanomi, classe 1966 di Sotto il Monte (5 di fila, dal 1984 al 2000, davanti allo stesso Brembilla e a Merisi a quota 4).
Pane, sport e integrazione
Ed eccoci a Tokyo 2020. Abbiamo già ricordato i magnifici sette che avrebbero potuto essere nove se non ci fossero stati i dolorosi forfait per guai fisici della maratoneta Sara Dossena e di Giorgia Villa, una delle ginnaste più forti d’Italia. Tutti sono al debutto olimpico. Bergamo è comunque in ripresa: sia a Londra 2012, sia a Rio 2016 (con l’argento di Laura Teani, classe 1991 di Stezzano, portiere di riserva nel Settebello rosa di pallanuoto ko in finale contro gli Usa per 12-5) i bergamaschi erano soltanto quattro. I corridori Simone Consonni, 26 anni, e Martina Fidanza, 21, nati a Ponte San Pietro, sono di Brembate Sopra, anche se Simone, professionista alla Cofidis, ora risiede a Lallio. Martina corre per la Isolmant-Premac-Vittoria. La pallavolista Ofelia Malinov, 25 anni, è nata a Bergamo e risiede a Scandicci dove gioca in A1. Ex Foppa, si alternerà nel ruolo di palleggiatrice con Orro. È figlia di Atanas Malinov, allenatore della Foppa nell’annata (1996/97) del Grande Slam, e di Kamelia Arsenov che schiaccia ancora in B1 con la Lemen a 53 anni suonati insieme alle altre due figlie ed è allenata dal marito. La cestista Marcella Filippi, 35 anni, è nata a Bergamo e risiede a Ranica. Ala di ruolo, gioca in A1 nel San Martino di Lupari. Un poker di atleti cresciuti a pane e sport. La storia straordinaria, emblema di una splendida integrazione, è invece quella raccontata dai tre giovanotti dell’atletica. Yassine Rachik, 28 anni, nato a Casablanca in Marocco, risiede a Cividino di Castelli Calepio da quando era bambino e corre per le Fiamme Oro di Padova. Bronzo agli Europei 2018 nella maratona, vanta la quarta miglior prestazione italiana assoluta in 2h08’05”. Hassane Fofana, 29enne nato a Gavardo (Bs) e originario della Costa d’Avorio, ora vive e si allena a Formia. In forza alle Fiamme Oro Padova, è cresciuto con l’Atletica Bergamo 59 e fino allo scorso anno risiedeva a Capriate. È campione italiano in carica nei 110 hs. Emmanuel Ihemeje, 22 anni, nato a Carrara e di origine nigeriane, è un giramondo, ora studia in Oregon in Texas, dove ha vinto i campionati universitari Usa nel salto triplo. In Europa è tesserato per l’Estrada e per una decina di anni ha vissuto a Verdellino di Zingonia. Tutti e tre sono cresciuti nella nostra terra, come uomini e come atleti, qui hanno studiato e si sono diplomati, qui si sono integrati e hanno spiccato il volo. Loro hanno già vinto, anche se a Tokyo non saliranno sul podio.
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