Sport / Bergamo Città
Martedì 31 Dicembre 2024
Atalanta, Percassi: «Sto vivendo un sogno»
L’INTERVISTA . Parla il presidente: «Cosa mi auguro per il 2025? Più di così... L’eccezionalità del 2024 non sta nell’aver vinto l’Europa League, ma nel percorso compiuto. E vogliamo crescere ancora».
«Scegliere il momento della conquista dell’Europa League come il ricordo più bello di questo 2024 è scontato. Però quello che ha reso davvero eccezionale quest’anno è stato tutto il percorso compiuto. A Dublino abbiamo coronato un sogno, ma quella vittoria è stata la sublimazione di un cammino a tappe meraviglioso, emozionante. Per certi versi indescrivibile».
Quello che conta davvero in un viaggio, ha scritto Thomas Stearns Eliot, non è la meta, ma il percorso. Antonio Percassi, mentre rivive quel lungo, emozionante viaggio che è stato il 2024 dell’Atalanta, dedica quasi solo un accenno alla notte che ha portato i colori nerazzurri sul tetto d’Europa. Perché la cosa importante, spiega il presidente, è come si è arrivati a quel traguardo. E come da lì è cominciato un nuovo viaggio, per proiettarsi verso un presente intrigante: primo posto in classifica, e oggi - 31 dicembre - si parte per la Supercoppa italiana in Arabia Saudita per sfidare Inter, Juventus e Milan, la storia del calcio italiano. Ma anche per proiettarsi verso orizzonti all’interno dei quali è difficile individuare non solo obiettivi concreti (le potenzialità di questa squadra sono probabilmente ancora sconosciute ai suoi stessi artefici) ma anche sogni. «Perché il vero sogno – racconta Percassi – io lo sto già vivendo da anni».
Presidente, mentre saluta questo 2024 straordinario per l’Atalanta, qual è il primo ricordo che le torna alla mente?
«La risposta sembrerebbe scontata e porterebbe a dire la vittoria in Europa League. Eppure, se mi guardo indietro, vedo che tutto il percorso è stato straordinario. È lì che risiede l’eccezionalità del 2024. Non faccio classifiche. Ricordo con soddisfazione e orgoglio la qualificazione in Champions League, raggiunta matematicamente a Lecce, tre giorni dopo che avevamo perso la finale di Coppa Italia a Roma con la Juventus. Che un po’ di amaro in bocca l’ha evidentemente lasciato, eppure anche arrivare fino a quel punto è stato comunque un altro grande traguardo, visto e considerato che eravamo in corsa in tre competizioni e in ognuna di esse siamo riusciti a essere protagonisti. Non era assolutamente facile. Alzare il primo trofeo internazionale della storia dell’Atalanta è stato fantastico, inimmaginabile, ma ancor più lo è stato il percorso che ci ha condotto sino a Dublino e che è passato attraverso vittorie storiche come quella ad Anfield per 3-0 sul Liverpool, celebrata dai tifosi avversari che ci hanno applaudito all’uscita dal campo. O ancora, come quella al Gewiss Stadium contro l’Olympique Marsiglia, una autentica prova di forza e un altro 3-0 memorabile. Poi certo, a Dublino abbiamo coronato un sogno, ma quella vittoria è stata la sublimazione di un cammino a tappe meraviglioso, emozionante, sotto certi aspetti indescrivibile. E ci siamo meritati tutto, passo dopo passo, partita dopo partita, giocando anche un grande calcio. Ma la lista dei ricordi più belli è ancora lunga…».
Prego presidente, continui a sfogliare l’album…
«Penso alla festa a Bergamo con il pullman scoperto. Quella sera ho capito, una volta di più, che abbiamo una città innamorata della propria squadra e che fra noi come club e i bergamaschi si è creata una alchimia magica e una sinergia che si alimenta reciprocamente. C’erano 70 mila persone ad acclamarci. Ma si rende conto? Bellissimo, commovente… E poi, beh... Come faccio a non parlare del Gewiss Stadium? Averlo riqualificato, regalando ai nostri straordinari tifosi una casa nuova e confortevole, è stato sinceramente il trofeo più bello e la gioia più grande. Abbiamo investito oltre 100 milioni, una cifra enorme. Ma quando si ragiona con il cuore non si guarda la calcolatrice. E lo stesso concetto vale per gli investimenti fatti negli anni per potenziare il club e la squadra».
Piedi per terra senza darsi obiettivi, ma nemmeno limiti. È un po’ il vostro mantra da sempre. Ma non ci dica che con la squadra prima in classifica, i fatidici 40 punti salvezza in cassaforte già a Natale e l’ambiente carico di euforia che vi circonda un pensierino allo scudetto non l’ha fatto…
«In tutta sincerità, le dico di no. Il nostro obiettivo condiviso di questa estate era avere una squadra competitiva ed è innegabile che lo sia grazie all’ottimo lavoro di mister Gasperini, del suo staff e di tutti i giocatori che si stanno davvero comportando in maniera eccellente, in campo e fuori. Se da un lato il primo posto è gratificante, dall’altro deve prevalere un sano realismo. In un fazzoletto di punti ci sono tante squadre, e tutte forti… Godiamoci il momento, giochiamo con entusiasmo e orgoglio tutte le partite delle tante prestigiose competizioni alle quali partecipiamo, ma non andiamo oltre. E manteniamo lo spirito e il Dna dell’Atalanta che sono sempre volti alla massima concretezza. Insomma, diamo il meglio di noi stessi con l’unico obiettivo di non avere rimpianti a fine stagione, proseguendo nel solco tracciato sin dall’inizio della mia seconda presidenza, vale a dire lavorare con passione, lungimiranza, umiltà ma allo stesso tempo anche con consapevolezza e determinazione nel voler provare a consolidare e possibilmente accrescere il potenziale di questo club nel suo complesso, perché i risultati sportivi non devono essere l’unico parametro né l’unico nostro riferimento».
Presidente, siamo in chiusura. Salutiamo definitivamente l’anno d’oro, calcisticamente parlando, e guardiamo avanti. Obiettivi, l’abbiamo capito, non ne vuole fissare. Ma un sogno, per il 2025, ce l’ha?
«Non mi serve augurarmi di realizzare sogni calcistici per il 2025. Perché io un sogno lo sto già vivendo da anni…».
E ai bergamaschi, che condividono con lei questo sogno, cosa augura al di là del calcio?
«Auguro alle famiglie tanta serenità e salute, che sono sempre le cose più importanti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA